- Il terreno di proprietà dell’imprenditore di Venezia Luigi Brugnaro valeva cinque milioni di euro quando è stato acquistato nel 2006.
- Oggi, dopo che Brugnaro è diventato sindaco, è stato rivalutato per 70,3 milioni di euro.
- Porta di Venezia è proprietaria di un’area originariamente di 430 mila metri quadri poco più a sud del Ponte della libertà che con il nuovo piano della mobilità sostenibile sarà trasformata in uno dei principali terminal di ingresso in città.
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Venice's Mayor Luigi Brugnaro walks in a flooded St. Mark's Square in Venice, Italy, Friday, Nov.15, 2019. The high-water mark hit 187 centimeters (74 inches) late Tuesday, Nov. 12, 2019, meaning more than 85% of the city was flooded. The highest level ever recorded was 194 centimeters (76 inches) during infamous flooding in 1966. (AP Photo/Luca Bruno)
Il terreno di proprietà dell’imprenditore-sindaco di Venezia Luigi Brugnaro valeva cinque milioni di euro quando è stato acquistato nel 2006. Oggi, dopo che Brugnaro è diventato primo cittadino, è stato rivalutato per 70,3 milioni di euro. Nel bilancio 2020 della società LB Holding, dove LB sono le iniziali di Brugnaro, c’è scritto che «il gruppo ha rivalutato alcuni beni di proprietà in particolare i terreni della società Porta di Venezia».
Porta di Venezia è proprietaria di un’area originariamente di 430 mila metri quadri poco più a sud del Ponte della libertà che con il nuovo piano della mobilità sostenibile Venezia 2030 sarà trasformata in uno dei principali terminal di ingresso in città.
Nell’ultimo bilancio depositato dalla società relativo al 2019 si specifica che gli immobili posseduti sono «esclusivamente» gli «Isolotti lagunari» nel comune di Venezia, Forte Marghera, Zona Pili, acquistati «in data 28 febbraio 2006 con atto di compravendita a rogito del notaio Giovanni Giuliani previa aggiudicazione di asta pubblica e censito nel catasto terreni del comune di Venezia».
L’area è inquinata, secondo una sentenza del Tar del 2018 servono 28 milioni di euro di bonifiche. E ora stando al bilancio di LB Holding l’area è stata rivalutata, come anticipato dal Tempo, «per oltre 70 milioni di euro».
I bilanci rivelatori
Negli anni passati i terreni erano già stati rivalutati a 14,6 milioni di euro grazie a una «perizia asseverata». Ma il bilancio della LB Holding più aggiornato ora testimonia una rivalutazione che ne moltiplica il valore di 4,8 volte, nonostante una relazione fatta per il comune di Venezia nel 2015 provi la presenza di sostanze radioattive. Questa rivalutazione va a beneficio di una società che ha un solo amministratore unico, Luca Gatto, che siede anche nel cda della LB Holding. E che è partecipata al 90 per cento da Veneto Immobiliare Srl, società partecipata da Umana e LB Holding e amministrata sempre da Gatto, e per il restante 10 da Umana Spa, la società di lavoro interinale messa in piedi da Brugnaro e il cui ad, Giovanni Venier, è presidente del cda di LB Holding.
Nello stesso documento si spiega che Porta di Venezia è stata protagonista di nuovi investimenti. Alla voce immobilizzazione si legge di un saldo di 1,4 milioni di euro che «si riferisce prevalentemente agli investimenti effettuati dalle controllate Società Agricola San Giobbe, Salviati e Porta di Venezia».
Poca cosa rispetto alla lievitazione del valore dell’area. Cosa è successo per arrivare a questo enorme aumento?
Rivalutazione in due tappe
Umana non ci ha risposto, due fatti, però, sono certi. A novembre del 2019 una delibera di giunta ha approvato il piano per la mobilità sostenibile che fa dei Pili uno dei terminal turistici principali per l’ingresso a Venezia. Solo a settembre 2021 la giunta ha spiegato che l’area del terminal sarà espropriata, senza dire quanta parte. Di certo però se nel 2020 quei terreni valgono 70,3 milioni di euro, l’esproprio può fruttare molto. Il secondo fatto certo è che nella primavera 2020, col Covid, su quel terreno è stato realizzato un parcheggio scambiatore, gratuito, ma sul quale sono state dirottate linee di trasporto pubblico locale.
Quindi, su un terreno di privati, di una società riconducibile al sindaco, è stato realizzato un parcheggio servito da mezzi pubblici. Il tutto senza che non ci sia mai stata inviata una informazione all’autorità portuale che ha la competenza su quell’area. E senza che fosse presa in esame la questione dell’inquinamento radioattivo.
L’8 maggio 2020 l’autorità portuale ha scritto alla Capitaneria di porto per spiegare che i parcheggi scambiatori ricadevano nel suo ambito e che non era pervenuta «alcuna comunicazione formale circa la realizzazione». Per questo l’autorità chiedeva alla capitaneria di porto di verificare «la situazione di fatto e l’eventuale commissione di illeciti». Dodici giorni dopo, mentre le linee di trasporto pubblico venivano dirottate sui Pili, l’autorità portuale si è rivolta alla procura guidata da Bruno Cherchi: il 20 maggio il materiale relativo alla «recente realizzazione, nell’area dei Pili, di un parcheggio scambiatore» di cui l’autorità portuale «non ha notizia» viene inviata anche agli uffici giudiziari.
Il bilancio del trust Lb Holding spiega anche che il blind trust «non ha ripercussione in termini di strategie e governance del gruppo. Il management delle società del gruppo è rimasto invariato e continua a esprimere la massima continuità di gestione e visione, come già accaduto con soddisfazione in questi primi vent'anni di attività». Considerati i numeri lievitati di quei terreni, anche con più soddisfazione.
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