I funzionari degli Stati Uniti e di diversi stati arabi stanno facendo pressioni tra le parti affinché l’ex leader di Fatah Mohammad Dahlan si occupi del dopoguerra nella Striscia. Dopo il discorso al Congresso, Netanyahu incontra Biden e Harris. Trump a Fox news spinge affinché Israele cessi la guerra
Ci sono voluti oltre nove mesi di guerra per tirare fuori il primo nome politico per il futuro di Gaza. Nelle trattative in corso – secondo il Wall Street Journal – i funzionari degli Stati Uniti e di diversi stati arabi stanno facendo pressioni tra le parti affinché l’ex leader di Fatah Mohammad Dahlan governi la Striscia del dopoguerra. Sull’indiscrezione è intervenuto lo stesso Dahlan tramite un post su X. «Non sosterremo alcuna scelta che non sia stata raggiunta sulla base degli accordi nazionali palestinesi», ha detto.
Il futuro di Gaza deve basarsi su un processo democratico e un piano per «la creazione di uno stato indipendente con Gerusalemme come capitale». E ha aggiunto: «Ho ripetutamente rifiutato di accettare qualsiasi ruolo di sicurezza, governativo o esecutivo». Dahlan e Fatah hanno dettato le loro condizioni preliminari. Il rifiuto, al momento, potrebbe essere dovuto oltre che da tutta una serie di presupposti mancanti anche all’ambizione di gestire la Striscia nel lungo periodo e non solo temporaneamente.
Di sicuro Dahlan è una figura con cui Israele è più disposto a collaborare rispetto al veto totale posto ai vertici di Hamas. La Turchia ha invece bocciato la proposta degli Emirati Arabi Uniti che vorrebbero mandare nella Striscia un contingente militare internazionale per controllare il territorio per conto dell'Autorità palestinese. In attesa della conclusione delle trattative, la guerra sul campo continua come d’altronde ha fatto intendere lo stesso premier israeliano Benjamin Netanyahu durante il suo discorso al Congresso americano: «Sono venuto qui per assicurarvi una cosa, che vinceremo e la nostra sarà una vittoria totale».
Nelle ultime 24 ore decine di missili hanno colpito siti di Hezbollah lungo il confine a nord. Mentre tre soldati israeliani sono rimasti feriti in una sparatoria avvenuta nella mattina di ieri nel villaggio di Nabi Ilyas in Cisgiordania. Il discorso del leader israeliano è stato duramente criticato dall’ex speaker del Congresso Nancy Pelosi che ha preferito incontrare i famigliari degli ostaggi piuttosto che starlo ad ascoltare. Secondo Pelosi quello pronunciato da Netanyahu è stato il «peggiore» discorso di un leader straniero al Congresso americano.
Il suo intervento non è stato particolarmente apprezzato neanche in Israele dove i famigliari delle vittime continuano a premere affinché il governo arrivi a un accordo che garantisca il rilascio di tutti i 115 ostaggi rimasti ancora nelle mani di Hamas. Nel frattempo in un tunnel i soldati israeliani hanno trovato i corpi di cinque prigionieri, che sono stati riportati in Israele.
Dagli Usa all’Italia
Netanyahu ha incontrato ieri la vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris e il presidente Joe Biden, che il giorno prima ha spiegato le motivazioni del suo ritiro dalla campagna elettorale. A Biden ha detto che continuerà a lavorare con lui per i prossimi mesi e lo ha ringraziato «per i 50 anni di sostegno allo stato di Israele». Harris ha condannato le proteste contro Netanyahu definendole «atti spregevoli di manifestanti non patriottici» frutto di «una pericolosa retorica alimentata dall’odio». Mentre il premier parlava al Congresso sono state incendiate bandiere ed esposti striscioni contro di lui: diverse persone che hanno partecipato alle proteste sono state arrestate. Atteso per oggi invece l’incontro con Donald Trump. In un’intervista alla Fox l’ex presidente repubblicano ha detto che la guerra «bisogna finirla rapidamente, non deve durare oltre, è troppo lunga». Trump ha anche criticato chi ha contestato l’intervento al Congresso di Netanyahu. Ieri il presidente Isaac Herzog è stato accolto a Palazzo Chigi dalla premier Giorgia Meloni, la quale ha ribadito la vicinanza del governo italiano, la condanna del terrorismo di Hamas e la necessità di raggiungere il prima possibile il cessate il fuoco. Quello con la premier non è stato l’unico incontro diplomatico, Herzog ha avuto anche un colloquio con il presidente Mattarella prima che entrambi poi raggiungessero Parigi in occasione della cerimonia di apertura dei Giochi olimpici che si tiene oggi. Per le Olimpiadi l’allerta è massima, dopo che ieri il governo d’Israele ha alzato l’allerta per un possibile attacco per mano dell’Iran contro la sua delegazione arrivata a Parigi.
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