L’ultimo avvertimento del surgeon general, la voce ufficiale del governo americano sulle questioni di sanità pubblica, è arrivato a pochi giorni dal brindisi di Capodanno: c’è una forte correlazione fra l’alcol e lo sviluppo di alcuni tipi di cancro. È una questione che di per sé non è affatto nuova: ma questo tipo di annuncio ha comunque una forte risonanza culturale. Perché l’opinione del surgeon general, quello che si definisce talvolta un po’ prosaicamente come il “capo dei medici americani”, ha comunque un certo peso.

La sua idea è che sulle bottiglie di alcolici dovrebbe essere messa un’avvertenza simile a quella che già si trova sui pacchetti di sigarette: “Nuoce gravemente alla salute”, o qualcosa del genere. È una questione che vista dall’Italia, patria del buon vino, si capisce bene quali conseguenze potrebbe avere.

Dal punto di vista medico, invece, il tema è supportato da dati e ricerche, che hanno evidenziato come ci sia un’evidente correlazione fra l’alcol e l’aumento del rischio di alcune neoplasie maligne (principalmente a colon, seno, fegato, esofago, bocca e gola).

Secondo Vivek Murthy – appunto l’attuale surgeon general, nominato dal presidente Joe Biden – l’alcol contribuisce direttamente a 100mila casi di cancro ogni anno e a 20mila decessi correlati. Sostenere che un consumo limitato possa portare al contrario a benefici cardiovascolari, secondo Murthy, è sbagliato o quanto meno fuorviante.

La questione è interessante di per sé, ma lo diventa ancora di più se si considera che il surgeon general sta per cambiare. Restando in tema, c’è chi fa notare che Donald Trump è astemio e che Robert F. Kennedy Jr., che sarà il suo capo per le questioni sanitarie, ha più volte ricordato l’importanza di aver superato il suo passato fatto di droghe e alcol, a favore di una totale sobrietà.

Ma le questioni sanitarie che toccano il surgeon general superano l’attualità dell’avvertenza sugli alcolici. Quale ruolo deciderà di rivestire la nuova guida dei medici, la futura responsabile delle questioni sanitarie pubbliche, la dottoressa Janette Nesheiwat, che Trump ha già scelto per questo ruolo?

“Un dono di Dio”

Occorrerà del tempo per rispondere a questa domanda, per la quale i giornali americani stanno comunque provando ad abbozzare qualche ipotesi, basandosi prevalentemente sul passato di Nesheiwat. La maggioranza degli americani l’ha conosciuta nel ruolo di opinionista per Fox News negli anni della pandemia, quando Trump era presidente.

Da questo punto di vista, Nesheiwat potrebbe anche rappresentare un contraltare rispetto a Kennedy. Entrambi sono sostanzialmente per una libertà di scelta, e contrari all’imposizione di un obbligo vaccinale.

Ma Kennedy ha più volte appoggiato le teorie più complottiste e anti-scientifiche sui vaccini, sponsorizzando la falsa teoria che causerebbero l’autismo. Nesheiwat ha invece definito il vaccino contro il Covid-19 un “dono di Dio”.

La stampa ha semmai sottolineato una certa vicinanza a Trump su altre questioni, come la contrarietà agli interventi in età pediatrica per soggetti con disforia di genere. E ha evidenziato i rischi di un conflitto d’interesse, visto che Nesheiwat ha promosso una sua linea di integratori alimentari.

Il predecessore

Di per sé, il ruolo del surgeon general dovrebbe comunque essere più tecnico e meno politico, ma nei fatti non è semplicemente così. Innanzitutto, perché la nomina deriva da una precisa scelta presidenziale, poi confermata dal Senato. E poi perché, rivestendo il ruolo di “medico della nazione”, ha una importante dimensione pubblica.

Murthy ha interpretato questo ruolo in maniera sempre più attiva, soprattutto negli ultimi mesi. Lo ha fatto anche scrivendo alcuni editoriali sul New York Times e cercando in tutti i modi di spiegare alcune delle sue scelte più dirompenti. Come quella, la scorsa estate, di lanciare un anatema contro l’abuso del social network, sottolineando i rischi per la salute mentale dei ragazzi.

Oltre lo stetoscopio

È davvero difficile capire come un’ex opinionista della Fox, che ha fatto carriera all’interno di CityMd – un sistema di pronto soccorso privato –, ma che non ha una reale esperienza in tema di sanità pubblica, possa ora interpretare un ruolo tanto delicato. Soprattutto nel contesto di una presidenza che sulle questioni sanitarie rischia di essere tanto divisiva. Normalmente, il surgeon general viene scelto fra funzionari pubblici di grande esperienza, rinomati esperti di medicina o con qualche precedente nella politica. Nesheiwat non è nulla di tutto ciò.

Di certo con l’amministrazione Trump ha qualche legame familiare, visto che la sorella – Julia Nesheiwat – è stata consigliera per la sicurezza interna durante la prima amministrazione Trump ed è sposata con il deputato Mike Waltz della Florida, che Trump ha scelto come consigliere per la sicurezza nazionale.

Per ora si è limitata a dire, in modo programmatico, che lavorerà «instancabilmente per promuovere la salute, ispirare speranza e servire la nazione con dedizione e compassione».

A pochi giorni dalla nomina, con una coincidenza di tempi un po’ sospetta, è uscito il suo libro autobiografico: Oltre lo stetoscopio: miracoli nella medicina, che viene descritto come «un viaggio straordinario di compassione e preghiera». E ancora: «Guidata dalla saggezza cristiana, ogni sfida ha rafforza la sua volontà a fare la differenza nella vita dei suoi pazienti. (…) La sua più grande ancora di salvezza è la famiglia e il potere dell’amore di Dio».

Un incidente bizzarro

Intanto, i giornali hanno ricostruito una storia che l’ha vista, suo malgrado, protagonista nel passato. Quando all’età di appena 13 anni stava armeggiando con una scatola piena di oggetti per la pesca, alla ricerca di un paio di forbici. Si trovava in una stanza buia, dove il padre stava dormendo.

La scatola cadde e da lì rimbalzò anche una pistola, dal quale partì un proiettile. Il padre fu colpito alla testa e morì nel suo letto. Questa tragedia – definita come «un incidente bizzarro» della polizia – ha una trama terribilmente americana. Ed è stata una delle motivazioni, racconta nel suo libro, che l’ha fatta scegliere di diventare un giorno medico. Inaugurando una strada che poi l’avrebbe resa surgeon general.

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