Giunti ormai al voto per le elezioni europee, non possiamo non commentare che a proposito di ambiente la campagna elettorale è stata mal iniziata e mal proseguita. I partiti di sinistra hanno praticato poco l’argomento, come pure i più moderati Azione e Stati Uniti d’Europa.
Per chi è ecologista, la situazione è deludente, sconcertante e preoccupante: si tratta di un dato di sostanza o d’incapacità? Significa che chi dovrebbe naturalmente rappresentare le istanze, la cultura e le preoccupazioni dell’ecologismo italiano con il suo ricco percorso storico, poi alla fine ritiene che altro sia più importante? Oppure che siamo di fronte a una rappresentanza debole che su questo non riesce a tener testa alla destra, che invece il tema ambiente lo tratta per negarlo e per propagandare visioni e soluzioni impraticabili e inaccettabili? Di fronte ai continui fenomeni estremi causati dal cambiamento climatico, è il caso di chiedersi perché tanta tiepidezza e tanta leggerezza e soprattutto di chiederne conto ai gruppi dirigenti dei partiti di sinistra.
L’Europa è centrale nella questione ambientale, perché è il continente dove la natura è stata più compromessa, e perché è uno dei pezzi del mondo che consuma più risorse e più risorse provenienti dai paesi più poveri. Ed è centrale l’istituzione Parlamento europeo, perché il cambiamento climatico è affrontabile soltanto se si opera su tanti stati.
Nel frattempo, Salvini e anche Meloni attaccano i provvedimenti sulle case green e sulle auto elettriche parlando di “ambientalismo ideologico” e di “eco-follie”, così ponendosi come difensori dei ceti meno abbienti. Anche in altri paesi europei la campagna dei conservatori e delle destre ha usato argomenti analoghi (in Francia hanno parlato di “ecologia punitiva” e “fanatismo ecologico”).
Costi sociali
Ma dobbiamo chiederci se la sinistra non abbia una responsabilità: se le sue argomentazioni e i suoi atti negli ultimi anni non siano stati abbastanza forti e lucidi nel mostrare quanto siano compenetrate questione sociale e questione ambientale. “Fine del mondo, fine del mese” secondo il bellissimo slogan dei gilet jaune.
Non va considerato marginale l’impatto dei costi della transizione, e si deve operare affinché esso non sia asimmetrico, finendo per colpire i lavoratori e gli strati più umili. E le forze politiche che rappresentano il mondo del lavoro non devono lasciare margini di manipolazioni alla destra, devono essere vigili e pensare a reti di protezione a lungo termine che accompagnino la trasformazione, un “welfare verde per la transizione”.
A questo punto c’è augurarsi che la trascuratezza della sinistra sull’ambiente in questa campagna elettorale non rischi di far rimanere a casa i cittadini preoccupati e i giovani che in negli ultimi anni si sono espressi con modalità di grande impatto per spingere verso politiche ambientali adeguate. Perché se dalle urne uscisse una maggioranza conservatrice e di destra al parlamento di Strasburgo, i rischi di una frenata e di un ritorno indietro sarebbero reali. Se nel 2019 Von der Leyen propose in Green Deal europeo fu per la presenza della sinistra e dell’ecologismo in quel parlamento e per le grandi mobilitazioni per il clima in tutta Europa. Ma confidando sul senso di responsabilità verso l’emergenza che viviamo si può pensare che i cittadini preoccupati vadano a votare non tanto per i singoli partiti ma per l’ambiente e per il futuro della specie umana.
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