Tutti bussano alla porta della Casa Bianca per negoziare le nuove tariffe. «Abbiamo 50 paesi che stanno bruciando le linee telefoniche» ha detto la segretaria all'agricoltura Brooke Rollins alla Cnn. «Anche il cellulare del presidente e di Howard Lutnick», il segretario al commercio. Lo stesso consigliere economico della Casa Bianca Kevin Hassett ha detto alla Abc di aver sentito dall'Ufficio del rappresentante commerciale degli Stati Uniti che «più di 50 paesi hanno contattato il presidente per iniziare una negoziazione». Né Rollins né Hassett hanno specificato quali fossero.

Di certo c’è che la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, in colloquio telefonico con il premier inglese Keir Starmer, ha espresso la sua preoccupazione e ha ribadito «l'impegno dell'Ue nei negoziati con gli Stati Uniti, chiarendo al contempo che l'Ue è pronta a difendere i propri interessi attraverso contromisure proporzionate, se necessario». In settimana i paesi dell'Ue cercheranno di presentare un fronte unito contro i dazi di Trump, approvando probabilmente una prima serie di contromisure mirate – segnala la Reuters – su un massimo di 28 miliardi di dollari di importazioni statunitensi, dall’abbigliamento ai diamanti.

Una mossa del genere significa che l'Ue si unirebbe al fronte di Cina e Canada nell'imporre dazi di ritorsione sugli Stati Uniti in una prima escalation di quella che alcuni temono possa diventare una guerra commerciale globale. La Ue starebbe valutando anche di colpire più gli Stati a conduzione repubblicana, la soia in Louisiana, la carne in Kansas e altri prodotti dell’Alabama in risposta ai dazi su alluminio e acciaio. Una mossa selettiva: contro il partito di Trump e non tutti gli americani.

La visita di Meloni

La tariffa "di base" del 10 per cento sulla maggior parte delle importazioni è entrata in vigore sabato. In questo contesto di guerra commerciale globale la premier Giorgia Meloni incontrerà Donald Trump a Washington il 16 aprile, sebbene non ci sia ancora nulla di ufficiale, per dei colloqui, alla vigilia del viaggio che il vice presidente americano Vance farà in Italia. La premier italiana ha partecipato alla inaugurazione presidenziale a gennaio a Washington, ma questa sarebbe la sua prima visita da allora alla Casa Bianca. Meloni cercherà, a nome di tutta l’Unione, di ridurre i dazi Usa del 20% sui prodotti alimentari e di escludere da ulteriori tariffe i prodotti farmaceutici. Incontrerà Trump dopo la visita fissata oggi alle 19 italiane con il premier israeliano Benjamin Netanyahu a Washington.

Sempre sui dazi Giorgia Meloni ha promesso di proteggere le aziende italiane che hanno subito danni a causa delle tariffe imposte dal presidente degli Stati Uniti. Meloni si trova a cercare un difficile equilibrio diplomatico poiché è alleata di Trump ma deve anche difendere un settore delle esportazioni italiane negli Usa (pari a 63 miliardi di euro all’anno) che soffrirebbe a causa della tariffa del 20% sulle merci provenienti dall'Ue. «Non eravamo, ovviamente, d'accordo con la decisione degli Stati Uniti, ma siamo pronti a schierare tutti gli strumenti – in termini di negoziati ed economici – necessari per sostenere le nostre aziende e i settori che potrebbero essere penalizzati», ha affermato Meloni nel videomessaggio al congresso della Lega.

Rivedere il Green Deal

Meloni è tornata a invitare l'Ue a rivedere regolamenti e politiche come il pacchetto ambientale del Green Deal che, a suo dire, hanno anche frenato le aziende. «Chiediamo ancora una volta con forza all'Europa di rivedere le normative ideologiche del Green Deal e l'eccessiva regolamentazione in ogni settore, che oggi costituiscono vere e proprie tariffe interne che finirebbero per aggiungersi insensatamente a quelle esterne», ha affermato. La premier ha definito questo momento storico come quello «probabilmente più difficile dal dopoguerra ad oggi». Meloni ha poi ribadito che il tema dei dazi sarà affrontato con «pragmatismo» e ha annunciato che il governo è pronto «a mettere in campo tutti gli strumenti – negoziali ed economici – necessari per sostenere le nostre imprese».

La decisione di Meloni di andare a colloquio con Trump allargherà il solco di incomprensioni con il presidente francese Emmanuel Macron che mal sopporta il protagonismo di Roma (Parigi per ora è il paese che più vuole una risposta dura a Washington) e forse potrà creare qualche incomprensione anche con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, gelosa della competenza che i Trattati accreditano alla Commissione in materia di commercio estero.

Il presidente Donald Trump e la sua amministrazione stanno «costruendo i fondamenti economici a lungo termine per la prosperità», «non vedo alcun motivo per cui si debba prezzare una recessione». Così il segretario al Tesoro americano Scott Bessent durante un'intervista a Nbc News ha liquidato le preoccupazioni degli americani riguardo una possibile recessione e allo stato dei loro piani pensionistici. Bessent ha definito una «falsa narrazione» quella secondo cui gli americani prossimi alla pensione potrebbero essere reticenti a farlo dopo che i loro risparmi pensionistici potrebbero essere diminuiti questa settimana a causa del crollo del mercato azionario. Ieri erano circolate voci di possibili imminenti dimissioni di Bessent, a causa di opinioni divergenti in materia economica con il presidente Trump. Le sue parole alla Nbc danno l’impressione, al contrario, di un allineamento alla visione del presidente

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