Il presidente trentino Fugatti ordina l’abbattimento dell’orsa che aveva aggredito un turista francese nel bosco. Insorgono gli animalisti. Il problema della convivenza con i grandi carnivori crea divisioni sempre più profonde
Se ci limitassimo al puro fatto di cronaca, basterebbero poche parole: all’alba di martedì, in un bosco del Trentino, una squadra di forestali ha circondato l’orsa Kj1 per ucciderla. In una frazione di secondo, dopo che un dito ha premuto il grilletto, l’orsa 22enne si è accasciata al suolo, ormai priva di vita.
In effetti, la notizia è stata diffusa dall’ufficio stampa della provincia di Trento con un linguaggio asciutto, burocratico e carico di eufemismi: al mattino, si legge, «è stata data esecuzione al decreto firmato dal presidente Maurizio Fugatti, che prevedeva il prelievo dell'esemplare di orso KJ1 tramite abbattimento». Ma anche a Trento tutti sanno che dietro all’episodio di cronaca ci sono implicazioni enormi: le conseguenze di una scelta che già martedì ha fatto discutere, e continuerà a farlo ancora, mentre le associazioni animaliste insorgono, annunciano querele, e persone comuni inneggiano sui social alla rivoluzione per l’orsa.
Nella notte
Il tema è così divisivo che anche il ministro per l’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, questa volta è stato più diretto del solito: «L’ho già detto al presidente Fugatti: la soppressione dei singoli orsi non è la soluzione del problema», ha commentato.
«Comprendo lo stato d’animo degli amministratori e della popolazione ma oggi viviamo gli effetti di un errore del passato, dovuto a una incauta scelta di sfruttamento turistico dell’immagine dell’orso in Trentino, compiuta 25 anni fa».
Kj1 è l’orsa che un paio di settimane fa ha attaccato un turista francese che stava marciando, da solo all’alba, su un sentiero nei boschi del Trentino. L’incontro fortuito è avvenuto a qualche centinaia di metri di distanza dal paese. L’orsa era accompagnata dai suoi cuccioli ed è stato probabilmente l’istinto materno a far scattare l’aggressione. Nei giorni successivi è iniziato il forte contrasto fra chi riteneva che l’orsa dovesse essere uccisa e chi invece si batteva per garantirle la vita, anche immaginando un trasferimento in un bosco lontano, magari in Romania.
Il rappresentante del primo fronte è sicuramente il presidente del Trentino, il leghista Maurizio Fugatti, da sempre convinto che gli orsi “troppo confidenti” perché potenzialmente pericolosi per gli uomini. Per due volte aveva firmato un’ordinanza per l’uccisione di Kj1 e per due volte era stato fermato dal Tar.
Lunedì sera, pochi minuti dopo le 21, ha cambiato strategia, ha ritirato le ordinanze e ha firmato una decreto immediatamente eseguibile, appellandosi alla legge provinciale che gli garantisce la competenza nella gestione dei grandi carnivori. Lo ha fatto perché poteva contare su un parere dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale governato proprio dal ministero dell’Ambiente (e quindi da Pichetto Fratin), che venerdì aveva dichiarato che si poteva procedere all’abbattimento. Confermando che Kj1 era effettivamente da ritenere pericolosa.
Nel giro di qualche ora si è passati dalle parole ai fatti. E l’orsa è stata uccisa.
Gli ambientalisti
Proprio questa azione fatta col “favore delle tenebre”, e dalle conseguenze non più rimediabili, è stata stigmatizzata martedì dall’unanimità delle associazioni ambientaliste.
L’Enpa, l’Ente nazionale per la protezione degli animali, ha comunicato di aver già depositato in procura a Trento una denuncia contro Fugatti «per violazione dell'articolo 544 bis del Codice penale, ovvero per uccisione di animale con crudeltà o senza necessità». Ha detto che sul caso sarà interessata anche l’Unione europea: l’uccisione – ha scritto in una nota – non ha lasciato il tempo «né al Tar, né alla giustizia e tanto meno alle associazioni di poter esaminare i documenti scientifici e le motivazioni», e non è stata valutata «una traslocazione dell’orsa».
