A due giorni dall’incidente che ha portato il super yacht Bayesian a inabissarsi a cinquanta metri davanti alle coste di Porticello (Palermo), gli esperti continuano a domandarsi cosa sia accaduto. 

dispersi sono sei: Mike Lynch e sua figlia Hannah, di 18 anni, poi Jonathan Bloomer, presidente di Morgan Stanley International e sua moglie Judy, e infine Chris Morvillo, legale di Clifford Chance e sua moglie Nada Morvillo. L’unico corpo recuperato al momento è quello dello chef di bordo, Ricardo Thomas. Le ricerche dei sommozzatori proseguono senza sosta, ma creare un varco nello scafo, dove si pensa si trovino i corpi, è molto complicato. 

Sessanta fatali secondi 

Il Bayesian è affondato in appena sessanta secondi. La scialuppa autogonfiabile si è attivata automaticamente non appena l’acqua ha toccato l’involucro e questo ha permesso a quindici delle ventidue persone a bordo di mettersi in salvo. 

Lo scafo, piegato di novanta gradi sul fianco destro, è integro, e l’albero maestro di 75 metri non si è spezzato: non ci sono segni di collisioni, i boccaporti sono chiusi, le vetrate intatte. Come detto dalla Italian Sea Group, azienda leader nel settore della nautica sentita dal Corriere, «la barca ha retto». 

Gli inquirenti devono capire se a far affondare il veliero di 56 metri possa essere stata la tromba marina o se c’è dell’altro. L’ipotesi al momento è che durante la tempesta una cospicua quantità d’acqua sia entrata da poppa a causa di un’onda anomala in pochissimo tempo. L’acqua potrebbe essersi imbarcata da una porta lasciata aperta e questo avrebbe provocato un repentino sbilanciamento della nave e così il suo affondamento.

I pareri degli esperti 

Da capire perché dei quindici superstiti ci siano nove dei dieci membri dell’equipaggio, compresi comandante e primo ufficiale, ma solo sei dei dodici ospiti. Non ci si spiega soprattutto la rapidità con cui è affondata una nave costruita per resistere a condizioni meteorologiche molto avverse e dotata di tecnologia all’avanguardia. 

Non si capisce perché il veliero sia colato a picco in un minuto, mentre a cento metri di distanza una barca molto più piccola è rimasta intatta. Il veliero olandese Sir Robert Baden Powell se l’è cavata senza danni grazie a una semplice manovra del comandante, Karsten Borner, che ha acceso i motori per stabilizzare l’imbarcazione: a bufera passata l’imbarcazione ha portato direttamente in salvo i quindici superstiti.

Insomma, non si esclude nulla: errore umano o malfunzionamento combinato al clima estremo. 

Come riportato su La Stampa, ci si domanda se, durante la tempesta, ci fosse qualcosa che non andava nello scafo.

Si pensa che possa essere entrata una grande quantità d’acqua dalle aperture laterali sui due lati della barca nella parte finale del ponte. Se fosse accaduto ciò, il Bayesian potrebbe avere perso stabilità, ma affinché questo potesse avvenire la barca si sarebbe dovuta piegare di molto su un lato. Molti esperti ritengono questa possibilità non impossibile, ma nemmeno probabile. 

L’acqua potrebbe essere entrata invece dai tender garage, le parti dello scafo in cui si tengono le piccole imbarcazioni utilizzate per gli spostamenti o per le emergenze, «ma sono di regola compartimenti stagni». 

Su La Repubblica si parla invece di una «una catena di errori e di tragiche coincidenze». Un boccaporto lasciato aperto, la deriva mobile sollevata, l’errato posizionamento dell’imbarcazione e un ritardo nell’attivazione del sistema che sigilla la nave in caso di pericolo: questi sarebbero i possibili errori che avrebbero causato l’incidente. In particolare sarebbe la deriva mobile alzata che spiegherebbe come la barca non abbia retto alla tempesta. 

Su tutto questo indaga la procura di Termini Imerese, condotta dalla Guardia costiera di Palermo; il fascicolo è aperto per naufragio, disastro, lesioni e omicidio colposi. Si avranno più certezze, però, quando verranno eseguite le autopsie sui corpi dei dispersi, una volta ritrovati. 

