Il 52enne al Qadi, di una minoranza beduina, è stato tratto in salvo dall’Idf. Si riaccendono le polemiche contro il governo. Pressione degli Usa per continuare i negoziati
Un ostaggio israeliano è stato tratto in salvo vivo dalle truppe dell’Idf ieri mattina da un tunnel nella Striscia di Gaza meridionale. L’ostaggio liberato è Qaid Farhan al Qadi, 52 anni, cittadino israeliano di religione musulmana di una comunità beduina nei pressi della città meridionale di Rahat, rapito dai terroristi di Hamas nella vicina comunità di Mivtahim.
L’operazione è stata guidata dal comando meridionale dell’Idf. L’uomo sarebbe in buone condizioni di salute. Secondo il giornalista Barak Ravid su Axios dei funzionari israeliani hanno affermato che il successo dell’operazione di liberazione dell’ostaggio eserciterà pressioni sul leader di Hamas, Yahya Sinwar, affinché accetti un accordo per il rilascio degli ostaggi e un cessate il fuoco. Attualmente a Gaza sono detenuti ancora 108 ostaggi.
Di parere contrario l’associazione dei familiari, l’Hostages Families Forum, secondo cui in un comunicato ha fatto sapere che «il ritorno a casa di Kaid è a dir poco miracoloso». «Tuttavia, dobbiamo ricordare: le operazioni militari da sole non possono liberare i restanti 108 ostaggi... un accordo negoziato è l’unica via da seguire», si legge nella nota dell’associazione. «Chiediamo alla comunità internazionale di fare pressione su Hamas affinché accetti l’accordo proposto e rilasci tutti gli ostaggi», continua il comunicato.
L’episodio ha scatenato nuove proteste di piazza a Tel Aviv. Familiari degli ostaggi tenuti prigionieri dal 7 ottobre scorso nella Striscia e loro sostenitori hanno bloccato un tratto della Ayalon Highway per chiedere ancora una volta al premier israeliano Benjamin Netanyahu un accordo. «Netanyahu sta seppellendo gli ostaggi», recita uno degli striscioni. Inoltre, si prevede che decine di migliaia di israeliani partecipino a una cerimonia alternativa a quella organizzata dal governo per ricordare il primo anniversario dell’attacco di Hamas del 7 ottobre.
I negoziati
La Casa Bianca resta ottimista sui negoziati per la tregua e ha affermato che «continuano a esserci progressi», mentre il grande assente resta l’Europa, priva di idee e di una strategia complessiva. Il Pentagono ha avvertito che «esiste ancora la minaccia dell’Iran» che potrebbe decidere di mettere in atto la ritorsione annunciata. Intanto però le forze armate israeliane hanno bombardato due diverse località nel nord di Gaza City. Il bilancio del raid, secondo la Difesa civile palestinese, è di nove morti. Lo riporta Al Jazeera, precisando che cinque persone sono state uccise in un attacco all’edificio Al Taj in Yarmouk Street.
Altri quattro sono morti in un attacco su Jaffa Street, nel quartiere Tuffah. Tra le vittime ci sarebbero anche dei bambini. Unica nota positiva il fatto che, dopo mesi di attesa per i permessi, Emergency è entrata a Gaza per offrire assistenza sanitaria di base alla popolazione martoriata dalla guerra. Va segnalato che, dopo l’uccisione di un arabo israeliano in scontri con i coloni durante la notte vicino a Betlemme, Hamas ha chiesto una giornata di «rabbia e mobilitazione» in Cisgiordania, esortando i residenti palestinesi ad «affrontare i coloni con tutti i mezzi».
L’Onu sospende gli aiuti
Lunedì le Nazioni unite hanno temporaneamente sospeso le consegne di aiuti a Gaza per motivi di sicurezza dopo che l’esercito israeliano ha emesso nuovi ordini di evacuazione, ha detto alla Cnn un alto funzionario delle Nazioni unite, complicando anche la campagna di vaccinazione antipolio. Domenica l’esercito israeliano ha ordinato ulteriori evacuazioni nel centro di Gaza, costringendo molti palestinesi sfollati a fuggire nuovamente mentre l’Onu si prepara a vaccinare più di 640.000 bambini tra le preoccupazioni per la diffusione della malattia nell’enclave.
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