- Elisa ha 16 anni e ha deciso di smettere di mangiare a marzo 2021. C’è un mondo che giorno dopo giorno si trasforma in un supporto per tre milioni gi adolescenti che soffrono di Disturbi del comportamento alimentare (Dca).
- Da maggio 2021, abbiamo iniziato a cercare i gruppi, ci siamo entrati, abbiamo visto cosa succede al loro interno. Abbiamo provato a capire cosa prova chi ci sta dentro e abbiamo scoperto anche che in mezzo a giovanissimi che davvero soffrono di un disturbo alimentare può nascondersi qualcun altro.
- Nei gruppi pro-Ana, dopo essersi presentati bisogna dichiarare il proprio peso attuale e l’obiettivo che si vuole raggiungere, esplicitare di quale disturbo alimentare si soffre, e accettare di inviare il resoconto delle calorie assunte ogni 24 ore, entro la mezzanotte.
Elisa ha 16 anni e ha deciso di smettere di mangiare a marzo 2021. Il nome è di fantasia, ma la storia è vera. C’è un mondo che giorno dopo giorno si trasforma in un supporto per tre milioni gi adolescenti che soffrono di Disturbi del comportamento alimentare (Dca). Si tratta dei gruppi che, su Whatsapp, Telegram e Kik, accolgono persone che hanno come unico scopo quello di dimagrire in fretta. Soprattutto persone malate di anoressia o bulimia nervosa. Cosa succede in queste chat? Come si fa a entrare e a trovare i numeri di telefono giusti per farlo? Quali rischi si corrono? In breve, uno: essere allontanati dalla cura.
Da maggio 2021, abbiamo iniziato a cercare i gruppi, ci siamo entrati, abbiamo visto cosa succede al loro interno. Non solo abbiamo provato a capire cosa prova chi ci sta dentro, ma abbiamo scoperto anche che in mezzo a giovanissimi che davvero soffrono di un disturbo alimentare può nascondersi qualcun altro, che entra solo per avvicinarsi a ragazze e ragazzi instabili che, a causa della loro sofferenza, sono più predisposti a dire di sì a qualsiasi richiesta.
Lo scorso 20 giugno un uomo, che era già stato condannato per pornografia minorile e che si definiva un coach pro-ana, è stato denunciato nell’ambito di un’operazione della polizia postale di Trieste e Udine per aver indotto decine di ragazze minorenni a pratiche di dimagrimento pericolose e verso l’autolesionismo. Adescandole sui social prima, e conducendole verso l’anoressia, poi.
Abbiamo trovato il numero di cellulare di Elisa su Tumblr e le abbiamo chiesto se potesse aggiungerci al gruppo pro-ana di cui faceva parte. «Siamo al completo, ma ti posso aiutare anche da sola: da oggi ci sono io con te», ha risposto. Elisa afferma di aver perso 12 chili in soli due mesi, «ma devo scendere ancora». La sentiremo di nuovo a distanza di un anno esatto in un gruppo diverso, ma ne scriveremo più avanti.
Dopo un mese di aggiornamenti sulle calorie giornaliere assunte e l’andamento del peso, Elisa crea un nuovo gruppo all’interno del quale veniamo aggiunti anche noi. Prima di contattare i vari utenti rintracciati online, abbiamo creato una personalità che potesse permetterci di interagire facilmente nei diversi ambienti virtuali. Alla richiesta di poter essere aggiunti alla chat, infatti, seguono di solito una serie di domande-test che possano provare un’esistenza reale (nome, età, tipo di Dca, ecc.), per evitare di far entrare nel loro mondo nascosto presunte “spie” o persone potenzialmente pericolose. Il motivo di questo timore è l’aumento dei controlli rispetto a queste chat e ai siti pro-anoressia.
Anatomia del gruppo pro-ana
Su trenta numeri di telefono reperiti tra ricerche nel deep web, che consente di effettuare ricerche online non indicizzate, e Tumblr, otto hanno risposto alla nostra richiesta di entrare a far parte delle chat, aggiungendoci su Whatsapp e Telegram. Su Kik, invece, entrare in contatto con utenti pro-ana è molto più semplice, non trattandosi di una ricerca legata al numero di telefono personale, ma di una ricerca basata sugli hashtag. Per cercare un gruppo pubblico, basta dunque digitare le parole chiave del mondo pro-ana, per poi “entrare” e diventare un membro a tutti gli effetti.
