Sono oltre 2,3 milioni le persone tra i 15 e i 70 anni che hanno subito molestie sul lavoro almeno una volta nella propria vita. L’81,6 per cento è donna: 1 milione e 900 mila, il 13,5 per cento del totale delle donne nella fascia di età considerata. Questi gli ultimi dati pubblicati dall’Istat. Sono poi 298mila le donne che hanno subito ricatti sessuali sul lavoro, mentre quelle che hanno subito forme di molestia o ricatto per ottenere un lavoro o un avanzamento di carriera sono circa il 15 per cento del totale: 2 milioni e 68 mila. 

Sguardi inappropriati che provocano disagio, proposte di immagini o foto dal contenuto esplicitamente sessuale che offendono, umiliano o intimidiscono, scherzi osceni di natura sessuale o commenti offensivi sul corpo o sulla vita privata, avvicinamenti inappropriati, umilianti o offensivi sui social network, mail o messaggi sessualmente espliciti e inappropriati. Queste sono le forme di potere e sopraffazione esercitate sul 12,1 per cento delle donne e sull’1,8 per cento degli uomini. 

C’è inoltre chi è costretto a subire molestie di natura fisica: il 2,6 per cento di donne e lo 0,2 di uomini, e ne sono vittime in particolar modo le fasce più giovani, dai 15 ai 24 anni. La differenza di genere è evidente, dato che le donne sono state vittime di molestie 4,5 volte in più rispetto agli uomini. 

Sistema di potere

La molestia e la violenza sono manifestazioni di sistemi di potere. Sul luogo di lavoro subentra anche il potere del datore di lavoro di retribuire, e questo aumenta all’aumentare della precarietà. Agisce poi anche il sistema di potere di genere e, infatti, più dell’81 per cento delle donne subisce molestie sul lavoro da parte degli uomini, il 6,2 invece da parte di donne. 

L’autore è perlopiù un collega maschio, nel 37,3 per cento dei casi, o una persona con cui si ha a che fare nel corso dell’attività lavorativa, come un cliente, un paziente o uno studente (26,2%). Non sono però casi isolati. I dati raccolti dall’Istat mostrano come per le donne ci sia ripetitività nelle condotte subite. L’80 per cento di loro le ha subite più volte in un anno. 

Anche fuori dagli ambienti lavorativi chi agisce le molestie è quasi sempre un uomo. Il 91 per cento delle donne riferisce infatti di essere stata molestata da un uomo. Una percentuale che scende per le vittime di sesso maschile (59%). 

Segnalare

I diversi sistemi di potere che agiscono in un ambiente lavorativo si ripercuotono anche sulle denunce e segnalazioni. Mettere in luce determinate pratiche inappropriate può voler dire perdere il lavoro, nonostante esistano tutele e meccanismi garantiti dalla legge. E, infatti, sottolinea l’Istat, solo il 2,3 per cento delle persone vittime di molestie ha contattato le forze dell’ordine, il 2,1 altre istituzioni ufficiali. 

Sono poche anche le segnalazioni all’interno degli ambienti di lavoro: l’8 per cento delle donne si è rivolto a consulenti, il 16,3 per cento a colleghi di lavoro, mentre il 14,9 al datore di lavoro o al loro superiore. Ed è proprio il datore, secondo il Codice delle pari opportunità, a essere responsabile della salute e della sicurezza dai lavoratori e delle lavoratrici e dei rischi sul lavoro. Se avvengono questi episodi all’interno dello spazio lavoro si rende inadempiente se non ha fatto nulla per rimuovere le condotte che minano alla salute dei dipendenti.

Ma per chi lavora mancano punti di riferimento, sottolinea lo studio. L’86,4 per cento afferma che non c’è una persona a cui rivolgersi per denunciare o avere supporto nel caso subissero molestie. Il 69,7 non saprebbe cosa fare. Anche perché nella quasi totalità dei casi manca la formazione: il 93,6 per cento dei lavoratori segnala che non si fanno corsi di formazione dedicati al problema delle molestie e sulle iniziative che le vittime possono seguire per riconoscere il fenomeno e farvi fronte, scrive l’Istat.

Rimane preferibile, in base ai dati dello studio, raccontare le molestie subite alla cerchia di amici, parenti e familiari: nel 41,5 per cento dei casi le donne e nel 31 gli uomini. C’è anche chi preferisce non parlarne con nessuno, in maggioranza uomini (28,7%) ma anche le donne (24,8%). La percezione della gravità invece è diversa tra i generi. Gli uomini, scrive l’Istat, tendono a considerare più lieve la gravità degli episodi subiti rispetto alle donne. Se si considerano i tre anni precedenti l’intervista, le donne considerano le condotte subite molto o abbastanza gravi (68,3%), meno gli uomini (40,6).  

Giovani

Chi è da poco entrato nel mercato del lavoro è più esposto a questi comportamenti, segnala lo studio. Sono vittime di molestie sul lavoro soprattutto i giovani tra i 15 e i 24 anni (12%) e tra i 25 e i 34 (10,8%). E, ancor di più, le giovani donne, il 21,2 per cento tra i 15-24enni. Lo studio mostra inoltre l’incidenza in base al titolo di studio: il 9,4 per cento ha una laurea, il 7,3 un diploma superiore, il 6,2 la licenza media e il 2 la licenza primaria o nessun titolo. 

In calo

Numeri alti quelli delle molestie che, secondo lo studio, sono fortemente diminuiti negli anni. Negli ultimi tre anni precedenti la rilevazione del 2022-2023, il 4,2 per cento delle donne e l’1 per cento degli uomini di 15-70 anni ha subito molestie sul lavoro. Negli ultimi dodici mesi, i tassi sono rispettivamente 2,1 e 0,5 per cento. 

Cambiamenti che, secondo l’istituto di ricerca, possono essere attribuiti a diversi fattori, come ad esempio l’aumento delle campagne di sensibilizzazione e la crescita di una cultura nuova che facilita l’emersione. Ma rimane comunque una grande parte di sommerso, come aveva rilevato uno studio dell’ufficio dell’Organizzazione internazionale del lavoro: il basso numero di persone che sono venute a conoscenza di episodi di molestie sul lavoro «risente, molto probabilmente, del fatto che tali fatti spesso non vengono rivelati perché le vittime, per svariate ragioni, non da ultima la paura di perdere il posto di lavoro, evitano di parlarne».

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