«L’intolleranza per il diverso, l’indifferenza di fronte alle compressioni delle altrui libertà, costituiscono lacerazioni alla convivenza democratica. L’Italia non è immune da episodi di omotransfobia: persone discriminate, schiacciate da pregiudizi, che spesso sfociano in inaccettabili discorsi d’odio, aggredite verbalmente e fisicamente».

Questa la dichiarazione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella – in occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia – che ha sollecitato le istituzioni a impegnarsi per «fornire, soprattutto alle nuove generazioni, gli strumenti per comprendere le diversità delle esistenze e delle diverse esperienze umane, per una società inclusiva e rispettosa delle identità». 

La Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia è stata istituita nel 2004, dopo 14 anni dalla decisione dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) del 17 maggio 1990 di declassificare l’omosessualità come malattia mentale. Quel giorno l’Assemblea mondiale delle sanità ha approvato una nuova versione dell’International statistical classification of diseases and related health problems, la classificazione statistica internazionale delle malattie e dei problemi sanitari correlati.  

«Non è possibile accettare di rassegnarsi alla brutalità», prosegue Mattarella, «la violenza dei giudizi, di cui tanti cittadini sono vittime solo per il proprio orientamento sessuale, rappresenta un’offesa per l’intera collettività».

Le reazioni

La premier Giorgia Meloni, per la giornata, ha dichiarato che «è nostro compito tenere alta l’attenzione della comunità internazionale sulle persecuzioni e sugli abusi che in molte nazioni del mondo, come ricordato anche oggi dal presidente della Repubblica, vengono ancora perpetrati in base all’orientamento sessuale». Meloni le definisce «discriminazioni e violenze inaccettabili, che ledono la dignità delle persone e sulle quali i riflettori non devono mai spegnersi». Ha poi assicurato il lavoro del governo che «sarà sempre in prima linea». 

Peccato che l’Italia non abbia firmato la dichiarazione per la promozione delle politiche europee a favore della comunità Lgbtq+ presentata dalla presidenza di turno belga al Consiglio dell’Ue. Sono 9 i paesi non firmatari su 27: oltre all’Italia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Croazia, Lituania, Lettonia, Repubblica Ceca e Slovacchia. Una dichiarazione che era stata preparata proprio in occasione della giornata internazionale. 

La dichiarazione

In base al testo della dichiarazione, gli stati firmatari «si impegnano in particolare ad attuare strategie nazionali per le persone Lgbtiq+ e a sostenere la nomina di un nuovo commissario per l’uguaglianza quando sarà formata la prossima Commissione». I paesi che hanno aderito chiedono inoltre alla Commissione una nuova strategia per migliorare i diritti delle persone Lgbtq+ durante il prossimo mandato.

I paesi che hanno firmato la convenzione sono invece Belgio, Polonia, Danimarca, Cipro, Irlanda, Grecia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Malta, Estonia, Austria, Finlandia, Germania, Portogallo, Slovenia, Francia, Svezia, Spagna.

«Messaggi ipocriti»

Contro le dichiarazioni della presidente del Consiglio, è intervenuto il deputato Alessandro Zan, responsabile diritti nella segreteria nazionale Partito democratico: «Il governo Meloni, la stessa destra che nell’ottobre 2021 ha esultato in Senato come allo stadio per aver affossato il ddl Zan (Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabili, ndr), ha sdoganato un linguaggio d’odio dalle istituzioni che arma mani violente nella società e ha messo in campo una vera e propria crociata contro le famiglie arcobaleno, trascinando in tribunale genitori come fossero criminali per distruggere quelle stesse famiglie».

Zan definisce «vergognosi, inopportuni e ipocriti» i messaggi per celebrare questa giornata pubblicati sui canali ufficiali dei ministeri, come quello dell’Istruzione, guidato da Giuseppe Valditara, «che cerca in ogni modo di cancellare le carriere alias nelle scuole», aggiunge Zan, e «che blatera di propaganda gender per generare paura e stigma nei genitori, alimentando violenza e discriminazione»,

La destra in questa giornata, prosegue il deputato, «si conferma vigliacca» e «cerca di nascondere dietro una pennellata di rainbow-washing tutta l’Omotransfobia che sta dilagando anche nelle istituzioni». Il responsabile diritti del Pd pone poi l’accento sulla situazione dei diritti per le persone Lgbtqi+ in Italia, un paese «in ritardo di decenni», «l’ultimo paese fondatore dell’Ue e uno degli ultimi paesi occidentali senza una legge contro i crimini d’odio basati sull’orientamento sessuale o l’identità di genere delle vittime».

La giornata internazionale

L’Oms ha quindi definito, per la prima volta, il 17 maggio 1990 l’omosessualità come «una variante neutrale del comportamento umano» mettendo fine ai trattamenti medici e psichiatrici considerati fino allora cura. «Questa scelta evidenzia che le identità trans e di genere diverso non sono condizioni di malattia mentale, e classificarle in questo modo può causare un enorme stigma», ha scritto l’Oms. 

Nel mondo sono ancora 72 i paesi che criminalizzano l’orientamento sessuale. Nel 2017, l’Italia è entrata nel “Core Group Lgbti”, un gruppo informale interregionale delle Nazioni Unite nato con l’obiettivo di assicurare il rispetto universale dei diritto umani e delle libertà fondamentali per tutte e tutti, in particolare per lesbiche, gay, bisessuali, trans, persone intersessuali, con un’attenzione specifica sulla protezione dalla violenza e dalle discriminazioni. 

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