Il numero minimo di membri per creare un gruppo pro-ana su Whatsapp o Telegram è di cinque persone, in modo che possa crearsi uno scambio di messaggi tale da non far “morire” la chat. Quando si perde il ritmo quotidiano dell’aggiornarsi reciprocamente, infatti, una delle persone che ne fa parte è solita lamentare la mancanza di coinvolgimento. Quando i gruppi vengono creati, sia su Whatsapp sia su Telegram, le regole vengono scritte nella descrizione delle chat, ma sono molto simili da gruppo a gruppo e servono, perlopiù, a far capire ai “nuovi” come comportarsi fin da subito.
Dopo essersi presentati, infatti, bisogna dichiarare il proprio peso attuale e l’obiettivo che si vuole raggiungere, esplicitare di quale disturbo alimentare si soffre, e accettare di inviare il resoconto delle calorie assunte ogni 24 ore, entro la mezzanotte. Poi, vengono elencati i «cibi che fanno passare la fame», come il caffè, le carote crude, il limone; e «cose che velocizzano il metabolismo», per esempio, fare un bagno o una doccia ghiacciata per un minimo di 15 minuti. L’orario di attività maggiore è quello vicino ai pasti principali: colazione, pranzo e cena. L’età media è di 14-15 anni.
Una ragazza si presenta dicendo di essere arrivata a pesare 40 chili, ma di averli successivamente «ripresi»: «Peso 62 chili, non riesco a smettere di abbuffarmi e mangiare, prima ero più determinata, mi aiuterete, vero?». Di fronte a una richiesta di aiuto di questo tipo, gli altri rispondono in maniera affermativa, mostrando vicinanza alla ragazza in difficoltà. L’amministratrice del gruppo suggerisce di iniziare a fare tutte la stessa dieta: «Iniziamo con 800 calorie in modo da abituarci piano piano a non mangiare, poi scendiamo». Danno tutti l’ok. Poi, viene inviata una foto-esempio di dieta ipocalorica per perdere peso e, contemporaneamente, mantenere attivo il metabolismo attraverso la variazione delle calorie: da 500 a 150 fino al quinto giorno, una risalita sulle 500 al sesto e 24 ore di digiuno il settimo giorno.
I messaggi inviati giorno per giorno sono sempre uguali: si fanno resoconti, si danno consigli per «tenere duro» e non mangiare, nei momenti di difficoltà ci si consola reciprocamente. L. scrive di aver fatto un’abbuffata e di non riuscire a smettere di mangiare. A. suggerisce di indursi il vomito oppure di fare 50 vasche in piscina il pomeriggio. Si chatta di continuo, da maggio fino a metà luglio 2021. Poi, forse complici le vacanze estive, si inizia a scrivere sempre più di rado, fino ad arrivare, nel mese di settembre, alla chiusura del gruppo, perché «è inattivo».
Fuori da questo gruppo, abbiamo proseguito le nostre ricerche su Tumblr. Sono moltissimi, infatti, i post pubblicati sulla piattaforma, in cui è possibile trovare numeri di telefono, di persone che comunicano di avere un gruppo pro-ana o di cercarlo. Nel nuovo gruppo in cui siamo entrati ci sono 14 persone, tutte di sesso femminile, e con un’età che varia molto di più rispetto al primo: la più giovane ha 14 anni, la più grande 25. Al momento delle presentazioni, ciascuna comunica il suo peso e l’obiettivo che desidera raggiungere: è questa l’informazione che prenderà il posto delle regole standard inserite nella descrizione della chat.
