Per i giudici i dodici migranti – 8 del Bangladesh e 4 dell’Egitto – devono essere rimessi in libertà. Il trattenimento non è stato convalidato perché è impossibile «riconoscere come “paesi sicuri” gli stati di provenienza delle persone trattenute», si legge nel comunicato
La sezione immigrazione del tribunale di Roma non ha convalidato il trattenimento dei migranti all’interno del centro di trattenimento di Gjadër in Albania.
Dopo tante lodi e proclami da parte di Giorgia Meloni è arrivata la prima decisione del tribunale sul caso, con cui il governo dovrà fare i conti. I dodici migranti, otto cittadini del Bangladesh e quattro cittadini egiziani, devono essere rimessi in libertà in Italia e, per questo, partiranno domani dal porto di Shengjin con una nave della Marina militare diretta verso Bari.
La motivazione
Nel comunicato stampa a firma della presidente della sezione immigrazione del tribunale civile di Roma, Luciana Sangiovanni, sono fornite le motivazioni dei giudici: «Il diniego della convalida dei trattenimenti nelle strutture ed aree albanesi equiparate alle zone di frontiera o di transito italiane è dovuto all’impossibilità di riconoscere come “paesi sicuri” gli stati di provenienza delle persone trattenute, con la conseguenza dell’inapplicabilità della procedura di frontiera e, come previsto dal Protocollo, del trasferimento al di fuori del territorio albanese delle persone migranti, che hanno quindi diritto ad essere condotte in Italia».
Le autorità italiane reagiranno con ogni probabilità presentando ricorso, come ha annunciato giovedì sera in un’intervista a Piazza Pulita su La7 il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, rispondendo alla domanda sull’ipotesi che i magistrati possano bocciare il trattenimento in Albania. Era già accaduto a Palermo.
«Molte di queste decisioni non le condividiamo, personalmente ritengo che quando non si condivide una decisione giudiziaria la si impugna ed è quello che stiamo facendo e che faremo. E noi tendiamo sul lungo periodo anche a sollecitare una giurisprudenza superiore come la Cassazione», ha detto Piantedosi.
Rigetto delle richieste di asilo
Ancor prima delle udienze, però, da quanto si apprende la commissione territoriale di Roma aveva rigettato tutte le richieste di protezione internazionale. Rachele Scarpa, deputata del Partito democratico e parte della missione di monitoraggio organizzata con Tavolo asilo, ha commentato all’agenzia Dire: «Una rapidità delle procedure inedita e forse che non vedremo più; noi resteremo qui ad aspettare la seconda decisione e a vigilare il destino di questi 12 ragazzi».
Maso Notarianni, di Arci, ha sollevato dubbi sulla rapidità delle procedure. «La velocità e fretta nella procedura accelerata sulle richieste d'asilo è sospetta e non è compatibile con la sentenza della Corte», dice annunciando che insieme agli avvocati ne chiederanno conto al governo. «Questa fretta non è compatibile neanche con le condizioni in cui sono le persone: vengono tutti da un anno di detenzione e torture in Libia, e qui non hanno trovato un ambiente amichevole. Sono provati. Notiamo anche scarsa professionalità rispetto alle procedure e difficoltà per queste persone a confrontarsi coi propri avvocati».
E ha aggiunto: «Inoltre, i migranti ci hanno segnalato che al momento di essere trasferiti sulla nave Libra hanno incontrato difficoltà d'accesso al diritto alla difesa e alla giusta informazione. Anche la selezione di chi mandare qui e chi portare in Italia per noi è stata sbrigativa e arbitraria», ha aggiunto.
Le reazioni
Non appena è stata presa la decisione, la Lega ha diffuso una nota che ha definito le ordinanze di non convalida del trattenimento in Albania «particolarmente inaccettabile e grave». E subito il partito di Salvini si è scagliato contro i giudici, definendoli «pro-immigrati» e invitandoli a candidarsi «alle elezioni, ma sappiano che non ci faremo intimidire».
Ma il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia, intervenuto a Tagadà, ha ricordato che «i giudici applicano le norme, volute dal nostro ordinamento e dall’ordinamento europeo di cui noi facciamo parte integrante».
Il protocollo Italia-Albania per la segretaria del Partito democratico, Elly Schlein, è un «accordo fuori legge»: «Siete andati ieri in Ue a presentare un progetto che viola il diritto. Ottocento milioni di euro buttati che potevano essere usati per la sanità. Si profila un danno erariale», ha detto Schlein alla direzione del Pd.
«Uno spot elettorale», dice Riccardo Magi, che ha fatto parte della delegazione di parlamentari che ha ispezionato i centri in Albania: «Meloni dovrebbe scusarsi per aver sperperato centinaia di milioni di euro dei contribuenti italiani per uno spot elettorale e per aver raccontato frottole ai partner europei». Così anche Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ha commentato il progetto del governo nel paese extra-Ue: «Per avere tre like sui social, butta via un miliardo di euro per trasportare avanti e indietro con l’Albania qualche decina di migranti. Serve immigrazione regolare».
Isolati
In attesa che le persone recluse nei centri in Albania conoscano la loro sorte rimangono completamente isolati dal mondo esterno. Sono privi di telefoni cellulari e da giorni le famiglie non riescono a mettersi in contatto con loro.
«Dovrebbe essere messo a disposizione un telefono comune», dice la deputata Francesca Ghirra di Avs. Ma oltre a necessitare di 12 colloqui con le famiglie, secondo la deputata, i richiedenti asilo dovrebbero avere il tempo necessario di conferire con dei legali, a cui hanno già avuto accesso ma «la situazione non è chiarissima». Nei centri, conclude Ghirra, il personale è «cortese e disponibile a far entrare noi deputati, lo è molto meno per i giornalisti».
Il rientro della nave
La nave Libra della marina militare è ormai rientrata nelle acque italiane, salpata dalle coste albanesi mercoledì stesso a poche ora dal suo arrivo con sedici naufraghi. Ma oltre al personale di bordo nel viaggio di ritorno c’erano anche quattro richiedenti asilo, due minorenni e due adulti in condizioni di estrema vulnerabilità, sbarcati ieri nel porto di Brindisi.
Nel caso di una non convalida i dodici richiedenti asilo dovranno quindi essere portati nel territorio italiano, non è chiaro in che modo.
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