La denuncia della coordinatrice Antonella Soldo: «Mancherà un criterio unico: lo dimostrano i bandi di approvvigionamento per i test antidroga, i due corpi utilizzeranno sistemi diversi». I rischi di falsi positivi per chi assume cannabis a scopo terapeutico. Il presidente della Società italiana di tossicologia: «Vale anche per alcuni tipi di antidepressivi e antidolorifici. Oltre allo screening servono analisi più approfondite»
Il 14 dicembre dovrebbero entrare in vigore le norme del nuovo Codice della strada, approvate definitivamente in Parlamento il 29 novembre, dopo mesi di dibattiti e modifiche. Ciò significa che durante le festività natalizie e di Capodanno gli automobilisti dovranno essere particolarmente attenti per evitare sanzioni severe o la sospensione della patente.
Tra le norme approvate, alcune richiedono decreti attuativi prima di essere pienamente operative: è il caso delle disposizioni relative alla targa e al casco obbligatorio per i monopattini elettrici. Per il riordino complessivo del Codice della strada, invece, sarà necessario attendere un anno.
Al contrario, entreranno in vigore immediatamente le norme riguardanti il consumo di sostanze stupefacenti, una delle questioni più controverse del nuovo codice. La principale novità consiste nell’eliminazione di una parte della legge 187, che prevedeva la sospensione della patente solo in caso di accertamento di uno stato psicofisico alterato del conducente. Con la nuova normativa, sarà sufficiente un test antidroga positivo per determinare sanzioni, senza la necessità di dimostrare che lo stato del conducente fosse compromesso.
Controlli diversi per polizia e carabinieri
Questa modifica ha suscitato diverse critiche, in particolare per la disparità di trattamento tra alcol e droghe: mentre per l’alcol esistono soglie minime di tolleranza, per le droghe non vi sono margini. Inoltre, sono state sollevate preoccupazioni su tre principali aspetti. Il primo riguarda il fatto che tracce di THC o di altre sostanze stupefacenti possono rimanere nel corpo per giorni, anche dopo che i loro effetti sono svaniti, penalizzando chi ha assunto tali sostanze molto tempo prima di mettersi al volante.
«Proprio oggi – afferma Antonella Soldo, componente del consiglio generale dell’Associazione Luca Coscioni, nonché coordinatrice dell’associazione Meglio Legale – abbiamo approfondito un altro aspetto del decreto. Analizzando i bandi di approvvigionamento per i test antidroga, abbiamo scoperto che carabinieri e polizia utilizzeranno due sistemi diversi. Questo significa che, a seconda di chi effettuerà i controlli, si potranno ottenere risultati divergenti, senza un criterio unico di riferimento».
«Inoltre – continua Soldo – al momento i test effettuati su strada sono pochissimi, ma con la nuova norma sarà possibile fermare qualcuno in modo discrezionale: basterà, ad esempio, notare occhi rossi per sottoporlo al test. Questo approccio alimenta una vera e propria cultura del sospetto e si inserisce in un disegno più ampio di criminalizzazione delle droghe, di cui questa norma è solo uno dei tasselli».
L’assunzione di cannabis legale o terapeutica
Anche sulla cannabis legale persistono molte incertezze: «La percentuale di THC in queste sostanze è talmente bassa che non dovrebbe risultare nei controlli. Tuttavia, anche questo aspetto è estremamente discrezionale, variando in base a fattori come il metabolismo e la corporatura di chi la consuma, che può essere un uomo di 80 chili o una giovane donna di 45», spiega Soldo.
Un altro punto critico riguarda i consumatori di cannabis terapeutica, che rischiano di essere trattati come chi utilizza droghe a scopo ricreativo, nonostante il loro uso sia legittimo e sotto controllo medico.
Il vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, durante un’intervista del 3 dicembre, ha dichiarato che il provvedimento non dovrebbe riguardarli. Tuttavia, come sottolinea Soldo, «al momento, per come è scritta la norma, non c’è alcuna eccezione. Potrebbero emanare un decreto attuativo, ma per ora non se ne è parlato».
Il rischio di falsi positivi
Guido Mannaioni, medico specializzato in farmacologia e presidente della Società italiana di tossicologia, ha raccontato a Domani di come alcune sostanze possano influire sui test antidroga: «Gli antidepressivi potrebbero portare a risultati positivi ai test perché alcune molecole di queste sostanze sono strutturalmente simili a quelle delle metanfetamine. Per evitare errori, è fondamentale andare oltre i test di screening, che sono preliminari e possono essere imprecisi, effettuando analisi più approfondite». Analogamente, un antidolorifico comune come l'ibuprofene potrebbe generare falsi positivi per la marijuana.
Sebbene i falsi positivi non siano una novità, visto che casi simili potevano verificarsi anche con il vecchio codice, la nuova normativa amplia notevolmente la platea di soggetti sottoponibili ai controlli antidroga, includendo anche persone lucide che non fanno uso di sostanze stupefacenti.
Queste misure aumentano il rischio di incostituzionalità delle nuove disposizioni, già paventato in relazione alla penalizzazione dei consumatori di cannabis terapeutica.
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