Missili Tomahawk lanciati da navi da guerra e aerei da combattimento di Stati Uniti e Regno Unito hanno colpito hub logistici, sistemi di difesa aerea e depositi di armi. Sono almeno sei le province finite nel mirino. La Russia convoca una riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. In America
Il conflitto tra Hamas e Israele si è allargato anche allo Yemen. Dopo quasi tre mesi di attacchi nel Mar Rosso a danno di mercantili e petroliere compiuti da parte degli Houthi, i ribelli sciiti che detengono il potere nel paese arabo grazie all’Iran, è arrivata la prima vera risposta da parte di Stati Uniti e Regno Unito.
Nella notte sono stati compiuti raid aerei contro almeno sei province del paese, inclusa la capitale Sana'a. Tra queste ci sono quelle di Al Hudeidah Saada, Dhamar, Taiz e Hajjah, situate nella parte occidentale del paese.
Missili Tomahawk lanciati da navi da guerra e aerei da combattimento hanno colpito hub logistici, sistemi di difesa aerea, depositi di armi, siti di lancio di droni e missili (balistici e da crociera). Secondo gli Houthi sono stati compiuti 73 attacchi che hanno causato almeno cinque morti e sei feriti. La risposta degli Houthi non si è fatta attendere: «Tutti gli interessi americani e britannici sono diventati obiettivi legittimi delle forze armate yemenite, in risposta alla loro diretta e dichiarata aggressione contro la Repubblica dello Yemen», ha dichiarato in una nota ufficiale il Consiglio politico supremo degli houthi. Secondo quanto riporta Al Jazeera decine di migliaia di yemeniti sono scesi in piazza a manifestare contro gli attacchi subiti la scorsa notte.
Il presidente americano Joe Biden ha detto che gli attacchi sono stati compiuti «con successo». «Oggi, su mio ordine, le forze militari statunitensi, insieme al Regno Unito e con il sostegno di Australia, Bahrein, Canada e Olanda, hanno condotto con successo attacchi contro una serie di obiettivi nello Yemen utilizzati dai ribelli Houthi per mettere a repentaglio la libertà di navigazione in uno dei corsi d'acqua più vitali del mondo», ha detto in una nota il presidente americano Joe Biden. Negli Stati Uniti, però, l’ala più a sinistra dei democratici ha attaccato il presidente accusandolo di non aver chiesto l’autorizzazione al Congresso americano prima dell’attacco.
Il segretario di Stato per la difesa del Regno Unito Grant Shapps ha annunciato che quattro jet Typhoon della Royal Air Force hanno condotto «attacchi di precisione» contro le postazioni militari. Azioni ritenute «necessarie» viste le minacce degli Houthi contro le navi che navigano le acque del Mar Rosso entrando dallo stretto di Bab el Mandeb, nel golfo di Aden, prima di attraversare il canale di Suez e arrivare così nel Mediterraneo. Le imbarcazioni mercantili e le petroliere vengono attaccate come risposta ai bombardamenti israeliani su Gaza.
Nelle ultime settimane è nata anche una task force internazionale a guida americana, che dovrebbe garantire la protezione del tratto marittimo. Al momento, però, la missione non sembrerebbe così efficace viste le divergenze sorte con i paesi membri dell’Unione europea che preferirebbero rafforzare le missioni a guida Ue già attive nell’area. La Spagna, per esempio, ha già detto di non voler partecipare alla missione internazionale (neanche a una europea), mentre secondo quanto riporta Reuters l’Italia non sarebbe stata d’accordo con l’operazione militare di ieri sera.
Le reazioni
«Il nostro Paese è stato sottoposto ad una massiccia aggressione da parte di navi, sottomarini e aerei da guerra», ha detto il viceministro degli Esteri degli Houthi, Hussein Al-Ezzi: «L’America e la Gran Bretagna devono prepararsi a pagare un prezzo pesante e a sopportare tutte le terribili conseguenze di questa palese aggressione». La notizia dell’attacco non è andata giù neanche all’Arabia Saudita che dal 2015 è in guerra con gli Houthi e da un anno sta portando avanti le negoziazioni per un progetto di pace. «Il Regno dell'Arabia Saudita segue con grande preoccupazione le operazioni militari che si svolgono nella regione del Mar Rosso e gli attacchi aerei su una serie di siti nella Repubblica dello Yemen», si legge in una nota che invita «all’autocontrollo» e ad «evitare un’escalation». La Russia, da parte sua, ha chiesto la convocazione d’urgenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite lamentando che gli attacchi americani e britannici compiuti nella notte violano la sovranità dello Yemen e il diritto internazionale. Sulla stessa linea anche l’Iran ed Hezbollah.
«Questa aggressione indica la decisione di espandere l'area del conflitto al di fuori della Striscia. Questo avrà delle conseguenze», ha detto uno dei leader di Hamas Sami Abu Zhouri. «L’aggressione degli Usa e della Gran Bretagna contro settori dell'esercito yemenita, perché si è schierato con Gaza, è una provocazione contro la nazione palestinese».
Resta da capire se gli attacchi di Regno Unito e Stati Uniti siano stati un avvertimento o continueranno nei prossimi giorni. Nel secondo caso, il conflitto in Medio Oriente rischia un’escalation senza precedenti.
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