Un po’ dello stesso parere sono anche le altre associazioni ambientaliste, come Lav, Legambiente, Oipa o Wwf. Molto critico anche l’ex ministro dell’Ambiente Sergio Costa, del Movimento Cinque stelle: «Ormai basta una passeggiata nei boschi vicino a un centro abitato, in una montagna sempre più affollata, a far emettere sentenze di morte», ha detto. Il deputato di Avs, Alleanza Verdi e Sinistra, Marco Grimaldi, su Instagram ha usato parole ancora più dure: «Il presidente Fugatti ha firmato un decreto di abbattimento immediato dell'orsa, come i peggiori dittatori con i propri avversari. Con un’operazione studiata a tavolino pensa di essere più furbo di tutti. Ma noi lo denunceremo e non saremo gli unici».
In Trentino
La sensazione è però che in Trentino l’opinione pubblica sia meno favorevole agli orsi o, quanto meno, esasperata dalle notizie delle aggressioni e dagli assalti agli allevamenti. Il portavoce dei sindaci trentini, il presidente del Consiglio delle autonomie locali Paride Gianmoena, nei giorni scorsi aveva detto di essere «molto preoccupato» per l’incolumità dei cittadini.
Martedì Giacomo Redolfi, primo cittadino di un piccolo paese della val di Sole dove l’orso è molto presente, ha cercato di spiegarlo all’Ansa: «Ormai in molte zone l’aerale degli orsi si sovrappone a quello delle persone. Il fenomeno deve essere gestito altrimenti porta a delle conseguenze drammatiche», ha detto Redolfi.
Secondo la deputata trentina Alessia Ambrosi, che ha un passato di militanza nella Lega trentina proprio con Fugatti e che oggi siede in parlamento con Fratelli d’Italia, l’abbattimento «è stata semplicemente una scelta sacrosanta e pienamente condivisa da tutte le persone di buon senso».
Proprio in val di Sole è nel frattempo iniziata una raccolta di firme per chiedere un referendum contro gli orsi. Nel giro di pochi giorni ne sono state raccolte più di 6mila. A proporre l’iniziativa, che sfrutta i maggiori spazi di democrazia diretta dati dall’autonomia trentina, è il Comitato Insieme per Andrea Papi, nato in ricordo del giovane di 26 anni, ucciso da un’altra orsa in un bosco trentino.
Cosa succederà
L’abbattimento di Kj1 è dunque per ora solo l’ultimo atto di una convivenza difficile con gli orsi in Trentino, in un territorio limitato, in cui sono sempre più frequenti gli incontri casuali con abitanti e turisti. In questa zona gli orsi erano praticamente estinti sul finire degli anni Novanta e sono stati poi reintrodotti a inizio secolo, trasportando fisicamente alcuni esemplari sloveni.
Oggi si stima che in zona ci siano 98 orsi (secondo i dati dell’ultimo rapporto Grandi carnivori della provincia di Trento), tutti eredi di quei primi capostipiti. Nel solo 2023 è stata stimata la presenza di 13 nuove cucciolate, per un totale di 22 piccoli. Nello stesso anno gli orsi morti sono stati nove.Non è ancora chiaro come la questione potrà evolvere in futuro, soprattutto se aumenteranno ancora gli esemplari. L’Ispra martedì ha fatto sapere che sta studiando una possibile soluzione innovativa, mai tentata altrove, che prevederebbe la sterilizzazione delle orse più confidenti. Intanto gli animalisti sono particolarmente preoccupati anche per i cuccioli di Kj1. Secondo gli esperti dell’Ispra hanno però buone speranze di sopravvivere anche senza la madre.
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