Le lacrime di gioia insieme alla consapevolezza che il peggio è passato. Nei giorni successivi al 30 novembre 2022 il sindaco leghista di Vigevano, Andrea Ceffa, tirava un sospiro di sollievo. Nessun golpe all’orizzonte, nessuna congiura di Sant’Andrea andata in porto. Soltanto il tentativo fallito di mandarlo a casa.

D’altronde, due anni fa, qualcuno tra i “traditori” – tredici consiglieri tra maggioranza e opposizione – pensava di tirarsi indietro dal piano che mirava proprio alla “caduta” del primo cittadino. È così che le lettere di dimissioni validate dal notaio diventavano improvvisamente dodici e la bufera passava. O forse no.

L’inchiesta

I magistrati di Pavia hanno disposto l’arresto di Ceffa, 51 anni e al secondo mandato, finito ai domiciliari per corruzione. L’accusa è che il sindaco, tra i fedelissimi del ministro e leader della Lega Matteo Salvini, abbia «procurato tramite un prestanome una consulenza presso Asm Vigevano», la municipalizzata del comune che gestisce diversi servizi, a una consigliera per assicurarsene il sostegno in quei giorni.

«Una consulenza», si legge nella nota della procura, «di cui la società non aveva alcuna necessità, al solo fine di assicurare un illecito vantaggio economico alla donna». Destinatari delle altre ordinanze di custodia cautelare, eseguite dai carabinieri, sono dunque l’avvocata Roberta Giacometti, consigliera di maggioranza e unica eletta della lista civica di centrodestra Vigevano riparte, e i dirigenti di Asm, Matteo Ciceri, Veronica Passarella e Alessandro Gabbi.

Tre funzionari, questi ultimi, che, secondo chi indaga, sarebbero stati perfettamente coscienti dell’inutilità di quell’“incarico” garantito a Giacomettti, ma non avrebbero fatto opposizione. Anzi, avrebbero collaborato.

Gli altri salviniani

Nell’inchiesta, partita per l’appunto dalla congiura di Sant’Andrea, sono inoltre finiti i “nemici-amici” politici del sindaco Ceffa. Sono indagati, ma a piede libero, anche un politico locale insieme all’ex europarlamentare leghista che ha dovuto cedere il suo scranno al generale Roberto Vannacci, Angelo Ciocca, e all’imprenditore edile, nonché presidente di Ance Pavia, Alberto Righini.

Sarebbero stati proprio loro a “ideare” il golpe che poi non si è concretizzato. E lo avrebbero fatto promettendo 15mila euro ai membri della giunta comunale se avessero deciso di partecipare. Una storia, insomma, di “mala politica” e intrecci non proprio trasparenti. Ma anche una storia che racconta una spaccatura tutta interna alla Lega.

Proprio Ciocca, meglio conosciuto come il “Brad” (inteso come Pitt) del Pavese, noto anche per le sue innumerevoli gaffe, torna a far parlare di sé. Ma stavolta non per la presunta vicinanza alla galassia nera lombarda o per aver preso a martellate, come nel 2014, una slot machine per dire basta al gioco d’azzardo, oppure, ancora, per aver incontrato, nel 2019, il boss ‘ndranghetista Pino Neri.

Ciocca non è immune alle vicende giudiziarie (solo l’anno scorso il suo socio in affari è finito ai domiciliari nell’ambito di un’inchiesta dei pm pavesi che coinvolgeva anche la municipalizza Asm). In Rimborsopoli, inchiesta riguardante la regione Lombardia, l’ex eurodeputato è stato condannato a un anno e sei mesi (conferma in appello e annullamento in Cassazione). È uscito pulito da “Lobby Nera”, indagine dei magistrati milanesi in cui si profilava l’ipotesi di riciclaggio. Ora deve difendersi dalle contestazioni della procura di Pavia, che mettono in imbarazzo la Lega.

Il sindaco sospeso

Diverse perquisizioni sono state effettuate nelle abitazioni delle persone coinvolte ma anche nelle sedi di società ed enti pubblici. In attesa dei prossimi risvolti Ceffa, sospeso dalla carica di sindaco dopo la decisione del prefetto di Pavia Francesca De Carlini, ha incassato la solidarietà di Salvini.

«Conosco Andrea Ceffa, come lo conoscono i suoi concittadini e tutta la Lega, come persona onesta e corretta e all’esclusivo servizio del bene della sua città. Io personalmente e tutto il partito siamo al suo fianco – certi della sua integrità – e contiamo che possa chiudersi rapidamente questa brutta pagina, sicuri che possa dimostrare la sua totale innocenza. Da ministro ho lavorato con lui su alcune opere strategiche, a partire dalla Vigevano-Malpensa, e confido possa tornare al più presto in ufficio», ha detto il leader leghista, incurante del fatto che l’inchiesta abbia fatto emergere una faida tra uomini del suo partito.

La senatrice del Pd Enza Rando attacca: «Il quadro è complesso, davanti a tutto questo bisogna tornare a ribadire la necessità di rafforzare tutti gli strumenti di contrasto agli affari illeciti e alla corruzione. La strada per la legalità e la trasparenza deve essere rafforzata e serve anche un impegno diretto delle istituzioni nazionali». Le opposizioni chiedono le dimissioni del sindaco. Intanto si attendono gli interrogatori di garanzia e, soprattutto, i nuovi rilievi dei pubblici ministeri. Il peggio non pare essere affatto passato.

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