Giornata di attacchi aerei sull’Ucraina e di annuncio trionfalistici della leadership di Kiev, che celebra l’avanzata su Kursk, mentre l’Agenzia atomica internazionale dice che i combattimenti mettono in pericolo la vicina centrale nucleare
È stata una giornata di apparenti contraddizioni a Kiev. Prima le sirene aeree che, per la seconda notte consecutiva, hanno annunciato un massiccio attacco aereo contro la rete energetica ucraina. Esplosioni in cielo e a terra, anche nei pressi della capitale. Poi, la trionfale conferenza stampa dedicata all’anniversario dell’indipendenza ucraina, caduto pochi giorni fa, in cui il presidente Volodymyr Zelensky ha parlato dei successi dell’offensiva a Kursk, annunciato l’arrivo di nuove armi e la presentazione di un nuovo “piano per la vittoria” entro le prossime settimane.
L’attacco
Le sirene hanno suonato il cessato allarme poco prima che Zelensky iniziasse a parlare. Secondo l’aviazione di Kiev, oltre 90 tra missili e droni hanno martellato dieci regioni del paese, aggiungendosi ai 230 proiettili a lungo raggio che erano stati lanciati lunedì mattina nel più pesante attacco aereo dall’inizio della guerra.
Risultati di questi due giorni di bombardamenti: undici morti, decine di feriti e blackout in tutto il paese. Nella capitale, l’operatore energetico assicura appena sei ore di elettricità al giorno, mentre il ministero dell’Energia annuncia che i disagi dureranno ancora una o due settimane e continua ad avvertire di prepararsi ad un inverno che, in quanto a forniture elettriche e di riscaldamento, si annuncia difficile. Due delle vittime dell’ultimo bombardamento sono state uccise nell’hotel Aurora di Kryvyi Rih, secondo albergo ad essere colpito in pochi giorni.
Il discorso di Zelensky
Il presidente ucraino ha promesso una rappresaglia per l’attacco lanciato dalla Russia, un segnale che indica con ogni probabilità che i droni di fabbricazione ucraina torneranno a colpire raffinerie, centrali e depositi di carburante russi, come fanno ormai regolarmente da mesi. Nella lunga conferenza stampa di ieri, dedicata al giorno dell’indipendenza ucraina, Zelensky ha accennato anche ad una nuova arma: un missile balistico che sarebbe stato recentemente testato dalle forze armate ucraine. Zelensky non ha fornito altri dettagli o specifiche tecniche sull’arma in questione, ma è sembrato sottintendere che il nuovo missile sarà usato nella risposta agli attacchi russi di questi giorni.
E a proposito di armi, Zelensky ha anche detto che i famosi jet F16 di fabbricazione americana sono stati impiegati in azione per la prima volta e hanno contribuito a intercettare missili e droni russi nel corso degli ultimi due attacchi.
Alla conferenza stampa è intervenuto anche il comandante in capo delle forze armate, Oleksandr Syrsky, che, pur non negando la difficile situazione in Donbass, si è concentrato nello snocciolare i successi ottenuti con l’attacco a Kursk: oltre 600 prigionieri, 1.200 chilometri quadrati di territorio occupato e 30mila soldati russi distolti da altri fronti per riparare alla breccia.
Zelensky è apparso confortato dalle buone notizie e ha detto che entro settembre presenterà al presidente Usa Joe Biden, e ai candidati Kamala Harris e Donald Trump, il suo “piano per la vittoria”. L’incursione a Kursk, ha detto Zelensky, è parte di questo piano e sarà funzionale alla prossima conferenza di pace a cui sarà invitata anche la Russia, un segnale che sembra indicare la speranza di Kiev di usare i territori occupati come moneta di scambio negoziale. Per ora, però, il Cremlino non sembra intenzionato a tornare a discutere. Le discussioni sui negoziati, aveva detto ufficialmente il portavoce del presidente russo Putin lunedì, è da considerarsi «superata».
Se il piano Zelensky difficilmente piacerà a Mosca, contiene anche un paio di richieste destinate a non essere gradite a Washington. Come la richiesta di accedere alla Nato o di ricevere equivalenti garanzie militari e quella di essere autorizzati a usare armi occidentali per colpire bersagli situati in profondità nel territorio russo. Zelensky ha ironizzato sul fatto che quest’ultima richiesta sia già stata respinta mezza dozzina di volte dalla Casa Bianca: «Le Olimpiadi sono finite, ma il ping pong continua», ha detto.
Ma la conferenza stampa è stata anche una delle rare occasioni per i giornalisti ucraini di confrontarsi direttamente con il loro presidente, e questo ha portato ad alcuni scambi piuttosto intensi. Zelensky ad esempio ha difeso il suo vicecapo del gabinetto presidenziale, Oleh Tatarov, probabilmente il personaggio più controverso del suo intero team, coinvolto in inchieste per corruzione e abuso di potere. «Tatarov uccideva ceceni prima che voi arrivaste qui», ha detto Zelensky. Il presidente ha poi accusato alcuni giornali indipendenti, autori di inchieste sui suoi collaboratori, di aver organizzato campagne per screditare la sua squadra.
La centrale di Kursk
Intato in Russia si è conclusa la missione del direttore dell’Agenzia per l’energia atomica internazionale (Aiea), Raphael Grossi, che ha visitato la centrale nucleare di Kursk. La centrale si trova a 40 chilometri dall’area in cui gli ucraini hanno sfondato le difese russe. La presenza di intensi combattimenti determina «un rischio di incidente nucleare», ha detto Grossi. Nel corso della visita gli sono stati mostrati segni di un attacco causato da droni, episodio di cui i russi accusano gli ucraini. Grossi ha notato che la centrale opera in regime sostanzialmente di normalità, ma che questo aumenta i rischi in caso di incidente – la centrale ucraina di Zaporizhzhia, occupata dai russi, opera invece a regime ridotto, riducendo molto i pericoli. Il direttore dell’Aiea ha anche sottolineato che i reattori della centrale sono in edifici privi di una copertura fortificata e per questo ancora più esposti a pericoli provenienti dall’esterno.
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