Il Congresso ha approvato la legge organica di garanzia della libertà sessuale che prevede strumenti penali e misure di prevenzione e di contrasto della violenza sessuale
Solo sì è sì. È stata approvata oggi la nuova legge sulla libertà sessuale in Spagna, votata dal Congresso dei deputati con 205 voti a favore, 141 contrari e 3 astenuti. Entrerà in vigore nelle prossime settimane, dopo l’approvazione del Re e la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. La legge conosciuta come «solo sì è sì» – che era già stata approvata dal Consiglio dei ministri un anno fa e dal Senato – porta al centro il consenso, delineando un perimetro ben preciso: «Il consenso può essere considerato tale solo quando sia stato liberamente manifestato attraverso atti che, a seconda delle circostanze del caso, esprimono in maniera chiara la volontà della persona», recita la disposizione.
La legge è stata richiesta a gran voce dai movimenti femministi e cambia il paradigma della violenza sessuale, che – secondo questa definizione – si configura sulla base dell’esistenza o meno del consenso e non sul comportamento della vittima, sulla sua resistenza o meno all’aggressione, argomentazioni più volte usate dai tribunali. Il consenso deve quindi essere libero, volontario e chiaro.
Il testo approvato dal Congresso rimuove poi la distinzione tra abuso sessuale e aggressione sessuale, introduce il reato minore di molestie sessuali in strada – una circostanza aggravante nel caso in cui vengano somministrate sostanze alteranti – la definizione di omicidio per violenza sessuale e misure di contrasto alla violenza sessuale in rete.
«L’obiettivo è chiaro, che nessuna donna si senta sola», aveva detto la ministra dell’Uguaglianza, Irene Montero, un anno fa, quando il testo era stato approvato dal Consiglio dei ministri con l’obiettivo di garantire alle vittime di essere accompagnate in tutto il percorso di uscita dalla violenza e di denuncia nei tribunali, oltre ad assicurare una riparazione integrale.
Origine della legge
A dare impulso alla legge è stato un caso di violenza sessuale del 2016 a Pamplona, commesso da una gang nota come “branco di lupi”. Il 7 luglio 2016, durante la prima sera della festa di San Fermín a Pamplona, cinque uomini hanno stuprato una ragazza di 18 anni.
Le riprese video fatte dagli aggressori, dove la ragazza rimaneva immobile e con gli occhi chiusi, sono state considerate dai giudici una prova del consenso. Il parlamento europeo e le Nazioni unite hanno affermato che le autorità giudiziarie avevano sottovalutato la gravità della violazione.
La condanna prima a 9 anni di carcere per il reato minore di abuso sessuale ha suscitato una grande mobilitazione femminista e in seguito gli aggressori sono stati condannati per il reato di stupro a 15 anni di detenzione.
«Questa legge non è mia, è di tutte le donne. Andiamo avanti così», ha detto la donna che oggi ha 24 anni. Ma per i suoi genitori, questa legge «è il frutto del coraggio, della perseveranza e della dignità di una ragazza che sapeva come voleva e poteva vivere senza che nessuno la giudicasse, e decise di andare avanti perché tutti ci rendessimo conto della strada miserabile che ha dovuto e che devono subire un numero sempre più alto di vittime».
Disposizioni
La legge organica di garanzia della libertà sessuale contiene diverse disposizioni di contrasto della violenza di genere. Il testo definisce l’omicidio di donne legato alla violenza, femminicidio sessuale, «come la più grave violazione dei diritti umani legati alla violenza sessuale, che deve essere resa visibile e alla quale deve essere data una risposta specifica». Introduce il reato delle molestie in strada che sarà punito – a seguito di una denuncia – con i domiciliari, da cinque a trenta giorni, oppure con i lavori di pubblica utilità (da uno a quattro mesi) o una multa. Garantisce poi una risposta penale alla violenza sessuale digitale, un reddito di inserimento lavorativo e un aiuto economico alle persone che hanno subìto violenza con un salario inferiore a quello minimo. Inoltre, si chiede alle pubbliche amministrazioni di dare loro priorità di accesso al patrimonio edilizio pubblico.
Il governo ha stimato che entro il 2023 verranno attivati almeno 50 centri antiviolenza aperti 24 ore su 24, uno per ogni provincia, per garantire – sia online che di persona – assistenza psicologica e legale alle persone che hanno subìto violenza e ai loro familiari.
La legge dà poi rilevanza alle attività di prevenzione: l’educazione sessuale, l’educazione sull’uguaglianza di genere e affettivo-sessuale dovranno essere assicurate in tutti i cicli scolastici e sarà obbligatoria anche in alcuni corsi universitari, come nel campo sanitario, dell’educazione e in quello giuridico. Una formazione che diventerà obbligatoria anche per i minori autori della violenza, come pena accessoria.
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