La legge di Bilancio introduce una flat tax al 5 per cento sugli straordinari degli infermieri e un contributo di 500 euro al mese per gli specializzandi non medici. Ma non c’è traccia del piano con le assunzioni di personale: per tagliare le liste d’attesa altri 61 milioni andranno alla sanità privata
In questa scheda aggiorneremo le novità della manovra 2025 sul tema sanità fino alla sua approvazione:
- Il 19 dicembre abbiamo dato conto della flat tax al 5 per cento sugli straordinari degli infermieri e del contributo di 500 euro al mese per gli specializzandi dell’area sanitaria.
- Gli specializzandi in medicina potranno assumere incarichi libero-professionali in strutture pubbliche e private «per un massimo di otto ore settimanali».
- Nel testo presentato in parlamento non c’è alcun piano straordinario per le assunzioni di personale sanitario. In base alle attese della vigilia dovevano essere circa 6mila nel 2025.
- Per tagliare le liste d’attesa, nel 2025 sono stanziati 61,5 milioni di euro a favore delle strutture private convenzionate con il servizio sanitario nazionale.
Con il via libera della commissione Bilancio della Camera, è arrivato in aula il testo della manovra 2025, con 144 articoli che comprendono misure fiscali come il taglio del cuneo, le norme sulle pensioni e quelle sulla revisione della spesa. Dopo il voto di fiducia a Montecitorio, l’iter normativo porterà – entro il 31 dicembre – all’approvazione al Senato del ddl definitivo, per cui sono previste misure per 30 miliardi.
Tra gli aggiustamenti rispetto alla versione depositata a ottobre ci sono precisazioni sul riordino delle detrazioni: le spese sanitarie e quelle relative ai mutui per la casa saranno escluse dal tetto della revisione. È previsto un piccolo rialzo per le pensioni minime e un’estrazione in più del Superenalotto, ogni venerdì. Inoltre la terza manovra del governo Meloni posticipa il piano di assunzioni tanto atteso e prevede piccoli aumenti di stipendio per medici e infermieri.
Un percorso tormentato
La strada della legge sembrava in discesa a causa delle poche risorse e di un limitato spazio per nuove misure, ma i tempi per l’approvazione si sono allungati rispetto alle previsioni, con l’approdo in aula che è slittato al 19 dicembre. Ora l’obiettivo del governo è licenziare il testo, ricorrendo alla fiducia, il 20 dicembre. La manovra si sposterà poi in Senato, dove la commissione Bilancio la approverà senza ritocchi e l’aula darà il via libera definitivo entro la fine dell’anno, così da evitare l’esercizio provvisorio.
I ritardi sono legati alle mosse dei relatori di maggioranza, che hanno depositato molti emendamenti, tra cui quello sull’aumento degli stipendi per i ministri non parlamentari (poi riformulato). In una lettera al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, le opposizioni hanno criticato la mancata presenza delle relazioni tecniche, denunciando «l’impossibilità di valutare le misure». Fontana ha però confermato l’iter, dato che la manovra è «fisiologicamente eterogenea e comprensiva di vasti interventi».
Una guerra di numeri
Giorgia Meloni aveva promesso 3,6 miliardi per la sanità, ma per il 2025 il Documento programmatico di bilancio prevede uno stanziamento aggiuntivo di soli 900 milioni, con altri 3 miliardi in cantiere per l’anno successivo. Cifre lontane da quelle richieste dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, che si attendeva 4 miliardi per il 2025. Per questo l’opposizione e le associazioni del settore sanitario hanno criticato il governo, con Pierino Di Silverio, segretario nazionale di Anaao Assomed (il sindacato dei medici ospedalieri), che ha parlato di «scandalosa mistificazione».
All’articolo 47 della legge di Bilancio i 900 milioni netti indicati nel Dpb – corrispondenti allo 0,04 per cento del Pil – diventano 1,3 miliardi lordi. È questa la cifra stanziata per il 2025, di cui circa un miliardo è vincolato al rinnovo del contratto 2025-27 dei dipendenti di Asl e ospedali. A tale somma vanno poi aggiunti – ha notato Giovanni Rodriquez su Quotidiano Sanità – anche 1,2 miliardi già previsti nella scorsa manovra, per un totale di 2,5 miliardi aggiuntivi.