L’obiettivo più basso da raggiungere tra le ragazze del gruppo è 39 chili, anche se di solito si tende a scegliere un numero a cifra tonda (45, 40, 35 chili). Ci si scambiano, anche qui, consigli. Gilda (nome di fantasia) chiede alle altre come fanno a indursi il vomito. A pioggia, arrivano vari metodi, dallo spazzolino alle dita in gola. Gilda – scrive – vorrebbe farlo ma non c’è mai riuscita.
L’atteggiamento disfunzionale viene normalizzato, inserito nella routine di tutti i giorni. C’è chi ammette di farlo ogni volta che mangia, quindi più volte al giorno; chi una sola; chi due volte a settimana. Alcune di loro hanno un giorno fisso in cui si «concedono» l’abbuffata e la compensano con questo metodo. Un altro giorno «fisso», scelto di comune accordo, è quello del body check, il lunedì, «così stiamo in tensione per tutto il weekend ed evitiamo gli sgarri», scrive una di loro. A differenza dell’altro gruppo, oltre alla foto della bilancia, le ragazze inviano spesso le foto delle loro gambe, della pancia, delle braccia. Il tratto comune fra i due gruppi è il totale scollamento dalla realtà. Abbiamo infatti provato a chiedere loro se si sentissero «malate»: negativo.
Il blog sopravvissuto
I blog pro-ana sono rimasti attivi fino al 2013, poi hanno interrotto le loro pubblicazioni, virando su altri canali nell’immensità della rete. Tuttavia, mentre i blog sono naufragati, una piattaforma che utilizza la stessa logica è sopravvissuta. E anche se non è più di moda come dodici anni fa è ancora molto utilizzata. Si tratta di Tumblr, la piattaforma statunitense fondata nel 2007 da David Karp e Marco Arment.
Quando si cercano su Tumblr contenuti potenzialmente pericolosi, come nel caso di quelli pro-anoressia, il social avverte l’utente: «Tutto bene? Se qualcuno che conoscete soffre di depressione, disordini alimentari, autolesionismo o pensieri suicidi, consultate la nostra pagina», ma basta fare click su «Vedi i risultati di ricerca» per poter accedere a una serie di immagini e contenuti di persone che aspirano a diventare magrissime, che provano piacere nel soffrire, non avere forze, digiunare. Messaggi anche violenti, di persone che fanno sapere di procurarsi diversi tagli sulle parti del corpo che odiano, perché «vorrei strapparmele con le forbici».
Un utente scrive: «Digiuno, aiutatemi. Non mangio nulla da 16 ore. Voglio arrivare a 36 chili, Devo andare dal mio ragazzo e voglio avere la pancia vuota e sgonfia. Continuo a fare pensieri orribili, a pensare solo al cibo, vi prego, ho bisogno di motivazione. Ditemi qualcosa». Sotto il post ci sono 13 commenti in cui altri utenti danno consigli su come resistere alla fame («bevi Coca-Cola zero», «mangia mezza mela», ecc.).
Proprio su Tumblr è possibile scoprire come la comunità pro-ana sia cambiata insieme alle generazioni. Vengono spesso “cercati” utenti chiamati «Ana buddy» oppure «Ana coach». Siamo sempre di fronte a un tentativo di entrare in contatto con persone che abbiano in comune lo stesso problema, un disturbo del comportamento alimentare, ma si tratta di due figure diverse l’una dall’altra.
L’Ana buddy non è altro che una compagna o un compagno. Un “amico” che condivida con chi lo ricerca attraverso un post la malattia. Un Ana coach, invece, è una persona che «ce l’ha fatta» a raggiungere il proprio obiettivo: dimagrire e non sentire più la fame. Si tratta di persone, sempre in età adolescenziale, che riportano la propria esperienza, riconoscendosi poi il ruolo di “guida” nell’impresa difficile che si sta perseguendo. Invitano, dunque, gli altri utenti a contattarli, promettendo risultati imminenti. Chi li cerca, invece, è sicuramente una persona malata che si sente in difficoltà.
