L’annuncio della famiglia: il pugile texano è morto in un ospedale di Houston a 76 anni. La sua lunghissima carriera: il successo, la sfida contro “the Greatest”, il ritiro, il ritorno sul ring, il titolo di campione del mondo a 45 anni (record ancora oggi). «Il pugilato è come il jazz: più è buono e meno la gente lo apprezza», diceva
La boxe piange George Foreman, l’ex campione del mondo dei pesi massimi protagonista dell'epica sfida persa contro Muhammad Ali nel 1974: “Big George”, come era soprannominato il pugile texano, è morto in un ospedale di Houston a 76 anni. «Se n’è andato serenamente il 21 marzo, circondato dai suoi cari», hanno scritto i familiari sulla sua pagina Instagram.
«Un predicatore devoto, un marito devoto, un padre amorevole e un nonno orgoglioso e bisnonno, ha vissuto una vita segnata da fede incrollabili, umiltà e scopo. Un umanitario, un olimpionico e due volte campione del mondo dei pesi massimi, è stato profondamente rispettato - una forza per il bene, un uomo di disciplina, convinzione e un protettore della sua eredità, lottando instancabilmente per preservare il suo buon nome - per la sua famiglia», ha scritto ancora la famiglia.
Il successo, il ritiro, il ritorno sul ring
Quella di Foreman è stata una carriera lunghissima e particolare che si è protratta dal 1969 al 1977 e dal 1987 al 1997, in cui è stato per due volte campione del mondo dei pesi massimi affermandosi come uno dei più forti “picchiatori” di tutti i tempi, anche se meno elegante di altri grandi della sua epoca.
Era arrivato al pugilato dopo un'infanzia e un'adolescenza difficili, rispondendo ai bulli locali diventando, per sua stessa ammissione, un delinquente minorenne, coinvolto in furti nei negozi e rapine e trovandosi spesso nei guai con la polizia.
Dopo aver abbandonato la scuola superiore all'età di 16 anni, Foreman si iscrisse al corpo di lavoro locale, una decisione che, come ammesso da lui stesso, ha contribuito a cambiare la sua vita. Fu durante una sessione che intravide un incontro di Ali contro Floyd Patterson e si convinse che avrebbe potuto diventare un pugile.
Poco più di un anno dopo aver vinto il suo primo incontro da dilettante, Foreman vinse il diritto di rappresentare gli Stati Uniti alle Olimpiadi del 1968 a Città del Messico. Tre vittorie consecutive lo portarono alla sfida per la medaglia d'oro contro Ionas Chepulis, prima della quale Foreman ammise di essere «spaventato». Fu il primo acuto della sua carriera.
L'anno successivo passò tra i professionisti e nel 1973, a soli 24 anni, arrivò il primo titolo mondiale con un inatteso successo contro il leggendario Joe Frazier.
Fu l'anno successivo che tutto il mondo parlò di Foreman per lo storico incontro contro Muhammad Ali: “The Rumble in The Jungle” si tenne a Kinshasa, nell'allora Zaire. Era il 30 ottobre 1974: Foreman era imbattuto in 40 incontri con 37 ko, Ali cercava di riconquistare il titolo a 32 anni dopo averlo perso nel 1967 a causa del suo rifiuto di combattere nella guerra del Vietnam.
L'ex Cassius Clay assorbì i durissimi colpi di Foreman per sette riprese, lasciando stancare il rivale, e poi lo mise al tappeto all'ottavo round per la gioia dei 60mila spettatori in delirio che cantavano «Ali bomaye!» (Ali, uccidilo!). Uno dei momenti più storici dello sport mondiale.
Nel periodo che ha preceduto il "Rumble in the Jungle", Foreman è stato descritto come un orco senza senso dell'umorismo in netto confronto al fascino esuberante di Ali: una personalità che Foreman ha fatto ben poco per cercare di cambiare pubblicamente.
Il più anziano campione del mondo
Negli anni successivi ebbe però modo di riscattarsi e cambiare anche notevolmente la percezione pubblica del suo personaggio. Tre anni dopo la sconfitta con Ali, infatti, Foreman si ritirò dal pugilato e si avvicinò alla religione, diventando un sacerdote.
Tornò sul ring nel 1987 e, nel 1994, all'età di 45 anni, diventò il più anziano campione del mondo dei pesi massimi della storia battendo il 27enne Michael Moorer. Nel 1997 arrivò il ritiro definitivo a 48 anni, uno dei pugili più longevi di sempre.
Foreman era a volte critico verso il sistema della boxe e ironizzava sulle accuse di “combine” che talvolta affiorarono per i suoi match: «Il pugilato è come il jazz», disse una volta. «Più è buono e meno la gente lo apprezza». «Match aggiustato? L'ho aggiustato con il mio destro», fu un'altra sua frase celebre.
Dopo il secondo ritiro si affermò come imprenditore e testimonial di una società di bistecchiere: attribuendo il merito del suo ritorno di successo a un'alimentazione sana, diede il suo nome a una griglia che andò a vendere, guadagnando milioni di dollari, cifre che eclissarono la sua carriera di pugile.
Foreman divenne così anche una celebrità televisiva di spicco e un esperto di pugilato. Sposatosi cinque volte, ha avuto 12 figli, tra cui cinque maschi, tutti chiamati George. «Ho chiamato tutti i miei figli George in modo che avessero sempre qualcosa in comune», ha detto. «Dico loro, se uno di noi sale, saliamo tutti. E se uno scende, scendiamo tutti insieme».
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