Piscitelli voleva incontrare il leader leghista. Lo ha avvicinato a Pescara a maggio 2019. Un evento di cui parla con Signorelli, l’ex portavoce di Lollobrigida dimessosi dopo la pubblicazione delle chat antisemite con il narcos. Alle nostre domande sull’incontro, lo staff del ministro dei Trasporti ha fatto sapere che Salvini non lo ha mai conosciuto, non si è accorto della foto e che non è intervenuto sui funerali
Nove maggio 2019. Alla guida dell'esecutivo c'è Giuseppe Conte e al ministero dell'Interno c'è Matteo Salvini che ha sottoscritto un patto con il M5s per il governo del paese. Manca poco alle elezioni europee e il leader leghista, che da ministro ferma navi con disperati a bordo, è in modalità trottola, gira sagre, feste di paese, incontra gente, scatta selfie e stringe mani. In mezzo a selfie e mani c’è un incrocio inconsapevole.
Sotto al palco in terra abruzzese, in mezzo a simpatizzanti ed elettori, c'è Fabrizio Piscitelli, di mestiere narcotrafficante e, quando gioca l'amata Lazio, anche ultrà, leader degli irriducibili, miscela di passione, ma anche di violenza, spaccio ed estremismo nero. Che ci fa Piscitelli lì sotto in attesa del ministro dell'Interno?
La sua presenza emerge dalla chat tra Paolo Signorelli, nipote dell'omonimo fondatore di ordine nuovo, e Diabolik. La pubblicazione di un estratto di quella chat, con odio contro gli ebrei e felicitazioni per l'assoluzione di un criminale del calibro di Elvis Demce, ha costretto nei giorni scorsi Signorelli alle dimissioni da portavoce del ministro Francesco Lollobrigida, che ha salutato il suo addio ricordando che lui ogni settimana si reca in chiesa. A leggere quella chat sputano elementi inediti, che Domani può rivelare. Partiamo dal viaggio di Diabolik a Montesilvano.
Cosa era successo nei mesi precedenti? Nel dicembre 2018 Matteo Salvini, allora ministro dell'Interno, decide di celebrare i 50 anni del tifo rossonero e in una foto viene immortalato con Luca Lucci, uno degli ultrà del Milan. Lucci aveva precedenti per droga ed era stato protagonista di un'aggressione a un tifoso dell'Inter, Virgilio Motta, al quale con un pugno Lucci aveva spappolato un occhio.
Era il 2009 e Motta, padre di una bimba e persona perbene, si è suicidato tre anni dopo. Salvini giustifica quella foto prima ricordando che in curva ci sono «molte brave persone, magari qualcuno con problemi in passato», poi cambia rotta e spiega: «Era la prima volta che lo incontravo, ogni giorno faccio foto con centinaia di persone, ovviamente non chiedo alle centinaia di persone che mi fermano a feste, incontri, cene o in strada, il certificato penale».
Caso chiuso. Ma Piscitelli, leader indiscusso degli irriducibili della Lazio e amico di Lucci, coglie l'occasione per un invito pubblico al ministro: «Magari lo potessimo incontrare, gli potremmo raccontare tutte le problematicità che incontriamo e tutta la repressione che subiamo qui a Roma da anni, quale nessuna altra curva ultras. Però che sia chiaro anche qui sarebbe in mezzo a pregiudicati e indagati», dichiara Piscitelli che chiede l’abolizione dei Daspo, i provvedimenti che servono a tenere i violenti fuori dagli stadi.
La gita a Pescara
Il narco-ultrà Piscitelli non demorde e il nove maggio segna nella sua agenda due appunti: Pescara e Nano, parola quest'ultima accompagnata da cifre e conti (forse un riferimento agli affari con Arben Zogu, trafficante e ultrà, ribattezzato così dagli amici). Ma perché Pescara? Per capirlo bisogna leggere la chat tra Signorelli e Diabolik e tornare a quel nove maggio. Piscitelli manda una foto di Salvini a pochi metri da lui mentre l'allora ministro, ignaro dello scatto, salutava i presenti.
Un'altra, invece, è di Salvini, ancor più vicino, che stringe una mano con Diabolik che immortala il momento. Signorelli scrive: «Ma Salvini», e poi un altro messaggio: «Sta con te?». Diabolik risponde: «Sì», e qualche decina di minuti dopo continua: «Andato via». Quella sera Salvini aveva individuato il nuovo pericolo per l'Europa: «Vi chiedo una mano per andare a battagliare a Bruxelles, per evitare di lasciare ai nostri figli un futuro da califfato islamico». A sostenerlo c’era anche il narco-ultrà.
Nella chat tra Piscitelli e Signorelli si parlava diffusamente anche di musulmani e Islam, l'odio era il tono prevalente delle loro conversazioni.
I funerali
Tre mesi dopo Piscitelli viene ucciso, il 7 agosto 2019, da un colpo di pistola alla nuca nel territorio del boss Michele Senese, il capo clan che aveva battezzato al crimine Diabolik, spesso chi benedice si preoccupa anche di maledire. In quelle ore si registra l'unico intervento del ministro dell'Interno. «Nessun criminale può sperare nell'impunità. Sono convinto che la professionalità di forze dell'ordine e inquirenti risolveranno il caso», dice Salvini.
Al tribunale di Roma è in corso il processo a carico del presunto killer, Esteban Calderon, ma sui mandanti siamo ancora alla fase delle indagini preliminari. Proprio nel dibattimento sono stati depositati i telefoni di Diabolik e al centro di una contesa giuridica sull’utilizzabilità delle chat. Ma che succede dopo l'uccisione di Piscitelli?
Il questore di Roma, Carmine Esposito, dispone i funerali privati da celebrarsi alle sei del mattino, ma la famiglia del narco-ultrà si oppone. In quei giorni intervengono, come già raccontato da Domani, l'allora capogruppo di Fdi, Francesco Lollobrigida, chiedendo funerali pubblici e con un commento, sotto un post di Ginevra Piscitelli, l'allora senatrice Isabella Rauti, oggi sottosegretaria alla Difesa, per esprimere solidarietà umana alla figlia del boss.
E Salvini, il ministro dell'Interno che fermava le navi con i disperati a bordo? Niente, i familiari di Diabolik scrivono anche a lui senza ricevere risposta, ma riescono a ottenere due incontri in questura e alla fine lo svolgimento di funerali pubblici che si trasformano in una celebrazione del narco-ultrà con fumogeni e saluti romani.
Dallo staff dell’attuale vicepremier hanno spiegato che il ministro non ha mai conosciuto Diabolik, non si è mai accorto di alcuna fotografia, non è mai intervenuto sui funerali. I funerali dell'irriducibile al quale ha partecipato anche Luca Lucci, quello dell’occhio spappolato e dello scatto con Salvini.
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