Il finanziamento del Fondo sanitario nazionale salirà così a 136,5 miliardi nel 2025. Un leggero incremento in termini nominali che però non cambia il rapporto tra spesa sanitaria e Pil – un indicatore più affidabile della spesa in sanità, ha notato anche la segretaria del Pd Elly Schlein – che resta del 6,3 per cento. È uno dei dati più bassi di tutti i paesi occidentali, inferiore di 0,6 punti rispetto alla media Ocse e di 0,5 punti rispetto alla media europea.
Il ritocco agli stipendi
Per rafforzare la sanità pubblica e convincere il personale a non lasciare l’Italia, attratto dagli stipendi di altri paesi europei, la manovra introduce una flat tax al 5 per cento sugli straordinari degli infermieri (voluta soprattutto da Fratelli d’Italia). Nella legge non trova invece posto la detassazione dell’indennità di specificità medica: nel 2025 l’aliquota del 43 per cento non passerà al 15 per cento. Secondo le stime Ocse, oggi i medici italiani guadagnano in media 105mila dollari l’anno, molto meno dei loro colleghi tedeschi e francesi.
Sono invece previsti aumenti per i contratti dei giovani medici, con un incremento di 80 euro netti al mese per gli specializzandi e crescite più sostanziose per le specialità meno attrattive (come medicina d’emergenza e anestesia). Inoltre è stabilito che i nuovi dottori possano assumere incarichi libero-professionali in strutture pubbliche e private «per un massimo di otto ore settimanali». È poi confermato il contributo di 500 euro mensili, tra parte fissa e variabile della retribuzione, per gli specializzandi dell’area non medica (come odontoiatri, psicologi e veterinari).
Le assunzioni fantasma
Già nel testo inviato alla Camera non c’era traccia del piano straordinario per le assunzioni di medici e infermieri: in base alle attese della vigilia sarebbero dovuti essere circa 6mila nel 2025, di cui 2mila medici e 4mila infermieri. Se le previsioni del Dpb saranno rispettate, i nuovi assunti saranno comunque 30mila entro il 2027. Numeri che paiono insufficienti, considerando che «30mila medici andranno in pensione nei prossimi cinque anni e lo stesso accadrà con 21mila infermieri», ha ricordato Andrea Casadio su Domani.
Come prevedibile, la notizia ha scatenato le proteste dei sindacati dei medici (Anaao Assomed e Cimo Fesmed) e del sindacato degli infermieri Nursing Up, che lo scorso 20 novembre hanno scioperato per 24 ore. In una nota hanno parlato di «presa in giro» e di «giravolte del ministero dell’Economia che vanificano gli sforzi del ministero della Salute», ricordando che intanto il governo aumenta i finanziamenti per la sanità privata.
Per tamponare l’attuale carenza, a inizio ottobre Schillaci ha firmato un protocollo operativo per l’arrivo di infermieri dall’India. Professionisti che forniranno cure extra ospedaliere, cioè non urgenti o destinate a malati cronici. I dettagli dell’accordo sono stati definiti al G7 Salute del 10 ottobre: «Stiamo predisponendo delle piattaforme online per insegnare loro l’italiano. Abbiamo scelto gli indiani perché hanno diplomi di qualità che possono essere riconosciuti nel nostro sistema», ha precisato il ministro.
Le liste d’attesa
Tra i venti articoli dedicati alla sanità non si trovano stanziamenti per pagare i camici bianchi che fuori dall’orario di lavoro si impegnano a smaltire le liste d’attesa. Ma nel 2025, per il medesimo scopo, 61,5 milioni in più andranno alle strutture private convenzionate con il servizio sanitario nazionale. La somma salirà poi a 123 milioni nel 2026. Infine, per l’aggiornamento del piano pandemico sono in arrivo 50 milioni per il prossimo anno e 100 per quello successivo.
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