Giovedì 14 novembre un derby sportivo sulle prime due reti della tv pubblica, con Belgio-Italia di Nations League su Rai 1 e Sinner-Medvedev del Masters di Torino su Rai 2 (oltre che su Sky). Un test per capire se ha un fondamento l’idea che il tennis possa diventare il primo sport d’Italia. Per seguito, fatturato, passione, raccolta pubblicitaria, numero di praticanti e di appassionati
È una questione di linguaggio. Il solo cambiare una lettera in una parola, può mutarne il senso. Ora ci troviamo di fronte, stasera in particolare, a una mutazione epocale: non si dice o ci pensa più «chissà quanti vedranno la Nazionale di calcio» ma la domanda più diffusa (in senso metaforico, almeno) è: chissà quanti vedranno in tv Sinner contro Medvedev.
Il centro è diventato Jannik e il fatto stesso che se ne stia a parlare è qualcosa di clamoroso in un Paese come il nostro (e come la maggioranza di tutti gli altri) dove il discorso calcistico viene prima di qualunque altro.
E dato che stasera, il match di Sinner alle Finals di Torino e Belgio-Italia di Nations League andranno in scena in contemporanea (20.45) l’occasione per valutare quale sia il livello di attenzione e passione che circonda l’uomo del tennis e gli uomini della Nazionale è troppo ghiotta. Anzi: a ben vedere in ballo c’è qualcosa di più.
I numeri
Un’occhiata per capire da che punto si parte, ci vuole. Il match fra Jannik e Taylor Fritz di martedì è stato seguito da 2.111.000 persone su Rai 2, lo stesso canale che dovrebbe erigere un monumento all’altoatesino visto che è reduce dal flop-record de L’Altra Italia, programma sospeso dopo una manciata di puntate perché superava a fatica l’1% di share in prima serata . Su Sky lo stesso incontro ha radunato 693.000 telespettatori. Lo share complessivo è stato del 13.4%: un’enormità.
Italia-Belgio di Nations League giocata l’11 ottobre ha raccolto su Rai 1 7.095.000 telespettatori con il 33,4 % di share: Che i volumi siamo comunque diversi è chiaro: ma è altrettanto vero che una mutazione è in corso. Il fenomeno Sinner è un attacco al cuore dello stato-calcio come forse mai si era visto prima e il test di stasera ci dirà a che punto è, questo attacco.
Per la prima volta qualcuno si è messo in testa un’idea meravigliosa che solo qualche mese fa sarebbe apparsa frutto o della mente di un buon scrittore di fantascienza oppure di un folle; e non nel senso “etilico” elogiato da Erasmo da Rotterdam. L’idea è che il tennis possa diventare il primo sport d’Italia. Per seguito, fatturato, passione, raccolta pubblicitaria, numero di praticanti e di appassionati. Se si ricorda che per quarant’anni più o meno il tennis maschile ha costantemente dovuto scrollarsi di dosso la nomea di sport in cui gli italiani non vincevano mai, il tutto assume perfino una connotazione onirica.
Davvero esiste la possibilità che Jannik Sinner trascini il tennis, il padel, il pickleball, il risorto squash, il badminton, il tennis tavolo, ogni disciplina in cui due o quattro avversari si sfidano con una racchetta e una rete che li separa, a essere più popolare del calcio?
Il movimento
Scopri le differenze, direbbe un enigmista. Il calcio è malato e si fa prima a elencare da cosa non è affetto piuttosto che contare le patologie che lo affliggono. Il tennis, per contro, gode di una salute ammirevole.
Mentre la Nazionale di calcio sta faticosamente ricostruendo la sua immagine dopo il disastroso Europeo di cinque mesi fa, Sinner ha trascinato tutto il settore maschile del tennis a una età dell’oro: conquista della Coppa Davis (la seconda della storia), due titoli Slam vinti dal rosso, una seconda linea di giocatori veri capitanati da Musetti che ha conquistato il bronzo a Parigi e raggiunto una semifinale a Wimbledon, una terza linea folta e pure un giovanissimo talento, Federico Cinà (primo titolo vinto in Romania poco più di un mese fa), figlio di Francesco, coach che ha accompagnato Roberta Vinci per tutta la carriera, che pare garantire un ponte verso il domani, evitando il crearsi di buchi neri generazionali.
La base
Le scuole tennis dei circoli hanno le liste d’attesa. I genitori hanno ripreso a inviare i figli ai corsi estivi della Academy di mezzo mondo. L’Italia ospita le Finals, quando le Next Gen Finals erano a Milano avevano addosso una gran dose di illuminazione mediatica, ora la maggioranza degli appassionati (figuriamoci gli altri) manco sa se sono state abolite o si giocano ancora.
Gli Internazionali d’Italia (torneo che in passato qualcuno pensava di vendere) sono un orgasmo di folla al cui confronto altri tornei di pari livello fanno la figura di un torneo di briscola alla bocciofila. Le Finali di Davis arriveranno da noi prima o poi, prima che poi. È davvero follia pensare che il tennis sopravanzi il calcio nel cuore e nelle scelte televisive degli italiani? I colpi di Jannik sono perfetti per la visione sugli smartphone in veste di highilights, alla stregua delle rubriche del GialappaShow: anche se non vedi tutto il programma live ti gestisci la visione. E così accresci il pubblico dei ragazzi e dei giovani.
Il Clostebol
Sinner è al centro di tutto. Talmente al centro che nessuno quasi ricorda più il caso-Clostebol che lo ha investito nei mesi scorsi, tutt’altro che chiuso, visto che il Cas di Losanna dovrà emettere una sentenza sul ricorso della Wada contro l’assoluzione sancita da Sport Resolutions (uno scioglilingua politico-sportivo, in effetti).
Quasi nessuno ha inarcato il sopracciglio (per stupore, mica per altro) alla notizia che Umberto Ferrara, ex preparatore atletico di Jannik licenziato dopo l’esplosione del caso, si sia accasato nel team di Matteo Berrettini. Strano che nessuno abbia ancora dato una vesta grafica al “Sinner pantocrator” creatore di tutte le cose, inserendo il suo volto in luogo di quello del Cristo al centro del mosaico della Cappella Palatina a Palermo.
Talmente pantocratore da far supporre che il tennis possa almeno avvicinare lo strapotere del calcio, con tutte le conseguenze nell’italica politica sportiva che si possono immaginare. Stasera l’ardua sentenza.
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