Mancano ancora alcuni decreti attuativi, ma il testo – già pubblicato in Gazzetta ufficiale – complica la realizzazione di infrastrutture ciclabili e non limita uno dei problemi principali dei ciclisti in città: la velocità delle automobili
Venerdì 29 novembre il nuovo Codice della strada è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale dopo essere stato approvato da entrambe le camere del parlamento. La norma entrerà così in vigore a partire a partire dal 14 dicembre e, con essa, dovrebbero essere immediatamente valide le nuove regole su alcool, droga, velocità, abbandono degli animali e uso del cellulare in auto. Altri ambiti toccati dal nuovo codice dovranno invece probabilmente aspettare i decreti attuativi per capire come le modifiche verranno messe in pratica.
Nel frattempo, la nuova normativa sta sollevando numerose polemiche. Dalla stretta – considerata da molti eccessiva – sulle modalità di accertamento dell’assunzione di stupefacenti all’ulteriore regolamentazione dei monopattini elettrici che potrebbe portare a un restringimento del settore.
Diversi timori sono stati sollevati anche riguardo alle nuove norme sulle biciclette.
Il problema della velocità
Prima di tutto non sono state introdotte novità per limitare la velocità di circolazione delle auto. Anzi, il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, ha dichiarato di voler mettere fine agli autovelox utilizzati, a suo dire, dai comuni per fare cassa.
Non ci sono indicazioni per introdurre zone 30 nelle città, che vengono lasciate alla decisione arbitraria dei singoli comuni. La velocità delle auto è invece uno dei problemi più grandi per chi usa la bicicletta in città.
«Togliere il controllo alla velocità delle auto compromette una circolazione tranquilla e sicura delle biciclette in città», spiega Alfredo Drufuca, ingegnere, esperto e direttore tecnico di Polinomia, società che si occupa di pianificazione urbana e sicurezza stradale che insieme a Andrea Colombo, esperto legale in materia di mobilità sostenibile e sicurezza stradale, ha redatto un documento di analisi della nuova normativa sottoscritto da varie associazioni, tra cui la Federazione italiana ambiente e bicicletta (Fiab) e Legambiente.
Tornando alle criticità, il governo ha sì inserito l’obbligo di superare mantenendo una distanza di almeno 1,5 metri, ma solo in caso la dimensione della strada lo permetta. Senza contare che, senza i dovuti controlli, la responsabilità dell’attuazione di quest’obbligo resta soltanto in capo alla buona fede e la buona volontà degli automobilisti.
Piste ciclabili
Rispetto alle piste ciclabili, i progetti che sono già stati realizzati con la normativa ancora vigente o che sono arrivati allo stadio di conclusione del progetto preliminare sono ancora da considerare realizzabili secondo le vecchie regole. Fino ai nuovi regolamenti attuativi non ci saranno invece certezze per tutti gli altri progetti.
Anche per le corsie ciclabili ci sono dubbi: non si sa come potrebbero essere realizzate. I decreti attuativi potrebbero andare in una direzione simile a quella precedentemente valida, ma l’approccio del governo su questi temi fa presumere che non succederà.
Ciò che si sa è che le corsie ciclabili si possono realizzare solo dove non sono possibili le piste ciclabili protette e separate dalla strada, che però sono più complicate, strutturalmente e burocraticamente, da mettere su strada: «Dal punto di vista pratico – fa notare Drufuca – è impossibile che vengano tolte, per esempio, file di auto in sosta per fare una pista ciclabile».
Il motivo che sta dietro a questa indicazione è preferire aree che non siano delimitate, per esempio, solo da linee tratteggiate sulla strada, che secondo le associazioni, portano comunque una maggiore tutela dell’assenza di delimitazioni.
Case avanzate
Il nuovo Codice della strada limita anche la realizzazione delle cosiddette case avanzate, aree di stop agli incroci indicate dalla segnaletica orizzontale poste leggermente più avanti rispetto alla linea di stop per le auto, per permettere ai ciclisti di ripartire senza essere circondati dalle altre vetture. Per le nuove regole, queste saranno realizzabili soltanto nelle strade dove c’è una sola corsia e solo dove c’è una pista ciclabile.
Su questo Drufuca mette in luce un’altra criticità: «Non possono essere realizzate nelle strade pluricorsia, ovvero quando ce ne sarebbe più bisogno».
Infine, un’altra regola nega la possibilità di ammettere la circolazione delle biciclette nelle corsie riservate. «Questa legge trasuda di un concetto – dice Drufuca – che dice che "andare in bicicletta sulle strade è pericoloso", quindi vengono messi più ostacoli possibile per non farlo fare».
In sostanza, le nuove regole disincentivano fortemente l’uso della bicicletta, invece che provare a privilegiare questa e altre modalità di mobilità alternativa e pulita.
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