L’Italia delle donne in acque libere ha un feeling straordinario con i Giochi. La 10 km del nuoto di fondo è una specialità giovane, è stata introdotta come disciplina olimpica a Pechino nel 2008. Quattro anni dopo, la prima storica medaglia azzurra con Martina Grimaldi a Londra 2012, bronzo nel Serpentine di Hyde Park. Nel 2016 l’argento di Rachele Bruni a Rio de Janeiro, nelle acque davanti alla meravigliosa spiaggia di Copacabana. Acque ben diverse da quelle sporche e al limite della balneabilità della Senna, di cui tutti noi abbiamo discusso in questi giorni.

Dalla piscina di Empoli dove è cresciuta Ginevra Taddeucci, che ha 27 anni ed è di Firenze, ha fatto la gara della vita. La sua è una carriera fatta di risultati costanti, mai eclatanti. Negli ultimi anni ha vissuto sulla propria pelle l’annoso problema delle piscine italiane, ha dovuto girovagare per la Toscana tra Empoli, Lastra, Signa, Livorno per cercare una corsia dove poter nuotare. Fino a giugno, il pass olimpico non ce lo aveva nemmeno.

famiglia allargata

Il posto azzurro per i Giochi se l’era conquistato sul campo Arianna Bridi, grande campionessa delle acque libere, grazie all’ottavo posto ottenuto ai mondiali di Doha (febbraio 2024), ma Arianna a maggio è stata fermata per problemi cardiaci. Quando il cuore fa i capricci proprio alla vigilia dei Giochi.

Gli stessi capricci che hanno fermato, a un passo da Parigi, Daniele Garozzo, fuoriclasse del fioretto, e Simone Anzani, vicecapitano dell’Italia del volley. Arianna Bridi è una campionessa in primis per la sua generosità. Archiviata l’amarezza per uno stop improvviso, peraltro il suo secondo nel giro di due anni, rendendosi comunque conto di essere fortunata sul fronte prevenzione, ha contribuito a fare il tifo per le compagne di squadra.

Perché lei a Parigi c’è comunque, anche se da spettatrice. Perché l’Italia del nuoto di fondo, guidata dal responsabile Stefano Rubaudo e dal primo allenatore Fabrizio Antonelli, è una grande famiglia allargata: nessuno di loro ha dimenticato di tenere la mano ad Arianna in un momento di difficoltà. Lei è tra le prime, all’arrivo, a congratularsi con Ginevra Taddeucci. E con l’altra azzurra Giulia Gabbrielleschi, arrivata sesta.

pass in extremis

Dunque, Taddeucci solo a giugno ha conquistato la carta olimpica, nuotando al Sette Colli di Roma i 1500 stile libero in 16’08”65, rientrando nel tempo limite richiesto per appena 44 centesimi.

È stata una gara tanto appassionante quanto strana. Perché si nuotava nella grande incognita della Senna, su un percorso che le atlete non conoscevano: non lo avevano provato, non avevano contezza delle forti correnti. Ed è per questo che la competizione a tratti è apparsa una sorta di Far West con illustri vittime, in primis la tedesca Leonie Beck, grande favorita, finita subito fuori dai giochi.

Ginevra Taddeucci, allenata da sempre da Giovanni Pistelli, è stata invece tenace ma soprattutto astuta a interpretare proprio le correnti della Senna che in certi punti sembravano risucchiare le atlete. Anche altre rivali più acclamate sono state messe in crisi dal fiume francese. Non Taddeucci, una toscanaccia come lei si definisce, che non racconta di ricette magiche, ma illustra la motivazione fondamentale: bisogna crederci fino all’ultimo. Bravissima.

PS Sperando che l’Escherichia coli non faccia scherzi nei giorni a seguire…

Credits: Giorgio Scala, Andrea Masini e Andrea Staccioli / DBM
Credits: Giorgio Scala, Andrea Masini e Andrea Staccioli / DBM
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