La notizia è arrivata sulla nave di Emergency questa mattina grazie alla rassegna stampa quotidiana che sveglia ogni giorno tutto il team. Il comandante della Life Support Domenico Pugliese all’idea che i salvataggi possano essere coordinati da Tripoli non ha incertezze: i migranti in Libia non possono essere sbarcati. Il racconto della partenza dal porto di Siracusa e della prima giornata in mare
«No, noi in Libia non ci andremo. I naufraghi lì non li facciamo sbarcare questo è sicuro». Così, Domenico Pugliese, il comandate della Life Support, la nave di Emergency di ricerca e soccorso, appena partita per la sua 25° missione nel Mediterraneo centrale, commenta a caldo la notizia che per la fine di ottobre, a Tripoli, potrebbe essere operativo un nuovo centro di coordinamento e salvataggio marittimo (Mrcc), guidato dalla Guardia costiera libica, in grado di aumentare il coordinamento tra le autorità marittime dello stato del Nordafrica.
Come riporta IrpiMedia, il centro finanziato dall’Unione europea, attraverso un progetto che ha come primo partner l’Italia, permetterebbe alla Libia di avere tutte le carte in regola per prendere posto tra i Paesi che si occupano di salvataggi nel Mediterraneo. Con il rischio che quando il centro libico entrerà in funzione, potrebbero essere le autorità di Tripoli a decidere sul porto di sbarco dei naufraghi salvati in mare, nelle acque Sar di loro competenza. E potrebbero anche decidere di assegnarlo in Libia?
Un tema caldo e complesso in cui diritto e politica si avvicinano fino a toccarsi, perché porto sicuro e porto di sbarco dovrebbero coincidere. Ma che non può pesare sulle spalle di persone che già scappano da sofferenza, guerre e violenza. Come chiarisce infatti Pugliese, «la Libia non è un porto sicuro», non lo è per l’Italia, non lo è per l’Unione europea. Far sbarcare i migranti lì sarebbe a tutti gli effetti una violazione del diritto internazionale, indipendentemente dall’operatività del Mrcc di Tripoli.
Ecco perché neppure la stanchezza al termine della prima lunga giornata di navigazione, fa esitare il comandante nella risposta, netta e senza remore a proposito della notizia sul nuovo centro di coordinamento delle soccorso marittimo in Libia, che a bordo della Life Support è arrivata questa mattina, grazie alla rassegna stampa quotidiana che ogni giorno sveglia il team di Emergency: una lista dei più importanti fatti dal mondo, tutti a tema migranti e Nordafrica, per aggiornare l’equipaggio sugli eventi che potrebbero alterare i flussi delle partenze da Libia e Tunisia. E affinché il coordinamento con le altre ong sia il più efficace possibile, con l’obiettivo di salvare ogni vita in mare.
«Ocean viking sta pattugliando l’area Sar 2, si sono mossi verso ovest rispetto a ieri. La nave Solitarie si trova vicino Malta, la Humanity 1 ha fatto sbarcare il suo unico passeggero soccorso ieri a Porto Empedocle. Mentre la rete di volontari Alarm Phone segnala un’imbarcazione in difficoltà partita dalla Libia, probabilmente da Tobruk, in direzione di Creta», ribadisce infatti Florent Cruciani, 31 anni, francese di Marsiglia, uno dei soccorritori di Emergency formato per aiutare i naufraghi in mare, durante il primo meeting generale della giornata. Alle 9, quando subito dopo la colazione, tutta la squadra della Life Support si incontra nella dayroom per fare il punto sul programma, per dividersi i compiti e organizzare il da farsi.
«Prima di iniziare la discesa verso sud resteremo qualche ora riparati dalla coste della Sicilia per le ultime esercitazioni in acqua», annuncia Jonhatan Nanì La Terra, capo del team di soccorso della nave. Poco dopo tutto è pronto per la riproduzione del salvataggio in mare, i rhib sono in acqua, i salvagenti a portata di mano per essere lanciati, i centifloat, lunghi tubi galleggianti, gonfi per permettere ai migranti di aggrapparsi e non annegare. Il team è in grado di vestirsi e indossare tutti i dispositivi di sicurezza necessari per il soccorso in meno di cinque minuti.
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