La ministra cercava così di contrastare un gruppo di piccoli azionisti che puntava a eleggere un proprio rappresentante in cda. L’imprenditore milanese, vicino alla famiglia La Russa, nel 2022 prese il controllo del gruppo e nell’agosto scorso è morto suicida
Il capitolo più oscuro e misterioso dell’indagine sulla ministra del Turismo Daniela Santanchè riguarda il ruolo di Luca Ruffino, il patron della società quotata Sif Italia che corse in soccorso delle disastrate aziende della galassia Visibilia. Oscuro perché nell’agosto scorso, in piena indagine, Ruffino sì è ucciso con un colpo di pistola. Misterioso, invece, perché non è mai stato chiaro che cosa abbia spinto l’imprenditore a entrare in un gruppo in grave difficoltà. Ora, però, c’è un documento, letto da Domani, agli atti dell’indagine sulla ministra, accusata di falso in bilancio e truffa ai danni dello stato, che aiuta a capire i motivi dell’intervento di Ruffino.
A illuminare la vicenda sono le dichiarazioni ai pm di Federica Bottiglione, una manager del gruppo Visibilia che ha ricoperto a lungo un ruolo delicato. Era Bottiglione, infatti, a gestire le comunicazione della società a Borsa e Consob. La stessa Bottiglione è poi diventata suo malgrado l’antagonista di Santanchè, quando ha denunciato di aver continuato a lavorare tra il 2020 e il 2021 anche quando era in cassa integrazione.
Arriva Ruffino
Il racconto di Bottiglione permette di ricostruire l’ingresso di Ruffino nel capitale di Visibilia, nella primavera del 2020. All’epoca, Santanchè e Kunz cercavano di contrastare i piccoli azionisti guidati da Giuseppe Zeno, gli stessi che presenteranno l’esposto da cui è partita l’inchiesta della procura di Milano. Zeno era «un azionista di minoranza particolarmente accanito per le proprie posizioni contrarie alla gestione della maggioranza», ha detto Bottiglione, che ai magistrati ha aggiunto di «averlo appreso direttamente dai colloqui e dalle disposizioni dagli stessi (Santanchè e Kunz, ndr) a me impartite».
La manager è rimasta colpita dall’attivismo della ministra: «La senatrice Santanchè mi chiese, ricordo bene eravamo in Senato, di contattare l’azionista Ruffino, fornendomi di quest’ultimo il cellulare personale, chiedendomi di domandargli di formalizzare la sua partecipazione all’assemblea». Bottiglione ha definito tale sollecitazione della politica «quantomeno inopportuna e inconsueta non essendo logico che Visibilia Editore Spa si dovesse occupare delle procedure di accreditamento di azionisti esterni».
Lista alleata
Quindi perché Santanchè avrebbe chiesto di farlo? «Ritengo che la strategia adottata dalla società fosse quella di evitare che Zeno riuscisse a intestarsi la titolarità della lista di minoranza riuscendo in tal modo a far eleggere un proprio consigliere.
La mia ipotesi è supportata dalle richieste ricevute di sollecitare l’azionista Ruffino, ritengo che Santanchè e Kunz avessero chiesto a Ruffino di il favore di presentarsi in assemblea con una lista solo apparentemente indipendente, in quanto di fatto ispirata dalla maggioranza. Ruffino non indicò alcun nominativo nella lista da lui presieduta, addirittura Kunz mi chiese di poter dare il mio nominativo. Gli feci notare che io ero dipendente e che la cosa sarebbe stata inopportuna. Kunz allora mi chiese di individuare un altro nome e di farlo in fretta. Così diedi il nome del mio compagno, una scelta infelice dettata dall’insistenza di Kunz».
Le parole di Bottiglione alimentano i sospetti di un “soccorso nero” per la società della ministra: Ruffino era legato al mondo di Marco Osnato, parlamentare Fdi e genero di Romano La Russa, fratello del presidente del Senato.
Due anni più tardi, a indagine in corso, Ruffino diventerà il socio di maggioranza di Visibilia editore, sostituendo Santanchè. «Nessun favore», disse all’epoca. E anche dall’entourage della ministra hanno sempre sostenuto che quella di Ruffino è stata una scelta fatta in autonomia senza alcuna pressione da parte della politica. Una versione dei fatti che non coincide con quella fornita ai pm da Bottiglione.
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