Costruito negli anni ‘80, è l’emblema del sovraffollamento e della sistematica violazione delle norme internazionali. Varie ong e le stesse Nazioni Unite hanno documentato cosa accade all’interno tra privazione del cibo, detenuti costretti a fare i bisogni nello stesso spazio in cui dormono e mangiano, acqua razionata e restrizioni alle visite familiari. Alberto Trentini si trova lì, in isolamento
Alberto Trentini, il cooperante arrestato il 15 novembre 2024 con l’accusa di terrorismo in Venezuela, è attualmente detenuto nel carcere El Rodeo I, situato nello Stato di Miranda, a circa 30 chilometri da Caracas, in una località chiamata Guatire.
La sua detenzione riporta l'attenzione sulle condizioni disumane all’interno di una delle prigioni più critiche del paese, già al centro di numerose denunce per violazioni dei diritti umani.
La triplice punizione dei prigionieri di El Rodeo
El Rodeo I, costruito negli anni ’80, è diventato un simbolo del sistema carcerario venezuelano: sovraffollamento, maltrattamenti e una sistematica violazione delle norme internazionali sul trattamento dei detenuti.
Negli ultimi mesi i familiari dei prigionieri vivono nell’incertezza più assoluta. Non sanno se i loro cari stiano mangiando e cosa, o in quali condizioni si trovino. Se hanno medicine e cure. «Quando siamo entrati, ci siamo resi conto che erano molto magri», ha raccontato un parente di uno dei prigionieri. Questa è solo una delle tante testimonianze che descrivono un sistema carcerario che sembra progettato per infliggere una triplice punizione: fisica, psicologica e sociale.
Il 12 dicembre scorso, un gruppo di prigionieri politici ha iniziato una protesta all’interno del penitenziario, chiedendo migliori condizioni di detenzione e il diritto di contattare le proprie famiglie. La protesta, inizialmente pacifica, si è trasformata in un grido disperato quando le autorità carcerarie hanno risposto con una repressione brutale. Le grida «libertà» e «giustizia» sono state sostituite da «assassini».
I detenuti, già sottoposti a condizioni disumane, sono stati puniti con l’isolamento prolungato, la privazione del cibo e l’interruzione di qualsiasi contatto con l’esterno, un trattamento che ancora continua dopo 92 giorni.
Secondo fonti riportate da RunRun.es, un'agenzia di stampa digitale indipendente del Venezuela che collabora con le ong, la protesta è scoppiata dopo che i prigionieri hanno assistito al maltrattamento di detenuti stranieri.
Secondo le informazioni disponibili, il governo venezuelano ha arrestato circa 120 cittadini stranieri di 17 nazionalità diverse, tra cui svizzeri, tedeschi, argentini, israeliani e americani, accusandoli di cospirazione contro il presidente Nicolás Maduro.
Condizioni disumane e violazioni sistematiche
Le condizioni di detenzione a El Rodeo I sono state documentate non solo da organizzazioni per i diritti umani, ma anche dalle Nazioni Unite. In un rapporto approvato da otto organismi internazionali, si legge che i detenuti sono costretti a fare i propri bisogni nello stesso spazio in cui dormono e mangiano, un buco nel terreno situato accanto al letto di cemento.
«I pasti vengono forniti all’interno delle celle, dove i prigionieri devono anche defecare in una latrina. Queste condizioni hanno portato a infezioni cutanee, disidratazione e diarrea acuta», si legge nel documento.
La conduttura dell'acqua funziona solo per due o tre minuti al giorno, costringendo i detenuti a farsi la doccia completamente vestiti per sfruttare al massimo il tempo a loro disposizione. Confinati in un isolamento assoluto, i prigionieri occupano celle singole. L'unico collegamento con il mondo esterno è una grata di metallo scuro, con un'apertura appena sufficiente per far passare il cibo.
Il sovraffollamento è un altro problema critico. Dopo le elezioni del 2024, il numero di detenuti è aumentato drasticamente, peggiorando ulteriormente le condizioni di vita. Le restrizioni alle visite familiari e la riduzione dei pasti giornalieri hanno aggravato la situazione.
I familiari dei detenuti hanno cercato aiuto presso diverse agenzie governative, ma senza successo. «Siamo andati alla procura della Repubblica e abbiamo consegnato una lettera, ma non abbiamo ricevuto risposta. Ci è stato detto di non presentare più denunce, perché la situazione sarebbe solo peggiorata», ha raccontato una fonte anonima a RunRun.es.
Isolamento e mancanza di protezione
L’isolamento dei prigionieri politici è una pratica comune a El Rodeo. Ai detenuti è vietato telefonare, scrivere lettere o ricevere visite, comprese quelle dei propri figli. Queste condizioni violano il Codice Nelson Mandela, ovvero gli standard delle Nazioni Unite per il trattamento dei prigionieri, a cui il Venezuela ha formalmente aderito.
L’articolo 43 vieta esplicitamente l’uso dell’isolamento prolungato come punizione e sottolinea che il contatto con i familiari non può essere negato per motivi disciplinari. A El Rodeo, però, queste norme vengono sistematicamente ignorate. Nonostante le intimidazioni e le minacce, i familiari dei detenuti continuano a chiedere giustizia e protestare.
La detenzione di Alberto Trentini e le condizioni dei prigionieri politici a El Rodeo sono un monito per la comunità internazionale. Il sistema carcerario venezuelano, già al collasso, rappresenta una violazione sistematica dei diritti umani che richiede un’azione immediata. Senza interventi concreti, il grido di «libertà» e «giustizia» dei detenuti continuerà a rimanere inascoltato.
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