Justin Welby, massima autorità spirituale della Chiesa anglicana, ha lasciato l’incarico dopo che la scorsa settimana un report ha rivelato che la chiesa britannica ha coperto le violenze su minori dell’avvocato John Smith. L’arcivescovo ne era al corrente dalla sua nomina, ma non fece nulla: «Devo onorare le mie responsabilità»
Justin Welby si è dimesso dal ruolo di arcivescovo di Canterbury – che ricopriva dal 2013 – per le pressioni legate alla gestione di moltissimi abusi da parte di un avvocato, avvenuti negli scorsi decenni e coperti dalla Chiesa anglicana. L’arcivescovo di Canterbury è la massima autorità spirituale dell’istituzione ed è la figura più importante dopo il sovrano o la sovrana del Regno Unito, che è ufficialmente il governatore supremo della Chiesa.
Lo scandalo
Un report del ricercatore indipendente Keith Makin di metà ottobre, pubblicato la scorsa settimana, ha rivelato che la Chiesa anglicana ha coperto per anni gli abusi perpetrati da un importante avvocato e membro anziano dell'organizzazione benefica cristiana Iwerne Trust, John Smyth, che faceva il volontario presso i campi estivi dell’ente religioso, prima nel Regno Unito negli anni Settanta e Ottanta, e successivamente in Zimbabwe e Sudafrica.
In quelle occasioni, Smyth sottoponeva i minori ad attacchi traumatici fisici, sessuali, psicologici e spirituali. Quando si scoprì degli abusi all’interno della Chiesa, Smyth fu allontanato in Africa nei due stati già citati, dove continuò ad agire impunemente. In totale le vittime sarebbero state circa 130 e renderebbero Smyth, secondo il report, «il più prolifico molestatore seriale mai associato alla Chiesa d’Inghilterra».
Nel 1982, l’Iwerne Trust condusse un’indagine interna segreta che scoprì che Smyth portava gli alunni a casa sua vicino a Winchester e li frustava con una canna da giardino nella sua rimessa. L’organizzazione, però, non denunciò l’avvocato fino al 2013. Smyth è poi morto nel 2018 mentre era in corso un’indagine su di lui, all’età di 77 anni.
Sempre nel 2013, secondo Makin, l’arcivescovo Welby fu informato degli abusi dopo la sua nomina, ma non li denunciò, portando a un ritardo nell’azione contro Smyth e, potenzialmente, a ulteriori abusi perpetrati da quest’ultimo fino alla sua morte.
Tra l’altro, l’arcivescovo fu anche un volontario ai campi religiosi negli anni Settanta, ma ha negato di essere a conoscenza di qualcosa riguardo agli abusi. Per Makin, Welby potrebbe non aver conosciuto l’entità degli abusi, ma è probabile che sapesse che Smyth era un problema.
Le parole dell’Arcivescovo
Welby ha ammesso che nel 2013 era stato informato della vicenda, ma ha anche detto che sapeva che la polizia era già stata informata: «La Makin Review ha denunciato la cospirazione del silenzio a lungo mantenuta sugli atroci abusi di John Smyth. Quando nel 2013 sono stato informato e mi è stato detto che la polizia era stata informata, ho creduto erroneamente che sarebbe seguita una soluzione adeguata».
Non avendo quindi agito attivamente per risolvere la questione e visti i decenni in cui la Chiesa ha coperto gli abusi di cui era a conoscenza, Welby ha ritenuto che «è chiaro che devo assumermi la responsabilità personale e istituzionale per il lungo e “ritraumatizzante” periodo tra il 2013 e il 2024».
Nel comunicato, Welby ha anche detto che spera che «questa decisione chiarisca quanto seriamente la Chiesa d'Inghilterra comprenda la necessità di un cambiamento e il nostro profondo impegno nel creare una chiesa più sicura. Mentre mi dimetto, lo faccio con dolore per tutte le vittime e i sopravvissuti agli abusi», sottolineando i suoi tentativi di portare un cambiamento nella Chiesa negli ultimi anni, per i cui storici fallimenti prova comunque un «senso di vergogna».
Welby aveva già pensato di dimettersi qualche giorno fa per non aver agito quando era stato informato degli abusi nel 2013, ma poi Lambeth Palace – la sede dell’arcidiocesi – aveva rilasciato una nota in cui sosteneva che l’arcivescovo si scusava «profondamente sia per i suoi fallimenti e omissioni, sia per la malvagità, l'occultamento e gli abusi da parte della chiesa in senso più ampio», ma che non vi era l’intenzione di dimettersi, decisione che invece ha comunicato oggi.
Nei giorni scorsi, infatti, una petizione promossa da membri del sinodo della Chiesa d’Inghilterra per le sue dimissioni ha ricevuto più di 14mila firme e importanti figure della Chiesa hanno criticato lo stesso Welby.
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