L’esecutivo ha istituito una maxi commissione da 29 membri per valutare, tra le altre cose, l'uso della triptorelina, farmaco impiegato per sospendere temporaneamente la pubertà nei giovani che considerano una transizione di genere. I nomi degli invitati dimostrano l’intenzione di dare un indirizzo fortemente politico al dibattito. Intanto nelle audizioni parlamentari su disforia o difformità di genere continua a dominare la disinformazione. Sabato 18 maggio la mobilitazione nazionale della comunità trans
Mercoledì 15 maggio è arrivata la notizia dell’approvazione del decreto che dà il via alla maxi commissione che riscriverà le linee guida dell’assistenza nei percorsi di affermazione di genere, mentre l’Aifa prepara una stretta sull’uso della triptorelina, uno dei principali farmaci sospensori usato per trattare la pubertà precoce.
La commissione
Sono 29 i membri scelti della Commissione, tra funzionari dei ministeri alla Salute e alla Famiglia, esperti di bioetica e professionisti. Tra i nomi compaiono Marco Mattei, capo di gabinetto del ministero della Salute; Maria Rosaria Campitiello e Giulia Ferrari (rispettivamente capo della segreteria tecnica e vice capo di Gabinetto); Francesco Saverio Mennini, capo del dipartimento di Programmazione e del farmaco; Giovanni Leonardi, capo ad interim della Prevenzione.
Inoltre, la ministra della Famiglia Eugenia Roccella ha nominato la fedelissima Assunta Morresi (vice capo di Gabinetto del ministero della Famiglia, che ricordiamo per la battaglia contro la pillola abortiva Ru486); Alfonso Peluso, capo del settore legislativo. Infine partecipa anche Gianfranco Costanzo, capo dipartimento delle politiche della famiglia della presidenza del consiglio dei ministri.
In questa maxi commissione gli alti funzionari sono ben otto, dimostrando un interesse specifico del governo a dare un indirizzo fortemente politico alle linee guida per l’incongruenza di genere. Tutto questo sorretto dall’ultima dichiarazione del senatore Maurizio Gasparri, che incalza nuovi attacchi al centro medico-ospedaliero Careggi con il deposito di una nuova interrogazione parlamentare per intraprendere ulteriori azioni.
Le audizioni
Intanto continuano le audizioni parlamentari per definire «in tempi rapidi linee guida su disforia o difformità di genere, attraverso l'apporto di équipe multiprofessionale e multidisciplinare» in relazione all’atto depositato da Luana Zanella (Europa Verde) e cofirmato da Marianna Madia (Pd).
Il linguaggio lesivo e disinformato in merito al termine psichiatrico "disforia” e quello di fantasia “difformità di genere” è stato questionato dalla stessa Zanella in una domanda alle persone esperte, che hanno spiegato che il termine corretto è “incongruenza di genere” (cioè l’esperenza di una dissonanza tra genere e sesso biologico), dove alcuni individui possono anche vivere la condizione di disforia - cioè di profondo malessere - come condizione derivata.
L’incongruenza di genere non è una forma patologica, cioè non sostanzia una condizione di malattia.
Il primo intervento è dello psichiatra e psicoterapeuta Giancarlo DiMaggio, che nel suo lungo curriculum non presenta contributi o studi di interesse in materia di persone di genere diverso, ma si è focalizzato sui disturbi di personalità e schizofrenia su pazienti adulti.
DiMaggio afferma che «l’approccio affermativo, in particolare l’uso dei bloccanti della pubertà, sia stato fondato su prove scientifiche completamente insufficienti [...]. La Cass review, commissionata dal Sistema Sanitario Inglese [...] ha dimostrato che non abbiamo prove oggi sugli esiti a lungo termine. [...] Si tratta di farmaci sperimentali e i farmaci sperimentali in particolare sui minori vanno dati solamente all’interno di trial clinici sperimentali».
Uno dei pochi studi a essere citato da chi è contrario all’utilizzo dei sospensori è proprio la Cass Review che è stata ampiamente criticata dalle organizzazioni della comunità trans*, dai medici che lavorano nell'assistenza sanitaria trans* e dagli studiosi che lavorano nei campi della medicina trans* e degli studi femministi e di genere. Hanno evidenziato presenza di pregiudizi, patologizzazione, uso scarso e incoerente delle prove, affermazioni non provate e l'esclusione intenzionale degli utenti dei servizi e degli esperti di assistenza sanitaria trans* dal processo di revisione. Quello che evince lo studio è che non ci sono sufficienti risultati nella popolazione adulta per evidenziare i benefici dei sospensori della pubertà. Altri studi, però, affermano il contrario.
