Mentre il teatro dell’opera è costretto a esibirsi su un palco della metropolitana, a Mariupol, Kherson e nelle principali città ucraine vengono appese le decorazioni di Natale. I raid aerei però non si fermano, in un tragico contrasto fra lo spirito delle feste e la realtà del conflitto
Ci sono foto che arrivano dal fronte, in Ucraina, con soldati che cercano in qualche modo di appendere dei festoni: un po’ di colore che stride con il grigiore dell’inverno, delle rovine e delle uniformi militari. A Kherson, si vede su Instagram, c’è un grande albero pieno di luci, che sembra sfidare i blackout dovuti agli attacchi. Così anche a Mariupol, la città diventata uno dei simboli di questa guerra.
Ma non ci sarà una tregua di Natale, né oggi né probabilmente il 7 gennaio, quando si festeggerà il Natale ortodosso: dopo una vigilia di morte, in varie città del paese sono risuonate le sirene che preannunciano nuovi attacchi.
Secondo l’Ukrainska Pravda, è stato così a Kiev e in altre regioni ucraine. L’amministrazione della capitale ha esortato le persone a recarsi nei rifugi. Il sindaco di Mykolaiv, nel sud del paese, ha confermato l’allarme.
Il contrasto
Il giorno della vigilia è stato anche il decimo anniversario dello scoppio della guerra. L’anno scorso si era concluso con i timori per le nuove ondate di Covid e per le truppe russe che si stavano ammassando al confine. Il mondo guardava all’Ucraina con un certo timore, ma con la speranza che alla fine avrebbe vinto comunque la diplomazia.
Ora, invece, la musica che un tempo riempiva il teatro a Kiev è risuonata sotto terra, in un palco allestito in una stazione della metropolitana: in un continuo contrasto fra la ricerca di un po’ di serenità e la tragica realtà del conflitto. «Purtroppo le feste hanno un sapore amaro per noi quest’anno e viviamo lo spirito del Natale in maniera diversa – ha detto il presidente Volodomyr Zelensky durante la vigilia, in un discorso alla nazione –. La cena in famiglia potrebbe non essere gustosa e accogliente. Potrebbero esserci sedie vuote intorno al tavolo».
«Le nostre case e le nostre strade potrebbero non essere così luminose. E le campane di Natale potrebbero non suonare così forte, soffocate dalle sirene dei raid aerei o, peggio ancora, dagli spari e delle esplosioni». «Ma esprimeremo un desiderio. (...) Che nessun drone kamikaze possa spegnere la stella del Natale. Vedremo il suo splendore anche sotto terra, in un rifugio antiaereo».
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