Nel paese, attraversato da novembre da grandi manifestazioni studentesche, il passo indietro dell’esecutivo di Milos Vucevic arriva dopo l’addio di due ministri, che non ha placato le proteste. Il presidente non ha però sciolto le riserve sul futuro: «Le nuove elezioni potrebbero tenersi ad aprile. Un esecutivo ad interim è fuori discussione», ha detto
Mentre da mesi, ogni sabato, centinaia di migliaia di manifestanti inondano le strade di Belgrado in quella che è la più grande protesta nella storia della Serbia, giovedì 19 marzo il parlamento ha accolto le dimissioni del premier Milos Vucevic e dell'intero governo.
Il passo indietro del primo ministro è stato presentato lo scorso 28 gennaio dopo i gravi incidenti avvenuti alla stazione di Novi Sad a margine di un'altra manifestazione del movimento studentesco. La caduta del governo rende il paese sempre più instabile, sia dal punto di vista sociale che da quello politico.
Cosa succede adesso: l’ipotesi elezioni
Con l'accoglimento delle dimissioni da parte del Parlamento il governo, insediatosi il 2 maggio scorso, rimarrà in carica solamente per la cura degli affari correnti. Subito dopo la seduta odierna, la presidente del parlamento Ana Brnabic ha ricordato la norma di legge per la quale, a partire dalla presa d'atto delle dimissioni del governo da parte del parlamento, scatta un periodo di 30 giorni entro il quale dovrà essere nominato un nuovo esecutivo.
Se ciò non dovesse avvenire, verranno convocate nuove elezioni che dovranno eventualmente tenersi a inizio giugno.
In un discorso televisivo tenutosi martedì sera, il presidente serbo Aleksandar Vučić ha affermato che il suo partito impiegherà dieci giorni per decidere se formare un governo di maggioranza o indire elezioni parlamentari anticipate.
«Le nuove elezioni potrebbero tenersi ad aprile», ha detto Vucic. «Un governo ad interim è fuori questione».
L'idea delle autorità politiche di Belgrado, dal presidente Vucic al premier dimissionario e al capo del Parlamento, è di provare a costruire entro un mese un nuovo governo, evitando un esecutivo di transizione che traghetti il paese al voto, come invece richiesto dalle opposizioni.
Il ministro dell'Edilizia, dei trasporti e delle infrastrutture e il ministro del Commercio si sono già dimessi a causa dell'incidente, ma ciò non è bastato a sedare le proteste.
«Ho optato per questo passo per disinnescare le tensioni», ha detto Vucevic in conferenza stampa, annunciando le sue dimissioni e aggiungendo che anche il sindaco di Novi Sad si sarebbe dimesso. «Con questo abbiamo soddisfatto tutte le richieste dei manifestanti più radicali», ha concluso Vucevic.
Il ruolo delle manifestazioni
Da novembre ogni fine settimana Belgrado diventa meta di migliaia di persone, soprattutto giovani e studenti, per protestare contro il sistema di corruzione che, secondo i manifestanti, continua a dilagare nel Paese e a essere anche la causa proprio della caduta di una pensilina alla stazione di Novi Sad, che è costato la vita a quindici persone.
La manifestazione di sabato, chiamata 15th for the 15, è stata la più partecipata: secondo le organizzazioni indipendenti si sono riunite a Belgrado 325.000 persone.
Negli ultimi giorni la tensione ha continuato a crescere, soprattutto dopo le accuse rivolte alla polizia serba di aver preso di mira sabato i manifestanti con un dispositivo uditivo, un «cannone sonico» per controllare e disperdere la folla.
L'accusa è nata dopo la diffusione di alcuni filmati che mostravano migliaia di persone che improvvisamente si allontanavano per ragioni apparentemente sconosciute, spingendo ad affermare che erano stati presi di mira da un'arma sonica o, appunto, un «cannone sonico».
I filmati sui social media hanno mostrato migliaia di persone che improvvisamente si allontanavano per ragioni apparentemente sconosciute.
La polizia, i ministeri della difesa, l'agenzia di sicurezza e il governo hanno negato fermamente l'uso di un tale dispositivo, che emette raffiche di rumore penetrante ed è progettato per controllare la folla, ma di cui non sono chiare le regole di utilizzo.
Una petizione lanciata dagli attivisti, che secondo quanto riferito ha raccolto più di mezzo milione di firme, ha chiesto un'indagine rapida e ufficiale da parte delle Nazioni Unite.
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