A qualche giorno dalla rielezione di Donald Trump, la domanda che frulla nella testa degli elettori e degli osservatori è: cosa farà veramente rispetto a quanto promesso in questi mesi di frenetica campagna elettorale? Lo ha detto lo stesso tycoon il mercoledì mattina, dopo che la Pennsylvania lo aveva incoronato vincitore «governerò con un semplice motto: promesse fatte, promesse mantenute».

Quali sono queste promesse? Si possono raccogliere, in sintesi, a partire dal controllo dell’immigrazione, fatto non solo attraverso le deportazioni di massa di circa 11 milioni di migranti illegali, ma sigillando i confini, stavolta senza costruire un muro.

In aggiunta, verrebbe abolito il diritto di cittadinanza alla nascita per i figli di migranti illegali, anche se quest’ultimo provvedimento andrebbe ad abolire una riforma contenuta nel quattordicesimo emendamento della Costituzione e scatenerebbe una lunga serie di contenziosi legali.

Ci saranno anche nuovi dazi su vari beni d’importazione che andrebbe a colpire soprattutto la Cina, un rinnovo di un taglio delle tasse varato nel 2017 di cui beneficerebbero i redditi più alti e le grandi imprese, ma anche i lavoratori della ristorazione che vivono di mance, i pensionati e persino i proprietari di casa.

Infine, c’è la creazione della cosiddetta agenzia per l’efficienza governativa diretta da Elon Musk. Questo ambizioso piano è stato confermato in un’intervista dal numero due dei repubblicani alla Camera dei Rappresentanti Steve Scalise che ha evidenziato di come i tagli fiscali servano più che altro «al bilancio delle famiglie».

Scalise ha anche aggiunto che attraverso l’approvazione di un budget che aggirerebbe tramite il processo di riconciliazione congressuale il quasi certo ostruzionismo dei dem al Senato, consentirebbe di varare tutto questo nel giro di cento giorni, compreso un aumento delle estrazioni di gas e petrolio, che già sono state abbondantemente sostenute anche durante l’amministrazione Biden.

Scalise sottolinea che un’azione del genere «abbasserebbe il potere di fare i prezzi di nazioni come la Russia, l’Iran e il Venezuela» per concludere dicendo che bisogna «ridurre le dimensioni del governo e questo si farà anche grazie all’apporto di Musk». Azioni che presumibilmente richiedono migliaia di licenziamenti e si abbinerebbero a un vecchio piano della prima amministrazione Trump che dovrebbe rendere più facile la riduzione del numero degli impiegati governativi, e questo dovrebbe scatenare una dura opposizione da parte dei sindacati.

Continua anche l’annuncio di nuove posizioni nell’amministrazione. Secondo alcune indiscrezioni, Trump vorrebbe il ritorno del falco Robert Lighthizer come Rappresentante al Commercio Estero, ruolo che ha già ricoperto nella prima presidenza, carica nella quale ha lanciato la guerra commerciale verso la Cina.

Non è ancora certo però di che numeri godranno i repubblicani: se al Senato si dovrebbero assestare a circa 52 o 53, qualora i riconteggi in Pennsylvania confermassero l’elezione di David McCormick, alla Camera i repubblicani secondo il New York Times sarebbero ancora fermi a quota 213 seggi su 435, anche se probabilmente andranno sopra quota 218. Numeri esili che potrebbero assottigliarsi nel corso del tempo. In nessun caso però, finora, è stato detto quale ruolo dovrebbe prendere Robert Kennedy Junior, l’ex esponente dem diventato acceso sostenitore del tycoon, che gli ha promesso un posto per «rendere l’America più sana», senza specificare come tutto ciò verrebbe fatto.

Nel frattempo, è stato ottenuto uno dei risultati più attesi da Donald Trump, la fine a quello che poteva essere il più pericoloso dei processi sul tentativo di rovesciare l’esito del voto delle elezioni presidenziali del 2020. Il procuratore speciale Jack Smith ha chiesto e ottenuto dalla giudice Tanya Chutkan di mettere in sospeso tutto il procedimento date le «circostanze straordinarie» nelle quali si trova.

Il piano omicida iraniano

Non è l’unica buona notizia proveniente dal Dipartimento di Giustizia, uno degli organismi più denigrati da Trump nell’ultimo quadriennio, visto come la sede della “caccia alle streghe”: secondo l’Associated Press sarebbe stata emessa un’incriminazione per un membro della Guardia rivoluzionaria iraniana per aver tentato di organizzare nelle scorse settimane l’assassinio dello stesso candidato presidente.

Le accuse sarebbero state emesse da una corte newyorchese e si tratterebbe del terzo tentativo di omicidio subito da Trump nel 2024. A Farhad Shakeri, un associato del Corpo delle guardie della rivoluzione islamica dell'Iran (Irgc), sarebbe stato ordinato di preparare un piano per assassinare Trump tra la metà e la fine dello scorso settembre.

Anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan avrebbe salutato a modo suo la rielezione del tycoon dicendo che auspica che cambi l’atteggiamento nei confronti di Gaza e del Libano e che ora potrebbe arrivare la pace auspicata in Medio Oriente.

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