La presidente del Consiglio è intervenuta al terzo giorno della Conferenza Onu sul clima, a Baku: ha messo in luce l’impegno dell’Italia per l’ambiente, ma ha anche usato parole decise per mettere un freno a spinte ritenute troppo radicali
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«Un approccio troppo ideologico e non pragmatico su questo tema rischia di portarci fuori strada verso il successo» è una delle frasi che forse riassumono meglio il discorso di Giorgia Meloni alla Cop29 di Baku. Mercoledì mattina, la presidente del Consiglio italiana è intervenuta alla conferenza per il clima delle Nazioni unite in corso in Azerbaigian.
Nel suo discorso, la premier ha cercato di porre in una luce positiva l’azione dell’Italia per la lotta alla crisi climatica, esprimendo però chiaramente la posizione di un governo che finora non ha avuto una forte volontà di essere protagonista in questo campo, cercando compromessi sulle nuove regole europee sulla qualità dell’aria o mettendosi di traverso nei confronti dello stop ai motori endotermici in Ue previsto per il 2035.
Meloni ha quindi tenuto un discorso di responsabilità verso il raggiungimento degli obiettivi, con una frenata nei confronti degli impulsi più decisi: «Per raggiungere questi obiettivi è necessaria la collaborazione di tutti – a partire dai principali emettitori di gas a effetto serra – oltre ad un adeguato sostegno finanziario. Durante questa conferenza lavoreremo per adottare un nuovo obiettivo di finanza per il clima. Per raggiungere una buona sintesi è necessario condividere le responsabilità, superando le divisioni tra nazioni sviluppate, economie emergenti ed economie in via di sviluppo». L’Italia, in questo senso, continua a fare la propria parte nel Fondo per il clima per l’Africa, nel Green climate fund, nel Loss and damage fund, nel coinvolgimento delle banche multilaterali di sviluppo e con il tanto celebrato Piano Mattei».
«Ma è altrettanto prioritario che il processo di decarbonizzazione prenda in considerazione la sostenibilità dei nostri sistemi produttivi e sociali – ha aggiunto Meloni –. La natura va difesa con l’uomo al centro. Un approccio troppo ideologico e non pragmatico su questo tema rischia di portarci fuori strada verso il successo. La strada giusta è quella della neutralità tecnologica, perché attualmente non esiste un’unica alternativa all’approvvigionamento da fonti fossili».
Serve quindi, per la presidente, un mix energetico che tenga ancora conto del gas e dei biocarburanti e, in futuro, della fusione nucleare, che permetterebbe di produrre energia pulita, sicura e illimitata: «L’Italia è impegnata in prima linea sul nucleare da fusione. Nell’ambito della nostra presidenza del G7, abbiamo organizzato la prima riunione del Gruppo mondiale per l’energia da fusione promosso dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica».
Meloni ha infine concluso il suo discorso con una proiezione verso il futuro: «Come per ogni Cop, dipende da noi determinare se sarà un successo o un fallimento. Sappiamo che potremmo non essere noi personalmente a beneficiare dei risultati degli sforzi che stiamo facendo. Ma non è questo l'importante. Io sono una madre, e come madre niente mi gratifica di più di quando lavoro per politiche che permetteranno a mia figlia e alla sua generazione di vivere in un posto migliore».
Le reazioni
La posizione del governo italiano è stata ulteriormente approfondita dal ministro dell’Ambiente e della sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, intervistato a Radio Uno: «Uno dei temi è come si determinano le regole per le contribuzioni, sui paesi in via di sviluppo in particolare. Oggi non ci sono regole, è tutto volontaristico e dunque non equilibrato. Questi dieci giorni servono a confronti serrati, vedremo quale sarà il documento conclusivo». Il ministro ha inoltre commentato le parole di “adorazione” di gas e petrolio del presidente azero alla conferenza: «Non bisogna dare nulla di scontato, poi il petrolio non è infinito, deve durare anche per la plastica dei prossimi secoli, quindi non dobbiamo bruciarlo tutto. Si tratta di trovare il punto di equilibrio, il gas è certamente il fossile di transizione».
Posizioni che invece sono state fortemente contestate in una nota dal leader dei Verdi e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli: «Cara Meloni, da padre le dico che con le sue decisioni sta rubando il futuro alle prossime generazioni non solo quello di mia figlia». Bonelli ha infatti elencato una serie di azioni del governo che vanno contro a una lotta alla crisi climatica, come il voto contro la legge sul restauro della natura, il blocco dello sviluppo delle energie rinnovabili, la volontà di fermare – o almeno rallentare – il Green deal europeo. «Potrei continuare, ma lei dovrebbe raccontare meno bugie e ascoltare di più i bambini, come sua figlia e meno gli amministratori delle aziende petrolifere. Buon soggiorno a Baku da Angelo Bonelli, papà di Viola» ha concluso Bonelli.
Gli interventi del segretario generale dell’Onu e del papa
Anche il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres è intervenuto nuovamente nella giornata di oggi, insistendo sull’importanza dell’impegno dei paesi già sviluppati per la transizione ecologica: «troppo spesso noi vediamo ripetere gli errori del passato, in una esplosione di ingordigia che schiaccia i poveri. Vediamo una corsa alle risorse, con comunità sfruttate, diritti calpestati e l'ambiente distrutto. I paesi in via di sviluppo vengono degradati al fondo della catena del valore, mentre gli altri si arricchiscono sulle loro risorse».
Papa Francesco ha invece fatto arrivare il proprio messaggio attraverso il segretario di stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin. «Quando si parla di finanza per il clima, è importante ricordare che debito ecologico e debito estero sono due facce della stessa medaglia, che ipoteca il futuro» spiega il papa nel suo messaggio. I paesi sviluppati dovrebbe prendersi la responsabilità per l’impatto delle proprie decisioni passate: «Più che una questione di generosità, questa è una questione di giustizia. Oggi è resa ancora più grave da una nuova forma di ingiustizia che riconosciamo sempre di più, ovvero che esiste un vero 'debito ecologico', in particolare tra il Nord e il Sud del mondo, connesso a squilibri commerciali con effetti sull'ambiente e all'uso sproporzionato delle risorse naturali da parte di alcuni Paesi per lunghi periodi di tempo».
L’invito di Francesco e del cardinale Parolin è perciò a mettere da parte le autogiustificazioni e l’indifferenza, per lavorare per il bene comune.
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