«Conosco la famiglia Fiore da moltissimi anni». Con sette parole il presidente di Pro Vita & Famiglia Toni Brandi liquida le domande che Domani gli aveva inviato per commentare il rapporto di amicizia tra lui e Roberto Fiore. Un’amicizia che resta ancora opaca alla luce degli affari generosi tra lui e l’attuale leader di Forza Nuova.

Sarebbe stato interessante avere informazioni più esaurienti visto il passato di Fiore. Già capo di Terza Posizione, condannato in via definitiva per banda armata e associazione sovversiva per fatti commessi durante gli Anni di piombo, dal 1980 al 1999 ha vissuto nel Regno Unito evitando così di dover scontare la pena, ma nonostante un mandato di cattura sulla testa a Londra è riuscito a fare fortuna negli affari. Settore: turismo giovanile. Lo stesso in cui ha operato per una vita Brandi.

I silenzi fanno aumentare l’alone di mistero intorno al passato del capo di Pro Vita. Quando ha conosciuto Fiore? Nel periodo in cui il leader neofascista era latitante a Londra? E cosa faceva in quel momento Brandi, da anni residente a Praga? Quello che sappiamo è il poco che ha dichiarato lui stesso in un’intervista pubblicata sul sito di Pro Vita: «Mi convertii a Londra nel 1991, dopo una confessione di due ore con un prete di 27 anni».

Brandi compare ufficialmente sulle cronache nel 2012, quando fonda la rivista Pro life News, mensile che riesce ben presto a diventare punto di riferimento per il campo cattolico contestatario. Non teorizza l’incubo “della teoria del gender”, ma ne denuncia le applicazioni pratiche.

Da Fiore ai meloniani

Tra il 2014 e il 2015 insieme a Gianfranco Amato, presidente di Giuristi per la vita (oggi anche consulente alla Regione Sicilia), e Massimo Gandolfini, portavoce del Family Day (oggi consulente del dipartimento Antidroga per la Presidenza del Consiglio), realizza il numero più elevato di conferenze anti gender in Italia, quasi una al giorno.

Fratelli d’Italia è al fianco del movimento fin dall’inizio: «Nelle prime manifestazioni de La Manif Pour Tous Italia, a luglio e agosto 2013, in piazza troviamo già Carlo Giovanardi, Lucio Malan e Ignazio La Russa. Allo stesso modo i Family Day del 2015 e del 2016 sono partecipati da tutti i partiti della destra radicale italiana. La stessa Giorgia Meloni, presente al Family Day del 2016, annuncia per l’occasione di essere incinta definendo le unioni civili una “legge contro i bambini”», ricorda Massimo Prearo, ricercatore universitario specializzato sui movimenti Lgbt+.

Il momento più alto si consuma nel 2019, con il Congresso delle Famiglie di Verona, classificato come “gruppo d’odio” dal Southem Poverty Law Center. Qui prende forma l’associazione Pro Vita & Famiglia, grazie alla fusione tra Pro Vita Onlus e Generazione Famiglia (ex La Manif Pour Tous Italia).

Pro Vita e Famiglia dichiara oggi 110 circoli territoriali. Sono in realtà circoli virtuali, pagine Facebook: un metodo importato dalla Francia (dove è nato tutto il movimentismo anti diritti); il quotidiano Le Monde raccontò come la maggior parte dei gruppi e delle associazioni fossero scatole vuote. La presenza nelle stanze del parlamento italiano e in quello europeo, però, è concreta.

I fan nel governo

Oltre che su personaggi come Alfredo Mantovano, Ignazio La Russa ed Eugenia Roccella, Pro Vita può contare anche su dirigenti pubblici come Assuntina Morresi, vice capo di gabinetto della ministra Roccella. Il 5 ottobre 2013 Morresi partecipò a uno dei due convegni fondativi del movimento anti gender a Milano, organizzato da Alleanza Cattolica, a cui partecipò anche lo stesso Mantovano.

Tra i parlamentari di Fratelli d’Italia, Pro Vita può contare sul sostegno di Isabella Rauti che già nel 2018 firmava ddl redatti insieme ai gruppi anti diritti come CitizenGo e Generazione Famiglia per impedire le trascrizioni delle famiglie arcobaleno (oggi realtà grazie a una circolare del ministro dell’Interno). Lavinia Mennuni: nota per aver firmato con Meloni la proposta dei pro-vita per i cimiteri per i feti abortiti a Roma, da senatrice ha presentato un ddl per rendere obbligatorio il presepe e si è intestata anche la missione di «rendere la maternità cool».

Poi c’è Lorenzo Malagola, approdato in FdI direttamente dal mondo anti-scelta ha organizzato “Famiglia e natalità”, un incontro all’Aquila insieme a Jacopo Coghe di Pro Vita & Famiglia. Alla corte di Pro Vita anche il deputato Guerino Testa, 52 anni, che porta avanti la lotta contro il gender nelle scuole.

Oltre i confini italiani tra i tanti eletti che hanno firmato il manifesto valoriale di Pro Vita spicca Paolo Inselvini, che di anni ne ha 28, bresciano, soprannominato “negazionista del diritto all’aborto”. Da consigliere d’opposizione insieme ad associazioni come Pro Vita & Famiglia e il Family Day, ha dato vita a “Amministratori per la Famiglia”, allo scopo di portare avanti buone pratiche e buone proposte nei comuni.

Nel mese di settembre, con una delegazione di Pro Vita & Famiglia e 14 europarlamentari di FdI e tre della Lega, Inselvini ha inaugurato a Strasburgo il nuovo Dipartimento “Unione europea” della onlus, che si occuperà di monitorare, denunciare e contrastare i progetti normativi e ogni iniziativa promossa dalle istituzioni dell’Ue contro la vita, la famiglia e la libertà educativa dei genitori. Dotato di risorse umane e figure professionali specializzate nel funzionamento delle procedure legislative dell’Unione europea.

«Quello con alcuni eurodeputati è stato un incontro molto proficuo in cui abbiamo condiviso l’obiettivo di collaborare per arginare le spinte ideologiche della sinistra radicale in parlamento», ha commentato Brandi, il capo di Pro Vita che ha fatto affari con il neofascista Fiore. Da allora Pro Vita ne ha fatta di strada. La “contaminazione” Pro-Vita attraversa Fratelli d’Italia e va oltre i confini nazionali. Sempre al fianco della destra sovranista al governo del paese. (4.fine)

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