Sei omosessuale e vuoi «guarire»? Vieni a Medjugorje. È qui che abbiamo incontrato i gruppi di ultra cattolici che con lo slogan «Cura le tue ferite» organizzano viaggi, pellegrinaggi e seminari in una delle mete più gettonate dai cristiani. Perché anche se «la Chiesa accoglie tutti» sono tantissimi i gruppi religiosi e no, tra cui le organizzazioni Pro Vita direttamente legate al governo attuale, dove mentori spesso improvvisati diventano guide. E si fanno chiamare «formatori».

Molti di loro sono a Medjugorje. Lungo la strada principale che attraversa il paese, ogni centimetro è occupato da negozi di souvenir religiosi e locali per bere e mangiare. A quell’ora di notte, scesi dall’autobus che ci ha condotto fino a qui, erano chiusi, l’atmosfera sospesa. Forse è quello l’unico momento in cui Medjugorje si mostra così com’è. Lontana dal frastuono di chi cerca di vendere tre statuette religiose a dieci euro, con in regalo un santino e la garanzia di trovare la pace interiore appena si arriva a casa.

Non mancano le magliette e i cappellini con le scritte che vanno da «Jesus did it» a «I bambini non si comprano», passando per «Il mio salvatore cammina sull’acqua». Poi mini tappetini da poggiare sotto le ginocchia e pregare ovunque ma anche grappe artigianali sottobanco, rosari benedetti in mezzo alla strada e statue di Madonne a grandezza naturale.

A metà circa della via centrale s’incontra il primo cartello che indica la direzione per raggiungere la Collina delle Apparizioni. La strada è prima asfaltata poi lascia il posto alla roccia. Poco prima, tra il bosco e la collina, s’incontra la Casa Sacra Famiglia di Nazareth: è la villetta dalle tinte celesti dove Luca di Tolve e sua moglie Terry (Angela Teresina Vitali) affittano stanze tutto l’anno e offrono corsi di Cristoterapia, a pagamento. Una delle domande centrali alla base dei loro seminari è: «Cosa si nasconde davvero dietro all’omosessualità?».

Lo ripete Luca di Tolve, che inserisce Pro Vita & famiglia tra le associazioni per lui di riferimento, nei video pubblicati online. Se il suo nome non vi dice niente, probabilmente vi dirà qualcosa la canzone Luca era gay, portata a Sanremo nel 2009 da Giuseppe Povia e arrivata al secondo posto. Nel testo si racconta la storia di Luca che era gay «ma adesso sta con lei». Ai tempi si parlò molto della vicenda di questo ragazzo passato dall’essere a 19 anni eletto Mister gay a Milano alla conversione religiosa alcuni anni dopo.

In seguito a un percorso «che mi aiutò a scoprire e a sanare le ferite di tanti anni prima, fino a riappropriarmi della mia identità sessuale. Un cammino faticoso, fatto di tanti dubbi e cadute, che mi portarono fino a Medjugorje, dove iniziai una completa rinascita interiore». Sono le parole che si leggono sul blog di Luca di Tolve, dove si possono trovare anche video esplicativi dei seminari che insieme alla moglie Terry (Angela Teresina Vitali) porta avanti. Così come copie del suo libro Ero gay. A Medjugorje ho ritrovato me stesso, consigliati, tra gli altri, accanto ad altri volumi a firma di Joseph Nicolosi, psicologo americano considerato il guru delle terapie riparative, i cui studi sono stati tutti smentiti perché non sono mai stati sostenuti da riscontri scientifici.

La Cristoterapia

Come ha ribadito l’Organizzazione mondiale della sanità nel 1990, l’omosessualità non è considerata in nessun modo una patologia. Non si cura e non si guarisce. Se si naviga con un po’ di pazienza dentro al sito di Luca di Tolve si arriva anche alla sezione dedicata ai corsi ed è lì che abbiamo trovato la locandina dei seminari previsti per quest’anno. Corsi di Cristoterapia «per guarire dalle ferite del cuore, riscoprire la bellezza della propria identità in Cristo».

