Costa caro, costa carissimo curare gli effetti del cambiamento climatico. Alluvioni, incendi e frane devastano un territorio reso ancora più fragile da decenni di incuria e il conto dei danni aumenta ogni anno. A tal punto che la Banca centrale europea ha inserito da tempo i rischi climatici tra quelli che possono provocare perdite tali da destabilizzare il sistema finanziario. Perfino i bilanci statali faticano a trovare le risorse per far fronte da una parte agli investimenti per mettere in sicurezza l’ambiente e anche agli oneri della ricostruzione post calamità.

Che fare, allora? C’è una scorciatoia, che passa da una possibile collaborazione tra lo Stato e i privati, cioè le compagnie di assicurazione, chiamate a coprire i rischi dei disastri con apposite polizze. Facile a dirsi, perché l’aumento della frequenza e della gravità degli eventi estremi manda alle stelle i costi dei risarcimenti a carico degli assicuratori, che per coprirsi aumentano i premi richiesti agli assicurati. Da qui la richiesta allo Stato di intervenire per garantire una parte dei possibili oneri a carico delle compagnie.

Le promesse di Musumeci

Proprio all’indomani dell’alluvione in Emilia-Romagna e nelle Marche, con lo strascico di polemiche politiche, la questione delle cosiddette polizze catastrofali è stata al centro di un convegno organizzato a Roma dall’Ania, l’associazione delle imprese assicurative, nell’ambito del G7 dei ministri delle Finanze a presidenza italiana.

«Renderemo obbligatoria la polizza assicurativa per la casa contro i danni catastrofali», ha scandito dal palco dell’evento il ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, reduce dagli attacchi contro la regione Emilia-Romagna, nel pieno dell’emergenza, per i presunti ritardi nell’impiego dei fondi per la messa in sicurezza del territorio.

L’impegno di Musumeci sembra però destinato a restare sospeso a mezz’aria ancora a lungo. E il pronostico non sembra azzardato se si considera quel che è successo per l’obbligo delle polizze catastrofali per le aziende.

La misura varata dal governo Meloni a fine 2023 e inserita nella manovra per il 2024 è ancora in attesa di un decreto attuativo perché entri davvero in vigore. Se ne parla da sei mesi, ma il provvedimento si è arenato in Parlamento e si spera vada in porto entro ottobre. «È in fase di definizione», ha tagliato corto Musumeci. Va detto che da principio era stato fissato il termine di fine 2024 per la stipula dei contratti, ma visti i tempi lunghi del decreto la scadenza slitterà più avanti. Un emendamento al decreto Omnibus appena presentato da Fratelli d’Italia chiede un rinvio a fine del 2025. Insomma, serve ancora tempo prima che la macchina si metta davvero in moto.

Molte aziende frenano di fronte a un impegno finanziario per le nuove polizze che potrebbe rivelarsi pesante. D’altra parte, Musumeci nel suo intervento al convegno Ania, ha messo le mani avanti, affermando che «è finito il tempo in cui lo Stato poteva erogare risorse per tutti e per sempre». Tradotto, significa che i privati, le aziende ma anche le famiglie, dovranno farsi carico almeno in parte del problema.

Ed è a questo punto che vengono chiamate in causa le assicurazioni. Le compagnie fiutano il business, chiedono anche incentivi fiscali e maggiori investimenti pubblici nella prevenzione delle catastrofi, investimenti che avrebbero l’effetto di ridurre i rischi e i danni.

Già dal 2018, in verità, i proprietari di casa possono detrarre dall’Irpef il 19 per cento del costo per la copertura sui rischi per alluvione e terremoto. Lo sgravio fiscale ha però avuto ben pochi effetti concreti: solo il 6 per cento delle abitazioni è protetta da una polizza sulle catastrofi naturali, mentre per il rischio incendio la percentuale sale al 44 per cento.

È anche vero che, come ha rilevato una recente indagine dell’Ivass, l’authority di controllo sulle assicurazioni, in molti casi i contratti comprendono tali e tanti limiti ed esclusioni da scoraggiare l’acquisto da parte dei privati. Anche per questo motivo, l’obbligo di assicurazione per le case private ipotizzato da Musumeci sembra al momento difficile da tradurre concretamente in legge in tempi brevi. In altri paesi, come la Spagna e la Francia l’obbligo è già previsto ogni volta che si stipula una polizza incendio, che a sua volta è in molti casi obbligatoria.

Rischi in aumento

Purtroppo, i tempi lunghi della politica devono confrontarsi la velocità in continuo aumento del cambiamento climatico, che innesca con sempre maggiore frequenza eventi estremi. Nel 2023 sono state censite nel mondo 398 catastrofi naturali, con perdite economiche per 380 miliardi di dollari, il 20 per cento circa in più rispetto alla media di questo secolo. Anche se solo un terzo di questi danni era coperto da polizze, le compagnie hanno comunque dovuto sborsare somme senza precedenti per far fronte ai rimborsi.

In Italia, secondo i calcoli dell’Ania, l’alluvione in Emilia-Romagna, quella dell’anno scorso, ha provocato perdite economiche per 9,8 miliardi di dollari (circa 9 miliardi euro), di cui però erano assicurati non più di 600 milioni. Con la legge sulle polizze obbligatorie per le imprese, l’entità dei risarcimenti dovrebbe aumentare e anche la velocità dei rimborsi. Questo almeno è quanto dichiarano compagnie e governo. Si vedrà.

Intanto l’Italia resta in coda in Europa nella classifica per divario tra rischio di calamità naturale e il grado di copertura assicurativa. La situazione è peggiore soltanto in Grecia, un altro paese che tra frane e alluvioni sta pagando un prezzo altissimo al cambiamento climatico.

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