Il Rosatellum crea un forte incentivo verso le grandi coalizioni, ma la parte proporzionale spinge le ali estreme dell’alleanza a farsi la guerra per ottenere visibilità e superare così la soglia di sbarramento. Secondo il politologo Vamba anche il centrodestra rischia frizioni
L’accordo raggiunto dal Partito democratico con Azione e +Europa per formare un’ampia coalizione nel centrosinistra è stato salutato come un successo da molti osservatori. Secondo alcuni sondaggi e analisi, grazie a questa alleanza fino a una ventina di collegi uninominali è diventata contendibile e la vittoria della destra alle prossime elezioni non è più così assicurata.
Ma se la legge elettorale, con il suo sistema di collegi, ha creato un forte incentivo alla creazione dell’alleanza, l’altra parte della legge, la presenza di una quota proporzionale e di una soglia di sbarramento, crea altrettante spinte ai singoli partiti per distinguersi e rischia di favorire la litigiosità interna alle alleanze. Le schermaglie di questi giorni tra Calenda, verdi e sinistra mostrano che la coalizione di centrosinistra è a rischio di tenuta, ma anche il centodestra, per motivi diversi, rischia di avere difficoltà.
Gli scontri
Ad aprire le danze è stato questa mattina il segretario di Europa Verde, Angelo Bonelli. «L'accordo tra Pd e Azione va rinegoziato – ha detto in un’intervista al Corriere – Riteniamo di avere più voti dello stesso Calenda», definito da Bonelli «un bambino viziato che, siccome urla, mamma e papà gli danno tutto».
Calenda, che nei giorni scorsi aveva definito Bonelli e il suo alleato di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, «frattaglie», ha risposto subito dicendo che non vede l’utilità della loro candidatura e che se non gradiscono l’agenda Draghi «è un problema del Pd».
La tensione resta alta, con Fratoianni e Bonelli che hanno chiesto e ottenuto un incontro con il segretario del Pd che dovrebbe svolgersi domani. Nella frattura si è subito infilato il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte che ha fatto un’apertura ai due leader di sinistra. «Con le persone serie, che vogliono condividere un'agenda sociale ed ecologica con noi c'è sempre la possibilità di dialogare», ha detto oggi.
I punti di divisione nella coalizione sono tanti. Fratoianni, in particolare, ha rivendicato il no al rigassificatore di Piombino, contro cui è schierato anche il Pd locale. Calenda ha invece definito «necessaria» l’opera e ha proposto di militarizzare l’area di costruzione. Dal canto loro, Azione e +Europa rimproverano a Sinistra Italia un sostegno troppo tiepido all’Ucraina e il mancato sostegno al governo Draghi.
La legge elettorale
Si tratta di una situazione esasperata dalla legge elettorale, che da un lato spinge i partiti a unirsi in vaste coalizioni, dall’altro li incentiva a sottolineare la propria unicità per superare le soglie di sbarramento. «Al momento è difficile prevedere come la parte proporzionale del Rosatellum influenzerà le dinamiche elettorali all’interno del centrosinistra – dice Davide Vampa, professore associato in scienze politiche della Aston University di Birmingham – Ora siamo ancora nella fase di costruzione della coalizione in cui ci possono essere tensioni e scosse di assestamento».
In una coalizione come quella di centrodestra, dove le identità e gli elettorati di riferimento sono molto simili, l’effetto disgregante è meno pronunciato, anche se è comunque presente. Le iniziali resistenze di Forza Italia all’idea di cedere a Giorgia Meloni la guida del governo se il suo partito dovesse risultare il più votato, o le prese di posizione sulla Nato e l’Europa servono tutte a creare un’identità originale all’interno della coalizione.
Ma nella nuova alleanza di centrosinistra, la distanza che separa i vari componenti è molto più grande. Azione ad esempio ha finito con l’identificarsi tanto nell’opposizione alla destra che ha fatto cadere il governo Draghi, quanto alla sinistra che non lo ha mai sostenuto. La sua insistenza su opere pubbliche, come termovalorizzatori e rigassificatori, è in diretta opposizione ai programmi dei verdi e di Sinistra Italiana.
A loro volta, questi ultimi si sono definiti tanto come avversari della destra radicale sui temi civili e sociali, quanto come nemici delle politiche centriste e pro business che propone Azione e che considerano macchiate di neoliberismo.
Lotta in famiglia
Dopo questi giorni di trattative, la situazione nella coalizione di centrosinistra potrebbe assestarsi. «La mia sensazione – dice Vampa – è che, avendo messo da parte la questione delle candidature “controverse” nell’uninominale, le diverse componenti della coalizione si avviino a intraprendere campagne elettorali complementari: Calenda cercherà di attrarre l’elettorato centrista, verdi e sinistra si rivolgeranno agli elettori più progressisti e sensibili alle tematiche ecologiste e il Pd giocherà il ruolo di grande forza mediatrice della coalizione».
Ma c'è anche la possibilità che le cose vadano nel senso opposto. In base agli accordi raggiunti, nessuno dei principali esponenti dei vari partiti che formano la coalizione sarà candidato nei collegi uninominali, dove i voti di tutti concorrono all’elezione. La quota proporzionale, quindi, diviene ancora più importante e così la necessità di ottenere visibilità, anche a spese degli alleati.
Azione e +Europa sono date dai sondaggi stabilmente sopra il 3 per cento, intorno al 5, mentre l’alleanza Europa Verde e Sinistra Italiana è data poco sotto, intorno al 3. In sondaggi con un margine di errore del 3 per cento, sono numeri poco confortanti, in particolare per quanto riguarda il Senato, dove la soglia di sbarramento “reale” può arrivare in alcune regioni fino al 7 per cento.
Le liste che non raggiungeranno il 3 per cento non eleggeranno alcun candidato nella quota proporzionale e i loro voti saranno distribuiti agli altri membri della coalizione.
Cercare di affermarsi in opposizione ai propri partner di coalizione può essere un problema per tutta l’alleanza. «Non penso sia nel loro interesse farsi la guerra perché andrebbe a vantaggio dei 5 stelle (a sinistra) e del centrodestra (per gli elettori moderati/orfani di Forza Italia)», dice Vamba.
E il centrodestra?
In questo scenario la compattezza dell’identità del centrodestra rischia di essere un’arma a doppio taglio. «È vero che nel centrodestra sembra esserci meno infighting ma non dimentichiamoci che Meloni e Salvini si contendono un elettorato molto simile». Dai sondaggi degli ultimi anni, risulta chiaro che ogni voto guadagnato da Fratelli d’Italia è un voto tolto alla Lega. «Vero che il centrodestra è elettoralmente più omogeneo ma questo significa che c’è meno spazio per una complementarità simile a quella che può emergere nel centrosinistra allargato».
In altre parole, il Rosatellum consente a ogni forza politica all’interno della coalizione di coltivarsi il suo orto. Nel centrosinistra, questa tendenza può arrivare al punto di creare vere e proprie fatture. Ma è un problema anche per il centrodestra, dove la sovrapposizione degli “orti” è quasi completa e quindi «a dispetto della calma apparente di questi giorni, potrebbero esserci maggiori tensioni fra Meloni e Salvini nelle fasi finali della campagna elettorale», conclude il professore.
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