Il presidente dell’istituto scadrà il 18 febbraio. Il giorno prima potrebbe firmare una convenzione con il comune che è contrario alla realizzazione dell’opera sullo Stretto
«Realizzare un efficace sistema di sinergie per approfondire la conoscenza degli aspetti sismici nel territorio». È questo l’obiettivo alla base dell’accordo di collaborazione tra il comune di Villa San Giovanni, guidato da Giusy Caminiti, e l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, presieduto da Carlo Doglioni. Un accordo che, vista la materia, inerisce il ponte sullo Stretto di Messina e che è inedito: il consiglio di amministrazione dell’Istituto lo vaglierà, ai fini della delibera, nei prossimi giorni.
L’accordo potrebbe dunque rappresentare l’ultimo atto della presidenza Doglioni – il mandato dello scienziato è del resto in scadenza – e suscitare qualche polemica. Tra il presidente dell’Ingv e Webuild, la società che costruirà l’infrastruttura, non scorre infatti buon sangue.
Il primo ha sostenuto che l’ente di cui è alla guida non è mai stato coinvolto nelle attività di analisi del rischio sismico e di faglie attive nel progetto del ponte.
La seconda ha invece ribattuto che un incarico di questo tipo esiste, sebbene esista – è la replica dell’Ingv – anche un documento che chiarisce che l’incarico sia stato affidato a singoli ricercatori dello stesso istituto. Uno scontro totale, conclusosi con l’annuncio di azioni legali da parte di Webuild.
E così per i più maliziosi, a fronte degli ultimi contrasti, l’accordo, presto all’ordine del giorno dell’Ingv, potrebbe suscitare qualche dubbio in merito alla terzietà di Doglioni che, con la collaborazione in questione, andrebbe ad “appoggiare” un comune, quello di Villa San Giovanni, restio, come noto, alla costruzione dell’opera.
Ulteriori polemiche non sono mancate, inoltre, nei giorni scorsi.
E cioè quando, come riportato da diverse testate locali, il presidente Carlo Doglioni avrebbe ricusato l’invito della commissione Ponte del comune di Messina per recarsi a Villa San Giovanni e per incontrare la sindaca e fare un sopralluogo nelle aree dove sarebbe previsto uno dei piloni del ponte.
L’accordo
Tornando all’accordo, c’è da dire che il documento non parla direttamente di ponte sullo Stretto, ma dei temi che, come detto, pure lo riguardano.
«Sviluppare azioni sinergiche – è riportato nel documento che questo giornale ha visionato – per condividere e migliorare l’attività di divulgazione delle pratiche di autoprotezione e della conoscenza del rischio sismico nella popolazione ed in particolare nelle scuole; migliorare la conoscenza sismica del territorio del comune di Villa San Giovanni, sia in relazione alla sua storia sismica che all’acquisizione di nuovi dati strumentali e geologici; utilizzare – è quanto riporta ancora l’atto – le conoscenze acquisite per la formazione del personale, l’informazione pubblica e la pianificazione di protezione civile».
La cooperazione tra i due enti non sarà a titolo oneroso, ma «nel caso di attività specifiche di comune interesse il Comune di Villa San Giovanni e l’Ingv potranno anche stipulare appositi contratti onerosi di collaborazione».
L’accordo dovrebbe essere vagliato dal cda dell’istituto, in base a quanto appreso da Domani, il 17 febbraio, esattamente un giorno prima della “scadenza” di Doglioni.
Nel frattempo mentre il governo parla di tempi brevi per il passaggio al Cipess, qualcun altro non è d’accordo.
«Sulle carte della commissione Via-Vas manca ancora la firma del ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin. Questo significa che il passaggio al Cipess è ancora una chimera, che le 62 prescrizioni in realtà sono uno scoglio piuttosto insormontabile, e soprattutto che Meloni e Salvini stanno prendendo platealmente in giro gli italiani», hanno detto i parlamentari pentastellati Dolores Bevilacqua, Ketty Damante e Pietro Lorefice.
Il ponte, hanno aggiunto, è «un’opera mastodontica e diversamente utile che rischia di portare devastazione ambientale, rischi geologici, impatti abnormi sulle risorse idriche già scarse e soprattutto danni economici irreversibili, visto che il governo ha pensato bene di prosciugare i fondi di sviluppo e coesione per permettere a Salvini di portare avanti il suo dissennato disegno».
Ma il governo è convinto che la prima pietra possa essere messa prestissimo: i soldi sono già stati stanziati in finanziaria, e se il Cipess darà il via libera, i lavoro potrebbero cominciare entro l’anno.
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