I contenuti postati da chi è alla ricerca di un Ana coach sono molto simili fra loro, accomunati dal bisogno di avere qualcuno che li insulti, che amplifichi il senso di inadeguatezza e l’incapacità di raggiungere da soli un obiettivo. Un utente scrive: «Cerco un Ana coach per il mio gruppo pro-ana. Ne abbiamo disperato bisogno. Per favore. Contattami se puoi aiutarci». Un altro: «Cerco Ana coach severo/a». Attraverso questi post, siamo riusciti a reperire tre numeri telefonici, grazie ai quali siamo stati aggiunti a due gruppi, uno su Whatsapp, l’altro su Telegram.
Non serve conoscere il deep web per fare queste ricerche su Tumblr. Basta saper utilizzare un qualsiasi dispositivo elettronico e una connessione a internet per poter perdersi in gravi problematiche, dalle quali poi è difficile uscire. Le strategie messe in atto dai vari social network sono dunque vane di fronte alla reale possibilità degli utenti di leggere contenuti esplicitamente pro-anoressia o bulimia.
I rischi si moltiplicano
Kik è un’app di messaggistica istantanea molto simile a Telegram. È nata nel 2009 e si è diffusa presto nel mondo, oggi conta 300 milioni di utenti. Per creare un account su Kik non è necessario avere un numero di telefono, per questo è facilmente installabile anche su tablet.
Basta creare un nome utente, inserire un’e-mail, scegliere una password e si è dentro. Su Kik è possibile cercare le persone attraverso i nickname, oppure attraverso il Kik Code, simile a un Qr code generabile direttamente sull’app. Per cercare invece dei gruppi, come sui social, è possibile inserire le parole chiave. Nel caso di Kik la maggior parte dei gruppi “pubblici” sono bot, quindi canali che generano automaticamente i messaggi. Vale anche nel caso di gruppi pro-ana.
La particolarità di Kik è che nelle chat ci sono utenti di diverse nazionalità, non solo italiana. Ma sono diversi, gli aspetti che destano sospetti e mettono in allarme fin da subito. Trattandosi esclusivamente di canali bot, al momento dell’ingresso nel gruppo viene generato un messaggio automatico con le regole da seguire. Questo messaggio non solo si genera ogni volta che qualcuno si unisce al gruppo, ma comunque ogni tre ore. «Benvenuti, questa è una chat di reclutamento per #ragazzeproana. Se vuoi unirti, verifica con un admin».
Ed ecco l’altra differenza con Telegram: è possibile vedere chi fa parte del gruppo e capire se sia italiano oppure no. Gli amministratori hanno una stellina arancione sulla foto profilo. L’unico modo per comunicare è scriversi in privato. Proviamo, quindi, a contattare una ragazza per capire meglio come funzioni.
Ci viene suggerito di contattare Michela (nome di fantasia) la quale, dopo una decina di messaggi di presentazione, ci dice: «Se vuoi posso aiutarti a dimagrire. Come primo step chiedo tre foto in intimo (una davanti senza reggiseno, una di lato, una da dietro). Puoi mandarmele adesso?». Chiediamo quali siano gli step successivi, ma Michela smette di risponderci. Contattiamo di nuovo la prima ragazza per chiederle se abbia effettivamente inviato le foto a Michela: «Sì, poi te le chiederà anche completamente nuda», scrive.
Alla luce di diversi fatti saliti agli onori della cronaca nazionale, nel 2019 e poi nel 2020, c’è il reale rischio, su Kik, che il Disturbo del comportamento alimentare si trasformi in un abuso a sfondo sessuale.
«Chi si occupa di adescamento e di reperire materiale pedopornografico, attraverso la rete cerca un contatto con i minori ed è consapevole che chi fa parte di questo genere di gruppi sia esposto a una maggiore fragilità e che quindi possa essere più collaborativo di fronte a un certo tipo di richieste», spiega la dottoressa Cristina Bonucchi, psicologa della polizia di Stato. Ciò che ci ha fatto pensare che Michela potesse non essere una diciassettenne sono le parole scelte per scrivere il messaggio, decisamente atipiche per un adolescente.
