Stellantis ha reso noto ai rappresentanti sindacali che la 500e, unico modello al momento in produzione nell’impianto torinese insieme alla Maserati Levante, verrà prodotta fino al 12 settembre. Poi lo stop fino all’11 ottobre
Per Mirafiori arriva un altro stop, l’ennesimo dall’inizio del 2024. Si chiude così nel peggiore dei modi uno degli anni più travagliati nella storia quasi secolare dello stabilimento torinese, un tempo fabbrica madre della vecchia Fiat.
Stellantis ha infatti reso noto ai rappresentanti sindacali che la Fiat 500 elettrica, unico modello al momento in produzione a Mirafiori insieme alla Maserati Levante, verrà prodotta fino a giovedì 12 settembre. Dopodiché la fabbrica subirà una sospensione delle attività fino all'11 ottobre. «La misura - ha spiegato l'azienda - è resa necessaria dall'attuale mancanza di ordini legata all'andamento del mercato elettrico in Europa, che è profondamente in difficoltà per tutti i produttori, soprattutto europei. Stellantis è fermamente impegnata a garantire la continuità di tutti i suoi impianti e delle sue attività e sta lavorando duramente per gestire al meglio e traguardare questa difficile fase della transizione. Si tratta di un percorso impegnativo, che non risparmia scelte difficili e non offre soluzioni a portata di mano, ma esige unità d'intenti e visione, necessarie per accompagnare questa grande azienda, insieme a tutti i suoi dipendenti, nel futuro».
Stellantis ha spiegato che per le Carrozzerie di Mirafiori, «grazie a un investimento di 100 milioni di euro, presto sarà potenziata la produzione della Fiat 500e con una nuova batteria ad alto potenziale, integrando nuove tecnologie per renderla più accessibile e migliorare l'esperienza cliente, ma a cavallo tra il 2025 e il 2026 sarà anche avviata la produzione della Nuova 500 Ibrida, che sarà realizzata sulla base dell'attuale 500 elettrica. Lo storico complesso di Mirafiori sta vivendo una profonda trasformazione, con l'obiettivo di renderlo un vero e proprio polo di innovazione e sviluppo a livello globale, scelta cruciale per vincere la sfida della transizione verso la mobilità sostenibile a cui siamo chiamati. Una visione che prevede un processo di investimenti nel comprensorio torinese e nell'industria automobilistica italiana, finalizzato alla creazione del Mirafiori Automotive Park 2030».
I lavoratori dello stabilimento – quelli ancora attivi, dato che circa tremila operai sono in cassa integrazione fino a fine anno – si ritrovano così nuovamente fermi: le produzioni erano riprese lunedì 2 settembre, dopo un mese e mezzo di stop.
Per quanto riguarda la Maserati, la produzione andrà avanti fino a lunedì 16 settembre, prima di passare a una linea produttiva più compatta. Alcuni fornitori sarebbero però già stati avvertiti del possibile stop, che dovrebbe durare un mese.
Orizzonti cinesi
«È chiaro che, nuova chiusura o meno, le prospettive per Mirafiori sono tutt’altro che rosee: la 500 elettrica non vende e nuovi modelli all’orizzonte non se ne vedono, da qui alla fine dell’anno la sensazione è che i giorni in cui le produzioni sono ferme supereranno quelli in cui si lavora», aveva dichiarato il segretario della Fiom-Cgil di Torino Edi Lazzi prima dell’ufficialità dello stop della fabbrica.
Se poi a questo si aggiunge che il 13 settembre a Torino tornerà il Salone dell’auto – dopo 5 anni di assenza in cui la kermesse si è tenuta a Monza e Milano – al danno si unisce la beffa.
Nel frattempo procedono le trattative con i cinesi di Dongfeng, che puntano a realizzare in Italia uno stabilimento che produca 100mila vetture l’anno. Mirafiori sarebbe il candidato perfetto per ospitarlo: molti politici piemontesi, tra cui il presidente della regione Alberto Cirio e la consigliera del Pd Gianna Pentenero, sua sfidante alle ultime elezioni, hanno accolto con favore l’ipotesi.
Lunedì intanto è previsto un nuovo incontro tra azienda e sindacati per chiarire la questione, che rappresenta solo la punta dell’iceberg del periodo di forte difficoltà che sta attraversando il settore automobilistico in Italia ma non solo, come testimoniano la prospettata chiusura di due stabilimenti Volkswagen in Germania (sarebbe la prima volta nella sua storia) e le proteste dei lavoratori Stellantis negli Stati Uniti, con la visita oltreoceano dell’ad del gruppo, Carlos Tavares, accompagnato dal presidente John Elkann.
Vendite al palo
Per Stellantis è decisamente il periodo più complicato da quando nel 2019 è stata ufficializzata la fusione tra Fca e Psa che ha dato vita al gruppo. Nei primi otto mesi del 2024, la multinazionale franco-italiana ha immatricolato nel nostro paese 335.883 auto, registrando un calo del 2,1 per cento rispetto all’analogo periodo dell’anno scorso.
Nel mese di agosto la crisi si è accentuata: con 17.132 immatricolazioni si registra un calo del 32,4 per cento sull’anno precedente, mentre in Francia la flessione è stata del 31,7 per cento. La quota di mercato occupata da Stellantis sul mercato italiano è passata dal 31,8 al 24,8 per cento, con le vendite delle vetture a marchio Fiat superate per la prima volta da Toyota, Volkswagen e Dacia. Se tutto il settore soffre, sono i marchi del gruppo Stellantis ad accusare ancora di più il colpo.
La crisi dell’elettrico
A incidere maggiormente su questa congiuntura negativa sono i bassi livelli di vendita delle automobili elettriche, che dopo il rimbalzo post Covid e il traino fornito dagli incentivi alla transizione ecologica hanno registrato nel 2024 un record negativo.
Un forte ruolo lo giocano le auto elettriche, che non sembrano convincere a pieno i consumatori. Negli ultimi mesi infatti la transizione all’elettrico sembra essersi arrestata, con la quota delle auto elettriche e ibride nel mercato italiano che è passata dal 9,1 per cento dell’agosto del 2023 al 7,2 dello stesso mese di quest’anno, registrando un calo di quasi due punti percentuali.
Uno scenario ben poco rassicurante per i lavoratori del settore e in particolare per quelli dello stabilimento di Mirafiori, che rischiano di chiudere questo annus horribilis nel peggiore dei modi.
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