Lo sciopero nazionale dei metalmeccanici. La rabbia dei 20mila in piazza del Popolo a Roma, dove sono presenti i leader dell’opposizione. I sindacati: «Altro che un milione di veicoli all’anno. L’industria dell’automotive in Italia sta scomparendo»
Un appello disperato al governo Meloni e ai vertici di Stellantis per risollevare le sorti del settore dell’automotive in Italia, con un 2024 che volge al termine e passerà alla storia come uno degli anni più difficili per l’industria automobilistica del nostro Paese.
Per questo 20mila lavoratori sono scesi in piazza a Roma, nella manifestazione indetta dai sindacati confederali dei metalmeccanici (Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uil Metalmeccanici) insieme alla proclamazione dello sciopero di otto ore dei lavoratori del settore auto.
In Piazza del Popolo, a Roma, oltre a operai e sindacalisti, erano presenti – senza intervenire sul palco – anche i principali leader dell’opposizione: la segretaria del Pd Elly Schlein, il presidente del M5s Giuseppe Conte, il leader di Azione Carlo Calenda e Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, alla guida di Avs. Tutti uniti dietro una sola richiesta: il governo si prenda le sue responsabilità di fronte a Stellantis, e faccia in fretta per salvare il mondo dell’auto in Italia.
La manifestazione
La mobilitazione, culminata nel comizio di Piazza del Popolo, ha visto il coinvolgimento di lavoratori provenienti da tutta Italia, con l’obiettivo di sensibilizzare il governo e le aziende sulla crisi del settore automobilistico, e chiedere interventi concreti per tutelare l'occupazione e rilanciare la produzione, che quest’anno ha toccato i minimi storici, con un calo del 37 per cento rispetto al 2023, toccando picchi del 72 per cento in meno nel mese di agosto. Erano presenti anche i lavoratori delle aziende della componentistica, duramente colpite da questa crisi, e le delegazioni dei sindacati europei, confermando il carattere internazionale della crisi del settore, come dimostra la possibile chiusura di due stabilimenti Volkswagen in Germania, con il licenziamento di circa 15mila lavoratori. Sarebbe la prima volta nella storia dell’azienda tedesca.
Dal palco di Piazza del Popolo, si sono susseguiti gli interventi dei leader sindacali, con il segretario generale della Fiom-Cgil Michele De Palma che ha riaffermato l’unità di lavoratori e associazioni: «In questi anni pensavano di averci divisi, i lavoratori dell'industria e dell'automotive erano diventati invisibili. Ma le auto non esistono senza chi le costruisce: senza prodotto non c'è alcun profitto per le aziende».
Il segretario generale della Uil Metalmeccanici Rocco Palombella punta il dito contro la strategia dell’ad di Stellantis Carlos Tavares, che nei scorsi giorni non ha escluso tagli al personale in Italia per sopperire agli scarsi livelli di produzione: «Come possiamo accettare da Tavares che sei stabilimenti producano lo stesso numero di veicoli di 70 anni fa? Meno di 500mila auto e veicoli commerciali. Come possiamo accettare il calo del 70% della produzione degli ultimi anni? Altro che il milione di veicoli annunciato dal ministro».
Il riferimento è al milione di autovetture da produrre ogni anno in Italia promesse da Stellantis, nel corso di un tavolo ministeriale sull’automotive che si è tenuto nel 2023, al ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso. Una promessa che è rimasta lettera morta, e per questo il segretario generale della Fim-Cisl Ferdinando Uliano chiede al Governo Meloni di dare seguito agli impegni presi con i lavoratori: «II governo deve concretizzare il confronto iniziato più di un anno fa al Mimit: attuare un piano strategico con Stellantis e con le aziende della componentistica», ha dichiarato.
Anche il leader di Azione Carlo Calenda, anche lui in piazza insieme agli altri leader dei partiti di opposizione, ha voluto lanciare una stoccata alla premier Meloni: «Prenda in considerazione le proposte dell’opposizione se non è in grado di proporre un piano alternativo».
Urso convoca Stellantis
A stretto giro è arrivata la risposta del ministro Urso, che ha mostrato solidarietà ai lavoratori scesi in piazza, e ha annunciato una nuova convocazione per i vertici di Stellantis: «Io rispetto molto i sindacati che oggi stanno manifestando e rispetto molto le indicazioni del Parlamento. Per questo la convocazione di Stellantis la farò solo domani», ha detto il titolare del dicastero dell’industria e del Made in Italy, mentre si trovava in visita a Torino, la città che più di tutte sta soffrendo la crisi del settore, con lo stabilimento di Mirafiori che è ancora chiuso a causa dei bassi livelli di vendita della 500 elettrica, l’unico modello rimasto in produzione nella fabbrica. «Sono molto vicino ai lavoratori, loro lo sanno», ha aggiunto Urso. Ma dopo lo sciopero di oggi gli addetti dell’automotive si attendono risposte concrete, che a dispetto delle promesse del governo e di Stellantis tardano ad arrivare.
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