Ha rivoluzionato lo stile libero, dimostrando che si può stravincere sia dai 200 ai 1500. A Parigi ha dominato negli 800, portandosi a casa il quarto oro consecutivo nella specialità: mai nessuno come lei, solo Michael Phelps a livello maschile ci era riuscito. Una vera star, a cui non è mai importato essere un personaggio fuori dall’acqua. Come ha dimostrato ai Giochi 2024
Katie Ledecky è la più grande nuotatrice della storia. Non solo per i successi, ma perché ha rivoluzionato lo stile libero, dimostrando che si può gareggiare e vincere – anzi, stravincere - dai 200 stile fino ai 1500 stile. Con una superiorità imbarazzante e con record del mondo che resisteranno per molto tempo, su tutti quello dei 1500.
Un dominio lungo 12 anni. Dalla sua prima Olimpiade, quando era una ragazzina quindicenne pure un po’ goffa a Londra, fino alla donna di 27 anni dei Giochi di Parigi 2024. Nella piscina Arena La Defénse ha dominato anche negli 800 stile, il suo quarto oro nella specialità. Cioè, nella stessa gara ha vinto in quattro Olimpiadi consecutive: mai nessuna come lei. A livello maschile solo Michael Phelps ci era riuscito, nei 200 misti.
Ha eguagliato il record di medaglie d’oro della ginnasta russa Larisa Latynina: nove ori olimpici in totale. E sarebbero stati ancora di più, tenuto conto che nel nuoto i 1500 femminili sono stati inseriti solo quattro anni fa a Tokyo, come nuova gara.
Nessuna spocchia
Eppure, di Ledecky non si ha mai la percezione della superstar, a livello mediatico. Perché non crea hype sui social, non è mai stata protagonista di alcuna polemica, non ha alle spalle una vita difficile né una storia di riscatto. È nata in una condizione molto agiata, nata molto ricca, diciamolo.
Del resto, non capita a tutti di avere Michael Jordan che gioca a bubu-settete con te, che hai 2 anni, in diretta televisiva, come capitato nel febbraio del 2000 a una partita di hockey su ghiaccio dei Washington Capitals. Lo zio di Katie era uno dei soci di maggioranza della franchigia NHL, socio di MJ che era co-proprietario. Attualmente lo zio, John Ledecky, è proprietario dei New York Islander, mentre papà David è un rinomato avvocato.
Nessun grammo di snobismo è mai apparso negli atteggiamenti della nuotatrice americana. La verità è che Katie è una donna profondamente timida e riservata. Dotata però di una volontà di ferro quando scende in acqua, con una insaziabile e dannata spinta competitiva. «Cattiva come poche, non ho mai visto un’atleta più determinata di lei», la descrive Bruce Gemmel, suo allenatore ai tempi dell’Università di Stanford.
Evoluzione continua
Dal 2021 Ledecky ha cambiato costa, da Est ad Ovest, trasferendosi in Florida nella squadra dei Gators, alla ricerca di nuove metodologie, perché non puoi passare 12 anni ad allenarti allo stesso modo.
Non è un caso se una delle più grandi soddisfazioni di Federica Pellegrini sia stata quella di battere Katie Ledecky ai Mondiali di Budapest del 2017, nei 200 stile. Perché è una tacca da appendere alla giacca, come una medaglia da esibire.
Katie l’aliena, la cannibale, la fuoriclasse che affronta ogni gara con la convinzione di voler nuotare il suo miglior tempo. Ma fuori dall’acqua è una donna amata, spesso silenziosa. È altruista. Quando vince ama condividere il podio con le più giovani, come ha fatto durante la premiazione degli 800 stile a Parigi, quando ha voluto far salire sul gradino più alto insieme a lei la più piccola Paige Madden, medaglia di bronzo.
La più normale di tutti
A Katie Ledecky non gliene è mai importato nulla di essere un personaggio. Non vuole essere portabandiera degli Stati Uniti, perché il giorno dopo – giustamente - gareggia: alle 9 del mattino ha le batterie dei 400 stile.
E nessuno che si sogni di dirle: non hai spirito patriottico. Perché in America tutti sanno gli orari delle sue gare, quindi il problema non si pone già in partenza. Difatti a Parigi, insieme a LeBron James, è stata nominata la tennista Coco Gauff come alfiere donna.
La più grande di sempre che è anche la più normale di tutti. Una leggenda anche nel suo essere così low profile.
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