- Microsoft, padrona di Bing, ha istituito la ricerca a premi, come la spesa al supermercato sotto casa. Così gli utenti trascurano Google e si spostano su Bing determinando un proporzionale trasferimento di ricavi dalla Big Tech di Mountain View a quella di Seattle.
- Fra le cinque big tech stiamo assistendo al passaggio dalla convivenza pacifica allo scontro nucleare
- Se gli interessi industriali e commerciali della Ue non reagiranno alla situazione, rischiano di fare la fine della preda
Si avvia il pc una mattina come un’altra e ne spunta implacabile (perché il tuo sistema operativo è Windows) un Bing che, sorpresa! t’appende una medaglia del valore di punti 423. Non hai ancora capito cosa sia e da dove arrivi quel punteggio, ma la pagina subito ti spiega che lo puoi “riscattare” destinandolo ad acquisti per te o trasformandoli in regali per il tuo mondo di relazioni benefiche, d’affari od affettive.
Passato lo stupore, si indaga e scopre che l’accumulatore di punti sale nella misura in cui ricorri a Bing per ricercare, tradendo quel Google che da anni ti funge da motore di ricerca.
La ricerca a premi
E così l’evento miracoloso si chiarisce: Microsoft, la padrona di Bing, la search engine che nessuno si filava, ha istituito la ricerca a premi, come la spesa al supermercato sotto casa. Così, dagli e dagli, gli utenti trascurano Google e si spostano su Bing determinando un proporzionale trasferimento di ricavi dalla big tech di Mountain View a quella di Seattle. Un monte di denari un pizzico dei quali conforta l’entusiasmo dei ricercatori che fanno da motore all’affarone. Ma anche un riconoscimento de facto che tutto il castello affaristico di Internet si regge sul “lavoro” infaticabile dei leoni e somari da tastiera che cercano, socializzano, espettorano verità, autentiche o fasulle.
Finalmente qualcuno, ovvero Microsoft, tanto lavoro lo riconosce e lo ripaga. Nulla di più potrebbe immaginare quel Pynchon, che prima d’ogni altro ha descritto eroi che campano con i buoni, le offerte speciali e i sogni più grandiosi affidati ad una Lotteria. Bing ovviamente subito t’acchiappa e ti prospetta i punti che puoi accumulare con qualche ricerca sponsorizzata. Ad esempio se ti butti in una pagina sul Nepal, sono 10 punti al primo clic, ma se t’aggiri fra gli alberghi e i voli disponibili, il contatore del guadagno sale ancora. E poi ci sono i quiz che promettono parecchi punti se rispondi, sicché per riuscirci t’aggiri, fai ricerca e il traffico lievita grazie ai colpi dei tuoi clic. Manco a dire che se installi il meccanismo a punti sul cellulare puoi guadagnare anche stando in movimento.
La lista dei regali
Con quei punti accumulati cosa mai ci puoi comprare? Dandoti da fare, a occhio e croce, per tre giorni puoi arrivare ai 1.500 punti con cui dotarti di un Codice Digitale Roblox. Se, come noi, sei boomer e non hai idea di cosa sia e a cosa serva, passi oltre e ti ritrovi in una giungla di buoni benzina, ticket per mercati alimentari, perfino sconti presso Ikea (ma qui siamo al top di 75.000 punti necessari, per cui dovrai impegnarti a cliccare, ad occhio e croce, per un mese senza sosta). A meno che la famiglia non si organizzi e sul medesimo account vegli e navighi a turni anche notturni mentre il resto della casa esausta dorme.
Qualcuno già starà pensando alla distopia di questo mondo centrato sul marketing, alimentato a punti trasformabili in regali. Ma non ci pare più orribile del coltivare speranza vendendo i Gratta e vinci o il SuperEnalotto. Per quanto ci riguarda lo sappiamo: ci faremo senza dubbio catturare.
Le big tech vanno alla guerra
Insomma, non abbiamo ancora fatto in tempo ad assaporare la sfida di quelle super Chatbot che si gettano alla caccia di traffico di rete e di ricavi, che ci ritroviamo con l’antica trovata dei buoni fedeltà spalmati ovunque andiamo.
Aspettiamo ora la contromossa di Google, Apple, Amazon e Meta, che non possono subire tanto dinamismo senza organizzare una reazione. Conclusione, le cinque big tech stanno passando dalla non pestarsi i piedi alla guerra nucleare.
Vista dall’Europa la notizia non è buona, perché per quanto ci riguarda l’esito sarà di avere oligopoli Usa ancora più forti e divenuti molto più scaltriti e pervasivi. Sarebbe urgente, anche più della mitica difesa europea, organizzare un servizio buoni e premi che risponda alla pressione americana e incentivi le navigazioni e i premi conseguenti a beneficio dei prodotti e dei servizi che creiamo.
Ma questo è un discorso assai più ampio, dal quale ci ritraiamo perché per scrivere queste righe abbiamo già sottratto tempo e punti preziosi al navigare
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