Alzi la mano chi è andato a rivedersi, una seconda, terza, quarta volta l’ultimo giro dei 10.000 metri femminili ai Giochi di Parigi, quell’ultimo giro di Nadia Battocletti. Sì, siamo in molti ad averlo fatto.

Tutti innamorati della ventiquattrenne ragazza trentina. Anche il presidente Sergio Mattarella quando due mesi fa, agli Europei di atletica di Roma, se la coccolava con gli occhi dalla tribuna, protagonista della doppietta continentale nei 5000 e nei 10.000 metri.

L’argento olimpico di Parigi non è solo una medaglia prestigiosa ma vale come enorme rivoluzione. Gli azzurri della velocità, da Marcell Jacobs a Filippo Tortu non sono andati a medaglia nella 4x100, quarti, ma hanno comunque reso quasi normale il fatto di continuare a giocarsela con i più forti del mondo. Nadia Battocletti invece ha reso possibile ciò che sembrava impossibile in una specialità sempre dominata degli atleti africani.

«Vado per divertirmi, vado per imparare», aveva detto alla vigilia, quando due giorni prima per alcune ore aveva assaporato la medaglia di bronzo per la squalifica-non squalifica di Faith Kipyegon.

E invece abbiamo imparato noi che con le regine africane si può gareggiare ad armi pari: Nadia Battocletti come un’antilope, ma italiana.

Piace a tutti perché è una ragazza modesta, delicata, molto dolce, silenziosa. Ma come atleta, è tenace, ha corso con un dolore al tendine, il cerotto (chiamato tape) continuava a scenderle dalla coscia, a fine gara se l’è ritrovato appiccicato alla scarpa, rischiando di scivolare. Al traguardo era zoppicante, dopo aver demolito il record italiano (30”43’35).

Atleta intelligente, furbissima. Come una volpe è sgattaiolata dall’interno, facendosi spazio tra le esperte keniane, laddove c’è sempre il rischio di inciampare sul bordo corsia e cadere.

Un argento che vale come un oro, dietro solo a Beatrice Chebet primatista del mondo nella distanza che già a Parigi aveva dominato i 5000.

L’ultimo chilometro Nadia Battocletti lo ha corso in 2’42”: chi corre sa bene cosa voglia dire. L’ultimo giro lo ha corso in 58”, in progressione: quegli ultimi 400 metri quando hai le gambe, il cuore e la testa, che sono come in una centrifuga impazzita.

Quei due semplici numeri, 58, rendono l’idea dell’impresa della ragazza allenata da papà Giuliano, ex atleta, che si emoziona nel vedere i bambini correre nei boschi, come lei che ha corso dappertutto, anche nel fango quando domina le gare cross. Ma i 10.000 sono sempre stati un’altra cosa. Anche per lei. Quante volte Battocletti ha gareggiato in vita nei 10.000 metri? Quella di Parigi era la sua quarta volta nella distanza. Nadia Battocletti regina d’argento che è presente e futuro.

EPA
ANSA
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