La risoluzione dell’Unione europea è passata ugualmente con 93 voti. Accordo sui minerali, forse in vista una visita di Zelensky a Washington
Alle Nazioni Unite, l’America di Trump ha votato insieme alla Russia contro la risoluzione proposta dall’Ucraina e appoggiata dall’Unione europea per condannare l’aggressione del Cremlino e chiedere il ritiro delle sue truppe. La risoluzione è passata comunque, con 93 voti a favore.
La delegazione Usa aveva invece proposto una sua risoluzione intitolata «Un percorso verso la pace» che non menzionava l’aggressione russa e aveva fatto pressione sull’Ucraina affinché ritirasse la sua. Non c’era stato fino ora un simbolo più solenne del cambiamento radicale nell’orientamento della politica estera statunitense sotto il nuovo presidente.
Macron e Trump
Da Washington, il presidente americano continua a dirsi sicuro che la pace è vicina e potrebbe arrivare «entro qualche settimana». Secondo Trump, che ha parlato ai giornalisti insieme al presidente francese Emmanuel Macron, arrivato lunedì 24 in visita a Washington, Putin «accetterà la presenza di forze di pace europee in Ucraina», una proposta portata avanti da Francia e Regno Unito, che però non vede favorevoli paesi come Polonia e Germania. «Sarà l’Europa – ha detto Trump – a dare garanzie di sicurezza a Kiev». Sul futuro dei territori ucraini occupati ha detto che «si vedrà, i negoziati sono solo all’inizio», mentre ha rifiutato di definire Putin un dittatore. «Non uso alla leggera queste parole». Pochi giorni fa, Trump aveva definito «dittatore» il presidente ucraino Zelensky.
Dal canto suo, Macron ha definito «perfetto» l’intervento che Trump ha tenuto al G7 telematico, convocata in via telematica dal primo ministro canadese, Justin Trudeau, in visita nella capitale ucraina per ricordare il terzo anniversario dell’invasione insieme ai leader Spagna, paesi Baltici e Nordici, alla presidente della Commissione, Ursula Von Der Leyen, e al presidente del Consiglio Ue, Antonio Costa.
Assenza eccellente quella della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che l’anno scorso aveva avuto un posto d’onore alla celebrazione del secondo anniversario dell’invasione. La premier ha dato precedenti impegni istituzionali come ragione per la sua assenza. Meloni si è collegata soltanto durante la riunione del G7. Sabato, ospite in collegamento alla conferenza dei conservatori Usa CPAC, Meloni aveva definito gli ucraini un «popolo coraggioso» che «merita la nostra assistenza».
Tornando al G7, Zelensky, ha detto di aver avuto una «conversazione molto positiva» con Trump. Ma al momento della stampa di questo giornale, dalla riunione non è ancora uscito un comunicato congiunto, segno di un dissenso significativo sul testo tra i suoi membri – come nel caso delle Nazioni Unite, Trump vorrebbe eliminata ogni menzione dell’aggressione russa dal documento.
A raffreddare gli entusiasmi ci ha pensato il Cremlino, con il ministro degli Esteri Sergei Lavrov, che averte: «Cesseremo le ostilità solo quando i negoziati produranno soluzioni sostenibili che accolgono le richieste russe». Da Kiev, dove ha partecipato alla commemorazione per il terzo anno di guerra, Zelensky ha commentato: «Spero che questa guerra finisca quest’anno, non che ce ne vogliano altri tre». Il processo di pace, ha detto il presidente ucraino, potrebbe iniziare con uno scambio di tutti i prigionieri di guerra. Secondo le stime, Mosca detiene attualmente circa 8mila prigionieri ucraini.
L’accordo sui minerali
Un clima migliore di quello che si respirava negli ultimi giorni forse dovuto al fatto che uno dei principali ostacoli nelle relazioni tra Washington e Kiev potrebbe presto essere risolto. Secondo Trump, Zelensky potrebbe arrivare a Washington già questa settimana o la prossima per firmare l’accordo sui minerali proposto dagli Stati Uniti. Il presidente ucraino ha espresso da tempo il suo desiderio di incontrare personalmente Trump per cercare di persuadere il leader americano a proseguire l’aiuto al suo paese.
Per il momento, da Kiev arriva una parziale conferma sullo stato delle trattative: l’accordo sarebbe alle «fasi finale», ha detto la vice prima ministra ucraina, Olha Stefanishyna.L’accordo minerario con gli Stati Uniti, tanto caro a Trump, sarebbe alle «fasi finale», ha detto la vice prima ministra ucraina, Olha Stefanishyna. Non si conosce lo stato delle trattative, ma il presidente Trump aveva parlato di un accordo da «500 miliardi di dollari» a titolo di rimborso per i circa 100 miliardi di aiuti consegnati all’Ucraina (poi ha abbassato il tiro, parlando di «decine di miliardi»). Tra i meccanismi proposti, la creazione di un fondo a gestione americane per gestire le entrate minerarie e altre risorse dello stato ucraino per ricostruire il paese – una sorta di commissariamento dell’economia ucraina.
Zelensky aveva definito la proposta una «svendita del paese» e ha detto che l’Ucraina non avrebbe firmato alcun accordo che non contenesse garanzie militari sul futuro. Secondo il Financial Times, durante l’incontro con il segretario al Tesoro, Scott Benson, che gli portava la proposta, il presidente ucraino avrebbe persino urlato a un volume tale da essere sentito anche da chi non si trovava nella stanza. Il rifiuto di Zelensky aveva fatto infuriare Trump, in quell’occasione lo aveva definito «dittatore» e minacciato conseguenze se l’accordo non fosse stato firmato..Secondo una bozza dell’accordo circolata dal sito Axios, anche nell’ultima versione non sarebbero presenti garanzie militari espliciti per l’Ucraina.
Von Der Leyen ha rifiutato di dire quando l’Ucraina potrà entrare nell’Unione Europea, come proposto da alcuni stati membri, ma ha detto che se il paese prosegue nelle riforme «a questa velocità e con questa qualità» potrebbe succedere anche prima del 2030.
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