I candidati del concorso 2020 chiedono giustizia, ma nonostante le opinioni della comunità scientifica e le sentenze del Tar, il Mim resta fermo. Il caso (imbarazzante) dell’autore che ha certificato che nessuna delle risposte proposte era corretta. I docenti che hanno già vinto diverse volte al Tar minacciano un’ulteriore azione legale. Il prof Arcangeli: «Il peggiore concorso della storia»
Che cosa è l’intelligenza per Howard Gardner, lo psicologo e docente americano noto proprio per la sua teoria sulle intelligenze multiple? Al ministero dell’Istruzione nessuno lo sa. Eppure, la domanda è tra i quesiti a cui gli aspirati professori a tempo indeterminato, che hanno partecipato al concorso ordinario per i docenti della scuola secondaria del 2020, che si è svolto nel 2022, hanno dovuto rispondere per ottenere il posto fisso.
L’intelligenza secondo Gardner è: «Un insieme di procedure per fare cose, da considerarsi come un “sistema” con proprie regole, operante su basi biologiche e culturali»? O «un processo di adattamento ottimale (equilibrio tra assimilazione e accomodamento)». Oppure: «Una realtà multidimensionale, non a struttura gerarchica ma a disposizione cubica». O infine: «Un costrutto teorico che viene misurato dai test sotto forma di QI e in cui giocano due fattori, uno generale e uno specifico»?, si chiede ai futuri insegnanti.
Secondo il ministero la risposta corretta sarebbe la prima. Ma non è così: nessuna delle quattro riposte è giusta perché nell’opera del neuropsicologo non c’è una definizione dell’intelligenza che corrisponda a quelle proposte dal gruppo di lavoro responsabile della selezione dei quesiti per la classe A018, Filosofia e scienze umane.
A testimoniarlo ci sono, per prima cosa, le parole dello stesso Gardner che ha scritto al ministero per segnalare che nessuna delle risposte al quesito che lo riguarda possa considerarsi corretta. Poi, le sentenze emesse dal Tar che danno ragione ai docenti che hanno fatto ricorso. Ma niente, il ministero non reagisce: scena muta come un alunno che arriva impreparato all’interrogazione.
Ma la domanda sull’intelligenza non è l’unica oggetto di contesa. Sono tanti i questi errati, ambigui, incomprensibili a cui docenti che hanno tentato di superare il concorso scuola 2020 hanno dovuto rispondere: «Quasi il 10 per cento del totale. Nel peggior concorso scolastico dell’Italia repubblicana, pensato per eliminare il maggior numero possibile di concorrenti beffati da una selezione di quiz a risposta multipla raffazzonata e iniqua, oltreché ipernozionistica, così stracolma di errori, e offensiva del merito», spiega il linguista, professore all’Università di Cagliari, Massimo Arcangeli. Che insieme a un team di professori e intellettuali del Paese aveva già redatto e inviato al ministero un dossier di circa 700 pagine in cui sono raccolte segnalazioni e perizie su domande mal formulate, definizioni incomplete, nozioni errate, banali errori di grammatica, problemi esposti usando termini fuorvianti e ambigui.
Visto il dossier, a luglio del 2023, la sottosegretaria Paola Frassinetti, intervistata da La Stampa aveva promesso che il ministero dell’Istruzione avrebbe redatto un documento riassuntivo rettificando le domande errate. Invece, un altro anno è passato e ancora niente è stato fatto: «Almeno quando c’era il ministro Patrizio Bianchi all’Istruzione qualche piccolo passo in avanti c’è stato, qualche quesito errato è stato riconosciuto. Da quando c’è Giuseppe Valditara invece nulla. Menomale che questo è il ministero che premia il merito. L’intera comunità scientifica chiarisce che i quesiti non sono corretti e nessuno fa niente, ma come è possibile?», si chiede Arcangeli.
Che sottolinea anche come la noncuranza del ministero sia causando conseguenze molto gravi per i professori, visto che lo scorrimento delle graduatorie dei docenti che hanno superato il concorso ma non con un punteggio abbastanza altro da ottenere subito la cattedra, procede molto lentamente: i prof del 2020 attendono che prima vengano immessi in ruolo i vincitori dei concorsi successivi, una situazione per cui sono scesi anche in piazza.
«Il nostro è l’ennesimo tentativo di aprire un dialogo con il ministero», conclude il linguista dell’università di Cagliari: «Andremo avanti a oltranza, classe di concorso per classe di concorso, contro gli inaccettabili silenzi ministeriali. Se il Mim non interverrà a correggere tutti i quesiti mal formulati, in aggiunta all’azione legale che abbiamo già intrapreso, presenteremo per le classi di concorso interessate e per conto degli insegnanti che avranno aderito, un’istanza di annullamento in autotutela dei quesiti che siano stati oggetto di sentenza favorevole da parte del Tar».
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