Gli eventi meteorologici estremi come i nubifragi e le alluvioni sono sempre meno eccezionali. Questo autunno i casi dell’Emilia-Romagna, degli Stati Uniti e in parte anche dell’Europa centrale sono stati centrali sui media italiani, ma gravi calamità e numerose vittime sono state segnalate in molti angoli del mondo
E ovviamente ora – con la nuova alluvione in Emilia-Romagna – il clima è tornato da qualche parte vicino alle prime dei giornali e va bene. Ma quando la stessa tempesta, la stessa, stava devastando la Polonia sembrava lontanissimo e la crisi degli incendi sembra il problema di un altro pianeta ma ha già fatto sei morti in Portogallo. E più andiamo sulle distanze lunghe, più ci sembra di parlare di altre galassie invece che del nostro stesso pianeta. Ci sono disastri enormi che non arrivano nemmeno sulle brevi di cui non riusciamo a parlare perché succedono semplicemente troppe cose [...]. Non importa quanto sia lontano, è davvero lo stesso pianeta dove viviamo anche noi.
Raccontava così Ferdinando Cotugno, lo scorso 24 settembre, nel nostro podcast Areale. E in effetti in questo inizio di autunno ci sono stati, uno dietro l’altro, alluvioni e nubifragi che hanno colpito diverse zone del mondo. Studi recenti hanno indicato che il continuo aumento delle temperature, in particolare nelle stagioni calde, abbia un effetto sul riscaldamento delle acque marine e successivamente sulla violenza delle precipitazioni che seguono tali stagioni. Ma una delle questioni più preoccupanti è la frequenza con cui questi eventi meteorologici estremi avvengono.
Stati Uniti e Europa
Senza andare troppo lontano – per lo meno a livello di percezione dati i punti in comune delle società –, gli Stati Uniti sono appena stati colpiti da due uragani caratterizzati da una fortissima violenza. L’uragano Helene, di categoria 4, è stato, a metà settembre, il più mortale da quando Katrina segnò le zone colpite e l’immaginario collettivo nel 2005.
Almeno 228 persone sono morte, intere città sono state sommerse, le case distrutte e milioni di persone sono rimaste senza elettricità o ricezione telefonica. Poco più di dieci giorni dopo la Florida è stata nuovamente in allerta per l’arrivo dell’uragano Milton, inizialmente di categoria 5, che ha portato sull’area di Tampa il quantitativo di acqua considerato come un evento piovoso unico in un migliaio di anni. Alla fine l’allerta e la diminuzione di categoria hanno prodotto effetti minori, ma comunque ci sono state 14 morti e le città sono state nuovamente allagate mentre erano ancora in corso le operazioni per liberarsi dai detriti portati da Helene.
Pochi giorni prima dell’alluvione in Emilia-Romagna, la stessa tempesta Boris che ha portato le piogge sull’Italia ha colpito diversi paesi dell’Europa centrale, provocando 24 morti e centinaia di migliaia di persone evacuate tra Polonia, Repubblica Ceca, Romania e Austria. Il 5 ottobre un’altra alluvione ha colpito la Bosnia provocando 22 morti. In Inghilterra e in Galles le piogge si sono protratte per settimane e numerose strade e città sono state investite dall’acqua.
Africa
Ma allontanando lo sguardo dalla mappa, tutto il mondo è stato colpito da forti alluvioni, che hanno portato a moltissime vittime, che, a causa di problemi più o meno grandi che interessano la nostra società in questo momento, sono state meno raccontate.
In alcuni stati del centro e dell’ovest dell’Africa intensi nubifragi hanno portato devastazione e un numero enorme di vittime tra luglio, agosto e settembre. A metà dello scorso mese erano stati registrati almeno 230 morti in Nigeria, 265 in Niger, 487 in Chad e 55 in Mali. In totale nella regione ci sono stati più di 1.000 morti.
Secondo le Nazioni unite, nel 2024, più di quattro milioni di persone sono state colpite da fenomeni alluvionali nell’Africa occidentale, creando o peggiorando della situazioni di crisi umanitaria, che però non hanno avuto moltissima risonanza sui media occidentali e in particolare su quelli italiani.
Sempre a settembre più di 20 persone sono morte invece in Marocco e Algeria a causa di piogge intense e molto rare nelle regioni desertiche dei due paesi.
Asia
A inizio settembre il tifone Yagi ha portato piogge e inondazioni in Vietnam, causando circa 300 morti. Alla fine del mese forti precipitazioni sono state registrate sul Nepal per 72 ore a partire dal 27 di settembre. Più della metà dei distretti nepalesi sono stati colpiti e oltre 215 persone hanno perso la vita, compresi 35 bambini.
La stagione dei monsoni in India, invece, quest’anno si è prolungata oltre la usuale metà di settembre per arrivare fino alla fine del mese, con forti piogge che hanno causato l’esondazione di diversi fiumi. Nello stato del Bihar, a inizio settembre, sono morte 10 persone e a fine mese altre 46 sono annegate a causa della grande quantità d’acqua durante le tradizionali immersioni legate a una festività Hindu.
A metà settembre due tempeste hanno colpito in Cina la città di Shanghai. La prima, chiamata Bebinca, è stata registrata come la più violenta dal 1949. Non ha causato morti ma ha portato all’evacuazione di più di 400mila persone e all’allagamento delle strade della città. Sei sono invece i morti causati da alluvioni e frane nella regione di Noto, dove circa 40mila persone sono state evacuate. La regione era, tra l’altro, ancora alle prese con la ricostruzione dopo un terremoto che ha interessato la zona il primo giorno dell’anno.
Soltanto in questo elenco, che probabilmente non raccoglie neanche tutti gli episodi alluvionali che sono avvenuti nel periodo preso in considerazione, si possono quindi contare quasi 1.900 vittime. Un numero altissimo in un breve lasso di tempo, che conferma la situazione allarmante, che probabilmente nei prossimi anni non andrà migliorando.
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