La lettera G stilizzata, la scritta del gruppo per intero e al centro un gladio romano di colore blu, la spada dell’impero. Non sono guerriglieri, non vanno in missione bellica, è solo il simbolo del nuovo gruppo della polizia penitenziaria, pensato per sedare le rivolte sul modello dei "rambo” francesi. 

Il decreto è firmato dal capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Giovanni Russo, ma anche il logo, così come l’anima e il pensiero che ha fatto nascere il Gio, ha certamente avuto il vaglio e la cura del plenipotenziario del ministero della Giustizia, il sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove. Il Gio è il gruppo intervento operativo della polizia penitenziaria che da qualche giorno ha anche il logo minuziosamente descritto nel decreto firmato da Russo, qualche giorno fa.

«Il distintivo di appartenenza del personale del corpo di polizia penitenziaria assegnato al reparto specializzato Gio è costituito da uno scudetto di colore blu e bianco; nella parte superiore l’iscrizione in stampato, carattere Arial Bond, “Polizia Penitenziaria”, nella parte inferiore semisferica vi è steso in stampato carattere Arial Bond, “Gruppo intervento operativo”. Al centro viene raffigurato l’acronimo Gio, composto da lettera G stilizzata, posizionata al centro di colore blu, con lettera I raffigurata da gladio romano di colore blu la quale, dall’alto verso il basso interseca al centro la lettera G; la lettera O viene raffigurata parzialmente ai lati inglobando le precedenti due lettere; l’elsa del gladio è sovrastata dall’emblema Ri della Repubblica italiana. Sullo sfondo nella parte mediana superiore, viene riprodotto il tricolore della Repubblica Italiana».

Il gruppo è stato presentato, nei mesi scorsi, in pompa magna proprio dal sottosegretario Delmastro Delle Vedove, nel decreto si legge che il segno distintivo è stato proposto dal direttore del gruppo. Ma cosa farà il Gio?

Pronti anche negli istituti minorili

Mancano circa 18 mila agenti di polizia penitenziaria, considerando anche il numero in aumento dei detenuti, ma nasce un nuovo gruppo per sedare le rivolte. Le selezioni degli agenti sono in corso e, durante la presentazione del Gio, si è fatto riferimento al modello francese. 

Un video, pubblicato da La Provence, mostra come questi poliziotti – verso cui diversi sono stati i giudizi critici da parte dell’organismo europeo che si occupa di tutela dei diritti dei detenuti – si allenino nel corso della loro formazione. Laurent Ridel, direttore dell’amministrazione penitenziaria francese, ricorda che l’Eris, nato «nel 2003 per affrontare ammutinamenti ed evasioni», garantisca la «sicurezza» all’interno dei penitenziari. Il video mostra agenti che si calano dal soffitto con una fune, provvisti di scudi, in tenuta antisommossa e fumogeni, e in coppia immobilizzano l’obiettivo. 

«Il nuovo decreto sottrae risorse alla polizia penitenziaria, già numericamente del tutto inadeguata, per istituire nuovi corpi speciali per la repressione delle rivolte e per i quali prevede una formazione di soli tre mesi. Mentre davanti agli occhi scorrono le immagini terrificanti di Santa Maria Capua Vetere, di Reggio Emilia e dell’istituto minorile Beccaria di Milano, riteniamo che appaia indispensabile adottare strumenti che garantiscano l’assoluta trasparenza dell’operato delle forze dell’ordine soprattutto all’interno degli istituti di pena troppo spesso percepiti come luoghi di buio impenetrabile», si leggeva nel testo della Camera penale di Roma che criticava l’istituzione del nuovo gruppo che potrà agire anche all’interno degli istituti minorili. 

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