Le ipotesi alternative 

Il tutto mentre dal Regno Unito arriva la notizia che è morto – investito da un’auto a Stretham, a nord di Cambridge, poche ore prima del naufragio in Sicilia – anche Stephen Chamberlain, ex vicepresidente finanziario di Autonomy, l’azienda britannica fondata da Mike Lynch, proprietario dello yatch. I due sono stati soci in affari per molti anni e sono stati processati come coimputati per frode sulla vendita della Autonomy a Hewlett-Packard per undici miliardi di dollari. L’assoluzione è arrivata lo scorso giugno. A investire Chamberlain una donna di 49 anni che è rimasta sulla scena dell’incidente e ha collaborato con le indagini. 

Finora non ci sono elementi che facciano pensare a altro che a due incidenti, che sono stati definiti una tragica coincidenza. Ma ad alimentare sospetti e teorie del complotto su ciò che è accaduto ci sono i legami dei due con il mondo dell'intelligence britannica e statunitense. 

In seguito ai fatti di lunedì mattina, sono emersi infatti tutti i legami fra Lynch e i servizi segreti di molti paesi. Secondo una ricostruzione fatta da Politico, nel 2013, Lynch ha co-fondato Darktrace, multinazionale inglese di cybersecurity, in collaborazione con ex funzionari dell'intelligence britannica.

Uno dei fondatori, diventato poi amministratore delegato della società, è Stephen Huxter, una figura di spicco nel team di difesa informatica dell'Mi5 (Military Intelligence, Sezione 5), vale a dire l'ente per la sicurezza e il controspionaggio del Regno Unito. Poi Huxter assunse Andrew France, veterano trentennale del Gchq come amministratore delegato dell'azienda, il Gchq è il Government Communications Headquarters, l'agenzia governativa che si occupa della sicurezza del Regno Unito. 

Ma anche altri membri del consiglio di amministrazione della Darktrace hanno in precedenza ricoperto posizioni di rilievo nei servizi segreti. In realtà, anche prima della Darktrace Lynch ha avuto dei contatti con le agenzie di intelligence inglesi, in particolare la sua prima azienda, Cambridge Neurodynamics. 

Il Guardian, nel 2003, ricostruì come l’Autonomy fosse «impegnata in attività di intelligence segreta» e come fosse tra le poche società commerciali del Regno Unito che hanno tratto profitto dalla guerra in Iraq. La società avrebbe venduto segretamente sistemi avanzati di intercettazione informatica alle agenzie di intelligence di tutto il mondo. Inoltre, l’azienda aveva contatti con agenzie governative, l’esercito e l’intelligence statunitensi.  

Soccorsi senza sosta

I sommozzatori speleologi dei vigili del fuoco e della guardia costiera di Palermo sono costantemente immersi a 49 metri di profondità nel tentativo di trovare i dispersi. L’obiettivo è quello di aprire un varco nello scafo della barca, dove si trovano le cabine. La presenza però di mobili e oggetti impedisce l’entrata ai soccorritori. Proprio in queste ore si stanno mettendo a punto le procedure per arrivare alle cabine, studiando le mappe del veliero. 

Ad aiutare nelle ricerche anche un elicottero dei Vigili del Fuoco e un Rov, un Remotely Operated Vehicle, un piccolo robot subacqueo controllato a distanza. 

«Il Bayesian è una piccola Concordia» ha detto il responsabile della comunicazione in emergenza del comando generale dei Vigili del Fuoco, Luca Cari, che ha poi spiegato quali sono le difficoltà delle ricerche. «Le squadre sono composte da due speleo sub che devono affrontare difficoltà notevoli. A quella profondità infatti, possono rimanere sott'acqua per dodici minuti massimo, di cui due servono per scendere e salire. Dunque il tempo reale per poter effettuare le ricerche è di dieci minuti a immersione», ha detto. 

I superstiti nel frattempo raccontano di essere «vivi per miracolo». Un gruppo di psicologhe e psicologi è stato messo a disposizione per tentare di dare loro supporto. 

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