Tra i disagi relazionali e sessuali da superare, nel volantino si elencano: dipendenze emotive e affettive, abusi, depressione, pornografia, crisi di coppia, omosessualità. Abbiamo cercato di iscriverci al seminario previsto per la settimana di Ferragosto, ma, un po’ a singhiozzo, ci è stato detto che i posti erano terminati. Prima però, ci è stata inviata una scheda conoscitiva che ogni aspirante partecipante deve compilare. Tra le domande ci sono quesiti rispetto al proprio «problema» dal punto di vista sessuale, emozionale, e/o relazionale. «Come si manifesta il problema (comportamenti, emozioni, attitudini, ecc)? Hai attualmente una relazione che comporta rapporti sessuali? Hai già ricevuto una consulenza/terapia psicologica in merito?».

Poi alcune domande per sapere se si stanno prendendo psicofarmaci di qualche genere, e infine una serie di dichiarazioni da sottoscrivere e firmare in cui si specifica che il seminario «non ha natura e/o scopi volti a trattamenti psichiatrici, psicoterapie o forme di consiglio». È vietato registrare in qualsiasi forma gli incontri e il costo totale da corrispondere è pari a 325 euro, in pensione completa, viaggio escluso. Così Luca e Terry, che si definiscono formatori e non hanno titoli specifici, curano le ferite stando bene attenti a non scrivere da nessuna parte termini come «malattia o patologia».

Quando ci siamo presentati per parlare con loro, la coppia ci ha ribadito di non volere rilasciare interviste. Non hanno quindi voluto rispondere circa i seminari che svolgono, ripetendo che «tanto qui è pieno di testimonianze». Non è stato possibile comunicare oltre, visto che anche i canali di comunicazione via WhatsApp, gli unici da loro ammessi, sono stati per noi bloccati.

I seminari per entrare in contatto con la propria spiritualità sono top secret. «La Madonna vi aiuterà», ripete Giulia, durante un caldissimo pranzo di Ferragosto, deviando la nostra domanda sul fatto che il Vaticano non ha mai riconosciuto le apparizioni di Medjugorje. «Non sentite che è dappertutto?». Nella vita, Giulia è un medico di base ma appena può corre a Medjugorje, «perché qui trovo la pace, da quando mi sono convertita nel 2019».

Quando nominiamo Luca di Tolve, Giulia fa gli occhi grandi e spalanca un sorriso. «I suoi seminari aiutano le persone a guarire le proprie ferite e a ritrovare la strada». Parole che Giulia ripete con la stessa intonazione di un’omelia, che per lei vorrebbero essere d’accoglienza. Sono il ritornello di molti pellegrini qui a Medjugorje, le scandisce bene anche il frate con cui ci fermiamo a parlare accanto alla chiesa di San Giacomo.

Suonano le campane, la luce intorno prende i colori della sera. Il piazzale si svuota. È qui che di giorno si svolgono tutte le attività quotidiane dei pellegrini. È qui che centinaia di credenti si mettono in fila per essere confessati dai frati, in ogni lingua. Qui che uomini, donne e bambini arrivano dopo viaggi spesso molto stancanti in autobus e si buttano ai piedi della statua della Madonna. Le portano orchidee, le lasciano preghiere, la implorano chiedendo perdono, piangono, cantano tantissimo.

Tutto questo di notte si ferma. Non c’è più, resta il paese bosniaco di circa quattromila abitanti che, senza la sua Madonna, non è niente. Ma che forse, almeno per qualche ora, può essere ciò che desidera. «L’omosessualità non è nell’ordine naturale delle cose che ci ha donato il Signore», mentre lo dice, il frate tiene gli occhi socchiusi e si asciuga il sudore sulla fronte. «La chiesa accoglie tutti, ma non si può imporre la propria volontà alla natura. È egoismo». Tradotto: niente figli, niente adozioni, niente matrimoni agli omosessuali. A patto che non vogliano fare un corso a pagamento e «tornare sulla retta via». Anzi, per dirla con le parole di Luca di Tolve, che a Medjugorje ha trovato non solo una nuova vita ma anche un buon business (e non è certamente l’unico), «lasciamo che lo spirito santo riveli dentro di noi qual è la nostra ferita profonda che ci sta danneggiando». Ma che effetto hanno queste parole su un adolescente in cerca di risposte?

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