La triptorelina
Definire i sospensori della pubertà come farmaci sperimentali non è del tutto errato, ma la definizione è viziata da una prospettiva specifica. I sospensori sono considerati sicuri dalla comunità scientifica internazionale e sono sperimentali poiché off label: significa che nel foglietto illustrativo non riportano tra gli utilizzi quello per persone di genere diverso, come quasi la totalità dei farmaci per le persone trans*.
Ciò è dovuto a una mancanza di volontà e di investimenti da parte delle case farmaceutiche sulla salute trans*: la medicina non è neutrale e sceglie quali sono i pazienti per cui è più importante investire. Lo stesso discorso vale per molti farmaci utilizzati anche dalle donne, che tuttavia sono studiati solo su uomini.
Interessante poi contestualizzare come i sospensori della pubertà vengano ritenuti pericolosi per le giovani e giovanissime persone trans*, ma non per le persone cis, che pure assumono regolarmente gli stessi farmaci. Questa è l’osservazione portata dalla deputata Gilda Sportiello (M5s) allo psichiatra, evidenziando come da un recente studio del Bambin Gesù siano oltre dodicimila i casi di utilizzo in Italia della triptorelina per trattare la pubertà precoce.
DiMaggio continua parlando di comorbidità - cioè della compresenza di due o più patologie psichiatriche - considerando quindi l’identità trans* come una patologia. Si sofferma sulle numerose sintomatologie psicopatologiche di cui la popolazione trans* sarebbe affetta, negando l’impatto dello stigma transfobico sulla salute mentale. Su questo la ricerca scientifica degli ultimi venti anni ha dimostrato ampiamente come la disparità di salute tra persone trans* e cis sia causata da una disuguaglianza sociale che comporta minority stress.
Su questa linea si muove l’intervento di Donatella Siringo, di Agedo (Associazione di genitori, parenti e amici di persone LGBT+) che parla innanzitutto di disforia sociale, cioè del fatto che il profondo malessere vissuto dalle persone trans* si origina in gran parte dal vivere in una società che non le riconosce, le patologizza e le cancella. Su questo Siringo fa una lista puntuale degli ostacoli e discriminazioni che non risiedono nella mancanza di linee guida, ma nella mancata operanza delle linee guida WPATH (World professional association for transgender health) e del modello affermativo.
Linda Vignozzi, professoressa di endocrinologia presso il Dipartimento di Scienze biomediche, sperimentali e cliniche Mario Serio dell’università di Firenze, propone invece che l’Italia scriva delle linee guida omogenee. Sarebbe forse auspicabile, se fatto da chi si occupa effettivamente di salute trans* in partecipazione delle associazioni Lgbtqia+, e specificatamente trans*, che offrono servizi alle persone interessate.
A concludere l’audizione l’intervento - a tratti violento - di Maria Rachele Ruiu dell’associazione anti-abortista e anti-scelta denominata “Pro Vita”, chiamata a esprimere un parere personale. Dalla sua prospettiva, le giovani persone di genere diverso sono equiparate a un giovane che pensa di essere Superman e, dalla cima di un palazzo, viene guardato con apprensione dai genitori che non sanno dirgli che non può volare. Sebbene Superman sia un personaggio di fantasia, l’esistenza delle persone trans* è ampiamente reale e raccontata da studi scientifici, letteratura di genere e fiction, se non dalle nostre esistenze.
Parlando di «sperimentazione di nuovi sessi», Ruiu propone l’innanlzamento dell’età del consenso per iniziare un percorso di affermazione di genere da 18 a 25 anni. Un ulteriore passo indietro nel già difficilissimo percorso di affermazione e benessere delle persone trans* in Italia, che non riescono ad accedere ai servizi essenziali, figuriamoci volare.
La mobilitazione
In questo quadro di forti e incessanti attacchi al diritto alla salute trans*, sabato 18 maggio la comunità trans* italiana ha indetto una mobilitazione nazionale.
Su Roma la rete trans*, nonbinaria e intersex romana - costituita da associazioni trans*, collettive trans* e realtà dal basso alleate - scenderà in piazza alle 14.30 a piazzale Ostiense contro la violenza istituzionale. Esistiamo e resistiamo.
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