Alla vigilia dell’8 marzo, giornata internazionale della donna, il governo approverà un nuovo decreto per introdurre il reato di femminicidio, punito con l’ergastolo, e per aggravare le pene di altre fattispecie. Coinvolti nella stesura del disegno di legge i ministeri della Giustizia, Interno, Famiglia natalità e pari opportunità. 

Il contenuto della bozza

«Chiunque cagiona la morte di una donna quando il fatto è commesso come atto di discriminazione o di odio verso la persona offesa in quanto donna o per reprimere l’esercizio dei suoi diritti o delle sue libertà o, comunque, l’espressione della sua personalità, è punito con l’ergastolo», si legge nel primo articolo della bozza, circolata prima del consiglio dei ministri, che vorrebbe introdurre la nuova fattispecie all’articolo 577-bis. 

Secondo la disposizione prevista dalla bozza, è possibile applicare le circostanze aggravanti previste dagli articoli 576 e 577 e, qualora ricorresse una circostanza attenuante, o concorresse con una circostanza aggravante e l’attenuante fosse prevalente, la pena non può essere inferiore ai ventiquattro anni.

Se invece, conclude l’articolo, ci sono più circostanze attenuanti o queste sono prevalenti rispetto a una o più aggravanti, la pena non può essere inferiore a quindici anni. 

La bozza del decreto incrementa poi le pene in altri articoli del codice penale. A partire dal reato di maltrattamenti contro i familiari (articolo 572) per cui «la pena è aumentata da un terzo alla metà se il fatto è commesso come atto di discriminazione o odio verso la persona offesa in quanto donna o per reprimere l’esercizio dei suoi diritti o delle sue libertà o, comunque, l’espressione della sua personalità». Lo stesso è previsto nelle aggravanti generiche, per il reato di interruzione di gravidanza non consensuale e di violenza sessuale.

Il testo non ancora approvato dal consiglio dei ministri, e quindi suscettibile di essere modificato, prevede anche l’aumento della pena per reati persecutori e per la diffusione di immagini sessualmente espliciti.   

Specificità del femminicidio

«Nonostante gli strumenti innovativi già adottati il numero dei femminicidi non cala, ogni tre giorni una donna muore», ha detto la ministra della Famiglia e delle Pari Opportunità Eugenia Roccella. In vista dell’8 marzo, ha spiegato a margine di un evento al museo Maxxi di Roma, sono state introdotte «modifiche significative» come il reato di femminicidio, «proprio per rimarcare l’assoluta specificità del femminicidio che dipende da questioni strutturali della società, quindi va isolato come reato per far capire la diversità».

Agli interventi nel codice penale e di procedura penale, ha spiegato Roccella, sono stati rafforzati gli obblighi formativi in materia di contrasto alla violenza. «Perché il problema è intervenire prima del fattaccio, prima che ci sia il femminicidio, con gli strumenti delle misure cautelari in modo intelligente accorgendosi subito di quanto sta avvenendo», ha aggiunto.

All’articolo 4 della bozza, si prevede che nella legge per il contrasto della violenza sulle donne e violenza domestica si aggiunga, nella parte relativa alle iniziative formative della Scuola superiore della magistratura, che la formazione possa svolgersi anche in una sede decentrata. E che possa avere ad oggetto «anche la promozione di modalità di interazione con le persone offese idonee a prevenire la vittimizzazione secondaria, tenendo conto della entità del trauma e nel rispetto delle condizioni soggettive e dell’età delle vittime, e di una efficace collaborazione con i soggetti che operano nel settore della prevenzione e del contrasto alla violenza contro le donne o domestica». 

Ancora, si rende obbligatoria «la partecipazione ad almeno uno dei corsi formativi specifici [...] per i magistrati giudicanti o requirenti assegnati, anche in via non esclusiva, alla trattazione di procedimenti in materia di famiglia o di violenza contro le donne o domestica».

Le opposizioni

«Un altro passo avanti di tutto il paese», ha detto la vicepresidente di Azione Elena Bonetti, ex ministra per le Pari opportunità, se fosse confermato quanto anticipato dalla stampa.

«È quanto avevamo sostenuto e chiesto in modo trasversale nel lavoro in Commissione Femminicidio ed è importante che sulla violenza si agisca in continuità con il lavoro dei governi precedenti», ha aggiunto, annunciando che «Azione sarà in parlamento a sostenere questa proposta, dalla parte delle donne».

I contenuti della bozza, se dovessero essere confermati, sembrano «andare nella direzione da noi molte volte invocata e potrebbe dunque essere un utile passo avanti» e potrebbero rispecchiare «il lavoro trasversale della commissione bicamerale femminicidio e prima, della commissione di inchiesta del Senato sul femminicidio e la violenza di genere». Così hanno commentato le parlamentari e i parlamentari del Pd che fanno parte della commissione, Cecilia D’Elia, Sara Ferrari, Antonella Forattini, Valentina Ghio, Filippo Sensi e Valeria Valente.

Hanno però sottolineato che «ancora una volta il governo agisce con misure penali che intervengono a violenza o femminicidio ormai agiti, continuando a ignorare l’azione preventiva dell’educazione». È un fenomeno culturale, prosegue la nota, legato «alla sperequazione di potere tra uomo e donna e a modelli sociali e di relazione segnati da un patriarcato che ancora persiste».

Ma il governo, segnalano, «il primo guidato da una premier, Giorgia Meloni», ripropone invece «modelli sociali e familiari obsoleti e maschilisti». E chiedono quindi di affiancare a questo ddl «anche le nostre proposte sull’educazione all'affettività e al rispetto della diversità di genere». Perché, concludono, non basta il diritto penale.

Dello stesso avviso è la capogruppo di Avs alla Camera Luana Zanella, secondo cui il femminicidio è «una sorta di atto dovuto» per la capogruppo di Avs alla Camera Luana Zanella. Occorre però sottolineare, prosegue, che «la vita delle donne si salva prevenendo l’atto di violenza, prima ancora che reprimendo il gesto».

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