Abbiamo chiesto agli abbonati alla nostra newsletter quotidiana, Oggi è Domani, di condividere le loro più grandi paure per il futuro. Sono arrivate moltissime risposte: del resto, viviamo in un periodo storico che non fa ben sperare. Eppure, non sentirsi soli davanti ai propri timori e sapere che sono condivisi con molte altre persone può darci forza per affrontarli
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I sondaggisti registrano regolarmente le oscillazioni delle paure degli italiani rispetto al futuro. Un esercizio che serve a misurare il livello di incertezza e le angosce dei cittadini su temi specifici. La paura è potente: può guidare le nostre scelte e per questo a volte viene alimentata scientificamente.
Le paure vanno razionalizzate, interpretate, comprese. Proprio per questo abbiamo pensato di occuparci degli argomenti che preoccupano di più i nostri lettori: per capire se i timori sono fondati, se sono esagerati, se non ne sappiamo abbastanza.
Così, nella nostra newsletter Oggi è Domani (iscriviti qui per riceverla ogni mattina, è gratis!), abbiamo chiesto ai nostri lettori di segnalarci, anonimamente, cosa temete di più per il vostro futuro. Sono arrivate moltissime risposte: del resto, viviamo in un periodo storico che non fa ben sperare per il futuro. Tra l'escalation del conflitto in Medio Oriente, le continue catastrofi climatiche e anche l’instabilità dei partiti politici, il futuro genera sempre più ansia.
Ma guardiamo anche il lato positivo: non sentirsi soli davanti alle proprie paure, sapere che sono condivise con molte altre persone, può anche darci forza per affrontarle meglio. Ecco cosa è venuto fuori dal nostro sondaggio:
Il ritorno della guerra
È la risposta selezionata dalla maggior parte dei votanti. Un lettore scrive: «Avrei scelto la crisi climatica fino a un anno fa, ma l'estensione dei conflitti e la totale impermeabilità agli appelli alle tregue mi fa pensare che sia possibile alzare ulteriormente l'asticella anche oltre i livelli che non vanno superati».
Un altro dei nostri abbonati osserva come la guerra abbia «come conseguenza tutte le paure che sono presenti nell’elenco». E un altro scrive: «La potenza e la disponibilità delle armi in mano a soggetti disposti a tutto per affermare il loro personale narcisistico potere».
E ancora: «Mi piacerebbe vivere in un mondo dove le risorse vengano impiegate per i servizi, la scuola, la salute, per far stare meglio le persone e non per armamenti, aggressioni e distruzioni». Un altro scrive: «Cosa c'è da temere di peggio delle guerre? Arriva la guerra e tutto il resto passa in secondo o ultimo piano o in nessun piano. A meno che non siamo convinti che le guerre continueranno a riguardare solo gli altri paesi e non il nostro. Il che potrebbe anche essere. Allora potremmo passare seriamente a occuparci della catastrofe del cambiamento climatico ma ce lo impedirebbero i neonazisti alle porte e i neofascisti già al governo».
C’è sconforto, dicono, nel «constatare che l'uomo (maschio) non rinuncia alla guerra e l'impotenza di noi tutte e tutti». E la demoralizzazione riguarda anche le possibilità della democrazia: «Non vedo una reale possibilità per la democrazia per affrontare e risolvere i conflitti».
CRISI CLIMATICA
La seconda opzione più votata è la crisi climatica, il 27 per cento dei rispondenti pensa che questa sarà la paura più grande nel futuro.
Un lettore pensa che ci sia «grande indifferenza nelle persone quando se ne parla, come se si trattasse di un argomento che non ci tocca minimamente. E aggiunge: «Vedo egoismo, perché è raro trovare chi pensa che gli animali ne sono già vittime e che per il cambio climatico l'immigrazione aumenterà». Un altro osserva quanto questo cambiamento stia «avvenendo velocemente, senza che nessuno se ne preoccupi concretamente. Questo mi fa temere per un futuro di malattie, guerre per le materie prime come il cibo e problemi economici».
Un’altra scrive: «Ero incerta tra clima e guerre, ma poi ho pensato che un pianeta sempre meno abitabile sarà un ulteriore motivo di guerre e sopraffazione».