Da privato a pubblico
Tutti i numeri che abbiamo trovato su Tumblr sono, di fatto, pubblici. Chiunque può contattarli. Ed è ciò che è accaduto lo scorso aprile, quando siamo stati aggiunti a un gruppo molto strano su Whatsapp. L’amministratore del gruppo è un uomo che dice di avere 60 anni, di cui non si conosce il nome, che informa tutti che «questo è un gruppo di “safe coaching pro-ana, mia (bulimia, ndr) e thinspo”» e aggiunge: «Chi è stato/a invitato/a aveva lasciato il suo numero su blog, richiedendolo». È qui, a distanza di quasi un anno, che “incontriamo” di nuovo Elisa.
A condurre il gioco, però, è lui, un sedicente biologo, che – abbiamo scoperto – possiede un blog personale, non indicizzato, in cui spiega come bisogna comportarsi per “dominare” qualcuno, come fa lui. Sul blog, scrive di essere di Torino, ma di viaggiare molto per lavoro, motivo per cui ha avuto modo di incontrare molti “sub” (persone sottomesse, ndr), con i quali ha trascorso momenti «appassionatamente meravigliosi».
I contenuti pubblicati sul blog del presunto sessantenne sono tutti a sfondo sessuale: «Una sottomessa sceglie come Dominante chi vuole dare il controllo del suo corpo e della sua mente. Secondo la mia esperienza, anche alle brave ragazze piace essere sculacciate di tanto in tanto».
È solo uno degli esempi che potremmo riportare. Ma la questione, qui, è un’altra: perché una persona del genere dovrebbe creare un gruppo pro-ana e “aiutare” delle adolescenti a perdere peso?
L’uomo, molto probabilmente, non è nemmeno un biologo, come dice di essere. Al momento delle presentazioni di routine in un gruppo pro-anoressia l’uomo diventa particolarmente insistente nel voler sapere se le ragazze – perché ha inserito nel gruppo soltanto ragazze – assumano dei farmaci. E non basta spiegare il tipo di medicinale assunto, vuole i nomi. Poi, passa alle foto. Precisa, però, che vuole solo vederle in volto perché, scrive, «è caratterizzante». Al momento del nostro turno, rifiutiamo di accontentarlo ed ecco che veniamo contattati in privato. Rifiutiamo ancora e solo dopo aver insistito più e più volte, tronca la conversazione: «Come vuoi. Sei tu che devi sentire il bisogno di essere protetta».
Nel frattempo, sul gruppo, dopo aver ricevuto le foto, passa alle informazioni sul tipo di alimentazione seguita da ciascuna ragazza, «fai-da-te oppure data da un nutrizionista», e spiega che gli è necessario saperlo, perché altrimenti «non posso aiutarvi». Lo scopo dell’amministratore è conquistare la fiducia delle ragazze, quindi, si mostra sicuro di ciò che dice loro: «Niente pane o pasta. Il pasto migliore sarebbe un’insalata con pomodori, lattuga e mais condita con ketchup o maionese, che danno gusto e non fanno sentire la fame».
Nonostante i dubbi, nel primo pomeriggio tre ragazze comunicano di aver seguito il suo consiglio. Nei giorni successivi, il presunto biologo inizia a prendere confidenza. Chiede alle «piccole» (così chiama le ragazze che ha aggiunto nella chat) dove abitano: «Così se dovessi passare dalle vostre parti potremmo incontrarci».
Perché una ragazza dovrebbe scegliere di rimanere in gruppo del genere? «Per gli adolescenti la realtà virtuale è uno spazio privato, dove però si sentono liberi di sperimentare e rischiare molto più che nella realtà. Un adulto che riesca a impadronirsi di un certo tipo di linguaggio può facilmente ingannarli», spiega la dottoressa Laura Dalla Ragione, direttrice del centro per la cura dei Disturbi del comportamento alimentare di Todi.
Su Kik, quando Michela ci ha chiesto di inviare delle foto in intimo, abbiamo avuto un dubbio. Nel caso del sedicente biologo, però, il rischio è molto più concreto. L’unica consolazione è che, a oggi, sul gruppo non scrive più nessuno, neppure lui. «Andrebbe fatto un grande lavoro, con i genitori e insegnanti per dare ai ragazzi strumenti protettivi per difendersi criticamente», conclude Dalla Ragione.
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