Sono trascorsi sei anni, era un pomeriggio di settembre quando Antonella Brancaccio, avvocata italo-americana, venne contattata da una donna originaria del Guatemala che da alcuni anni viveva vicino Stuart, in Florida. «Lavorava in un ristorante della città» - racconta l’avvocata - «Disse che mi conosceva e che sua sorella aveva bisogno del mio aiuto».

Antonella Brancaccio si occupa esclusivamente di immigrazione. Il suo studio legale, Brancaccio and Associates - nato nel 2014 a Stuart, vicino a West Palm Beach - è tra più importanti della Florida in questo settore. «Ho lavorato quando c’era Obama, poi Trump, Biden e adesso ci prepariamo…» - dice sorridendo.

La sorella di questa donna, Ana (nome di fantasia per proteggere il segreto professionale) si trovava in una prigione di San Antonio, in Texas. Aveva attraversato il confine che separa il Messico dagli Stati Uniti e la polizia di frontiera l’aveva catturata. Come altri migranti latini, aveva pagato i Coyotes, narcotrafficanti messicani, che gestiscono la tratta di esseri umani dal Messico agli Stati Uniti.

Il costo del trasporto oltre il confine va dai 5 ai 10mila dollari. Le persone vengono accompagnate per un tratto di strada, poi - ad un certo punto - vengono abbandonate in mezzo al deserto, dove devono camminare da sole, rischiando di incontrare altre bande di narcotrafficanti che bloccano loro il passaggio in cerca di denaro.

Ana è lesbica e in Guatemala le relazioni omosessuali non sono accettate. Prima che provasse a varcare il confine con gli Stati Uniti per la seconda volta, gli uomini di Barrio 18, una gang locale, avevano cercato di violentarla e avevano tentato di uccidere la sua fidanzata fuori da una discoteca. Lei decise di denunciarli, firmando la sua condanna a morte.

«Avevo preso a cuore questo caso, ho iniziato a studiare tanto» - dice Brancaccio - «Ana era detenuta, per cui comunicare era complesso. Non avevano voluto trasferirla in Florida, avevo dovuto prepararla per l’udienza al telefono, con la possibilità che il governo ascoltasse le mie conversazioni e che quindi fosse preparato sull’impostazione della difesa. In ogni caso io mi sentivo pronta: avevo coinvolto esperti, testimonianze, report della polizia. Ero sicura di vincere».

Tuttavia, qualcosa andò storto. Nel 2018, la politica “zero tolleranza” di Donald Trump aveva imposto delle regole molto severe nei confronti dei migranti. Tutte le persone con precedenti penali venivano deportate nei loro paesi d’origine, incluso chi scappava da persecuzioni.

Se, invece, un immigrato illegale con la fedina pulita fosse stato intercettato dalla polizia, avrebbe dovuto attendere l’esito dell’udienza in prigione. Inoltre, venne stipulato un accordo tra il Messico e il governo degli Stati Uniti, per cui i migranti catturati dalla polizia di frontiera, provenienti dal paese latino, venivano immediatamente rimpatriati, a prescindere che ci fosse o meno in corso un’udienza.

«Trump aveva emesso un ordine esecutivo per limitare il numero di asili emessi da un giudice» -spiega Brancaccio -«Nonostante Ana avesse diritto a rimanere negli Stati Uniti, il giudice non poteva concederglielo. Mi disse: siamo ad ottobre, ho solo novembre e dicembre, ho pochissimi asili e non so se questo caso vale più degli altri».

Con l’amministrazione Biden la situazione è cambiata. Le restrizione di Trump sono stata abolite, chi arriva nel Paese dall’America latina non viene preso in custodia, ma può raggiungere la destinazione finale tramite autobus. Il presidente promuove una linea più morbida, che sarà seguita in parte da Kamala Harris.

Trump - invece - promette «la deportazione di massa», senza distinzioni. Giardinieri, colf, badanti, figure che difficilmente sarebbero rimpiazzate da cittadini americani, verrebbero cacciate fuori dagli Stati Uniti, creando un vuoto che potrebbe provocare gravi danni all’economia.

Il tycoon vuole eliminare anche lo Ius Soli: il regolamento per cui qualsiasi bambino nato negli Stati Uniti può avere la cittadinanza americana, un diritto - che secondo Trump - spetta soltanto ai figli di chi si trova nel Paese legalmente.

Questa narrazione è particolarmente acclamata in Florida e in Texas, dove la gente è stanca di vedere immigrati illegali entrare nel Paese senza problemi.

«Harris non ha fatto niente in tema di immigrazione in questi anni, non ci sono regole, siamo passati da un estremo a un altro. Le regole sono necessarie». - Dice Brancaccio -«Per quanto riguarda Trump, invece, temo che possa fare veramente quello che dice. Ricordo quando il giudice non volle concedere l’asilo a Ana» - racconta - «Volevo appellarmi, ero sicura che ce l’avremmo fatta, ma lei era stanca di stare in prigione, si rifiutò. Ricordo che piansi per tutto il viaggio di rientro, da Sant’Antonio a West Palm Beach. Non l’ho vista mai più».

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