C’è anche preoccupazione per le nuove generazioni: «Gli scenari drammatici sul rapido peggioramento del clima, mi inducono paura e preoccupazione verso il futuro. Ho settant’anni e penso ai giovani, a mia figlia trentenne e a ciò che potrebbero dover affrontare. L'economia e il denaro sono i veri padroni delle nostre vite». E ancora: «Temo per il futuro dei giovani e ho paura delle catastrofi naturali: tifoni, terremoti, bombe d'acqua improvvise». Chi pensa che la crisi climatica «potrebbe mettere in pericolo la stessa sopravvivenza della specie umana e comunque determinerà un importante peggioramento della qualità della vita».
Un fenomeno che non consente di fare progetti: «L’uomo non riesce a fare niente per evitarla e ormai i suoi effetti sono già devastanti. Chi ha oggi 20 non arriverà ad avere nipoti».
Un abbonato ci dice: «Siamo entrati già in un territorio inesplorato, non abbiamo fatto mitigazione (anzi, in molti rifiutano di vedere la realtà e l'assoluta necessità di farla) e l'adattamento è doloroso, costoso, spesso ingiusto. E poi vivo in Romagna, devo aggiungere altro?».
L’incertezza economica è una paura diffusa
Il 15 per cento dei votanti ha selezionato l’opzione “incertezza economica”. Una lettrice dice: «Non riesco ad immettermi stabilmente nel mercato del lavoro perché non accetto di essere trattata male, di lavorare tante ore al giorno (senza ricevere formazione e facendo più del mio ruolo) e di essere pagata pochissimo. Inoltre, dopo aver inviato cv per un anno, ho fatto un solo colloquio di lavoro. È demoralizzante la precarietà lavorativa italiana, dover scegliere tra avere uno stipendio - basso - lavorando per tante ore in contesti disfunzionali, oppure lavorare occasionalmente per preservare la salute mentale».
Un altro lettore commenta che «la situazione italiana non consente, neanche a chi un lavoro ce l’ha, di fare progetti per il futuro». Non solo la precarietà lavorativa, ma anche per il dopo lavoro: «Quando e se avrò la pensione, non sarà sufficiente a mantenermi».
E un* altr* ha detto:«In realtà ero tentat* di mettere la crisi climatica e le guerre, ma mi rendo conto che le mie ansie riguardo al lavoro (sono millennial) sono direttamente connesse a un modello di economia che comprende la altre due: è un’unica questione inscindibile. Avrei messo poi subito anche la solitudine perché una tale società genera alienazione, rapporti instabili e precari, liquidità di tutto, ed ancora una volta queste questioni mi appaiono intrinsecamente connesse».
Ma anche malattie, solitudine e criminalità
Il 5 per cento dei rispondenti alla domanda ha scelto l’opzione criminalità. C’è chi cita la recente inchiesta sul tifo organizzato e le curve di Inter e Milan.
Chi osserva che «la criminalità perché denota una sofferenza endemica di un paese a partire dall'assenza di governo (mafia), malessere economico, erosione del capitale sociale e fine della compassione individuale». Altri notano «un aumento degli episodi di violenza a tutti i livelli, molto spesso inspiegabili, al contempo non viene fatto nulla per capire se arginare il fenomeno».
C’è anche preoccupazione per le condizioni in cui versa il sistema sanitario pubblico nazionale: «Assistiamo ogni giorno alla sua demolizione», dice un lettore. Qualcuno cita anche la «grande virata a destra che determina gran parte delle altre paure. Crisi climatica non affrontata, guerre in essere e probabili che determinano incertezza economica, che portano malattie, criminalità e, alla fine, solitudine».
Un’altra paura: la solitudine. Per chi vive da solo è un grande problema su cui ne ricadono altri a cascata, c’è «paura di ammalarsi e di non avere possibilità per curarsi».
Infine c’è chi cita la paura di «invecchiare da soli, senza nessuno. Parenti, amici già tutti spariti dopo la malattia che ha portato via mio marito. Paura del futuro, senza una casa, forse con una pensione da fame e nessuno vicino. Ci si augura di morire presto».
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