Alessandro Impagnatiello è stato condannato all'ergastolo per aver ucciso a coltellate la fidanzata Giulia Tramontano, di 29 anni, incinta di sette mesi, il 27 maggio 2023 a Senago, in provincia di Milano. Lo ha deciso oggi la Corte di Assise al termine del processo di primo grado per omicidio volontario pluriaggravato, interruzione di gravidanza non consensuale e occultamento di cadavere.

Il verdetto è stato letto in aula dalla presidente Antonella Bertoja pochi istanti fa. Il 31enne ha assistito alla lettura dal verdetto accanto alle sue legali, Giulia Geradini e Samanta Barbaglia, a pochi metri dalla famiglia di Tramontano. I giudici hanno inflitto a Impagnatiello anche a tre mesi di isolamento diurno. L'ex barman, difeso dagli avvocati Giulia Geradini e Samanta Barbaglia, è detenuto nel carcere di San Vittore dal giugno del 2023.

Impagnatiello è stato riconosciuto colpevole di tutte le accuse contestate dalle pm Alessia Menegazzo e Letizia Mannella esclusa l'aggravante dei futili motivi: omicidio volontario con 3 aggravanti (aver ucciso la convivente, con premeditazione e per aver agito con crudeltà) interruzione di gravidanza non consensuale e occultamento di cadavere con l’aggravante di averlo commesso per coprire l’omicidio.

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La vicenda

L’ex fidanzato che l’aveva messa incinta, negli stessi giorni in cui aveva saputo che anche la ragazza che frequentava in una relazione parallela aspettava un bambino, le aveva iniziato a somministrare veleno per topi. Nel frattempo Tramontano aveva scoperto il tradimento, e mettendolo alle strette aveva ottenuto una confessione da parte di Impagniatiello. A quel punto la ragazza vorrebbe abortire, ma i tempi non permettono di procedere entro il termine stabilito dalla legge. 

Alla fine decide di tenere il bambino e Impagniatiello si riavvicina e dice di voler crescere il bambino insieme a lei. All’altra donna, l’uomo promette che lascerà Tramontano e cerca di dimostrare che il bambino non è suo con un falso test del dna. Quando lei scopre che è tutto un inganno contatta Tramontano via social e le racconta tutto: le due diventano alleate. Ma quando arriva a casa convinta di poter finalmente confrontare Impagnatiello, lui l’accoltella 37 volte. 

Un delitto premeditato, secondo gli investigatori: Impagnatiello ha tolto il tappeto dal soggiorno per non sporcarlo e ha coperto il divano bianco. Dopo il delitto, prende il telefono di Tramontano e continua a rispondere ai messaggi di amici, parenti e della seconda donna. Impagnatiello tenta intanto di ricontattare l’amante, ma lei non lo fa entrare: nel frattempo, l’uomo cerca di disfarsi del corpo della fidanzata. 

Nel giorno successivo si attiva la famiglia e parte la ricerca di Tramontano. In un primo momento Impagnatiello si chiama fuori e assicura di aver lasciato la donna a letto che dormiva, ma la famiglia non è convinta delle sue parole. Intanto il corpo è stato spostato in un garage che non viene perquisito. Nei giorni successivi però nella macchina dell’uomo vengono rinvenute tracce di sangue: successivamente viene svolto nell’appartamento il test del luminol che conferma come Tramontano sia stata uccisa lì: nell’interrogatorio successivo Impagnatiello confessa e fa ritrovare il cadavere, nascosto dietro una serie di box auto.

Il caso Cecchettin

In parallelo, il pm di Venezia Andrea Petroni ha chiesto la condanna all'ergastolo per Filippo Turetta, al termine della requisitoria del processo per l'omicidio di Giulia Cecchettin, davanti alla Corte d'Assise.

Consegnando una memoria scritta, il pm in due ore e mezzo ha ricostruito prima la cronologia dei fatti, negando i possibili elementi difensivi. In particolare ha sostenuto come Turetta più volte non abbia detto la verità, che abbia avuto tutte le possibilità di dirla e un'educazione tale da poter evitare il delitto. Per Turetta, ha aggiunto, anche per la giovane età ci sarà la possibilità di un'attenuazione futura.

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